La Nuova Sardegna

Olbia

Alla Sacra Famiglia

Olbia, addio pontili a Mogadiscio: la Marina verso lo sgombero

di Dario Budroni

	Il cantiere dell'Iti, con la pista ciclabile, di fronte alla Marina (foto di Vanna Sanna)
Il cantiere dell'Iti, con la pista ciclabile, di fronte alla Marina (foto di Vanna Sanna)

Il Consiglio di Stato: sicurezza a rischio nel cantiere del progetto Iti

11 ottobre 2024
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Olbia. I quattro pontili di legno sembrano ormai avere i giorni contati. Dopo mesi di braccio di ferro la Marina della Sacra Famiglia naviga ora sulla rotta dello sgombero. Sarà praticamente questo l’effetto dell’ordinanza del Consiglio di Stato, che si è appena pronunciato su un ricorso presentato dall’Autorità di sistema portuale e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti proprio contro la piccola marina che, da anni, ha come base la spiaggia di Mogadiscio. Un angolo di golfo dove il Comune sta realizzando alcuni degli interventi di riqualificazione previsti dal progetto Iti: un parco sul mare con chioschi, pista ciclabile, aree fitness e skate park. La storia è complessa e composta da più capitoli, ma in questo caso il Consiglio di Stato ha accolto l’appello cautelare perché, in sostanza, si ritiene che la presenza della Marina – con i suoi pontili – interferisca con i lavori in corso del progetto Iti, creando anche dei problemi dal punto di vista della sicurezza. Una mazzata per i 140 soci della Marina della Sacra Famiglia. Tutti proprietari di piccole imbarcazioni – tra cui anche alcuni pescatori – che adesso si ritroveranno improvvisamente senza ormeggio.

La storia. Quella della Sacra Famiglia è una marina popolare. Nata nel 2015 con l’obiettivo di rimettere ordine nella zona di Mogadiscio, si è poi trovata al centro del cantiere dell’Iti. Il Comune, come ribadito in passato dal sindaco Settimo Nizzi, punta a liberare l’intera linea di costa di Mogadiscio da ogni imbarcazione. Il primo cittadino si era poi reso disponibile a trovare una nuova sistemazione, in futuro. Così il Comune aveva chiesto all’Authority di non rinnovare le concessioni demaniali alle attività presenti nel quartiere della Sacra Famiglia. C’è chi ha già dovuto fare le valigie, come lo storico cantiere Moro. La Marina, invece, si era appellata al Tar, sostenendo di non intralciare in alcun modo il progetto di riqualificazione del Comune. Il Tar, ad aprile, aveva accolto il ricorso e fissato l’udienza a febbraio. Nel frattempo, però, l’Autorità di sistema portuale si era nuovamente rivolta al Tar, ponendo stavolta alcune questioni legate alla sicurezza. Ma dopo un’ordinanza del tribunale amministrativo nel mese di luglio, l’Authority si è rivolta al Consiglio di Stato, che ha accolto l’appello. Nella ordinanza appena emessa, in un passaggio si fa un chiaro riferimento alle «esigenze di sicurezza inerenti ai citati lavori, per le possibile interferenze tra i lavori stessi e l’accesso all’area (già) assentita in concessione all’associazione appellata». La Marina – assistita dai legali Stefano Ballero, Gianluca Filigheddu e Antonio Fois – sarà dunque chiamata a togliere i suoi pontili.

Il braccio di ferro. Più volte la Marina nel corso dei mesi ha fatto sentire la sua voce, ribadendo di aver tra l’altro investito nell’area centinaia di migliaia di euro. L’ordinanza del Consiglio di Stato riguarda ora la sicurezza, ma in realtà è da un pezzo che il braccio di ferro si basa su altro. E cioè sulla volontà del Comune di liberare la linea di costa di Mogadiscio dalle imbarcazioni. I soci della Marina, ormai tra i pochi rappresentanti della tradizione marinara popolare, chiedono uno spazio da dove poter continuare a vivere il golfo.

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