Olbia, il re delle forbici ha 87 anni: «Mi chiedevano i tagli alla Beatles»
Parla lo storico barbiere Mario Deiana: «Cominciai con mio padre, era il 1952. Ho tagliato i capelli a quattro generazioni di olbiesi»
Olbia. Tutto racconta una storia. L’edificio in via Cavour, le foto della città appese alle pareti, gli arredi color legno e verde salvia, lo sgabellino per i bambini, dove «ora non vogliono più sedersi perché li fa sentire piccoli», i grandi diffusori d’epoca per la permanente maschile. Ma, più di tutto il resto, la storia ha la voce di Mario Deiana, 87 anni, istivinzu Bujau, il barbiere della città, che dal suo saloncino all’angolo – l’unico rimasto con il mobilio classico in legno degli anni Cinquanta –, a un passo da piazza Regina Margherita, ha visto Olbia mutare in base alle richieste dei tempi.
Il saloncino. L’insegna è moderna e le tecniche e di taglio aggiornate: braccio destro di Mario e erede della sua arte, è il nipote Daniele Deiana, coiffeur del salone. Eppure, entrando, si fa letteralmente un tuffo nel passato. Con i quotidiani a disposizione dei clienti e la televisione accesa, sembra di essere in un circolino sociale, dove in tanti passano anche solo per fare due chiacchiere. Guardando in alto, poi, si ha accesso all’Olbia di una volta, attraverso le tantissime foto di un passato lontano, di cui Mario Deiana è appassionatissimo. «Noi siamo qui dal 1959 – racconta – l’8 dicembre festeggiamo 65 anni di attività in via Cavour, anche se mio padre Pasqualino aprì in piazza nel 1952. Vede, quella è proprio piazza Regina Margherita, mentre quello è corso Umberto I e ancora accanto c’è la foto del porto. Lo sa chi ha portato il piroscafo da Golfo Aranci? Giacomo Pala». Oltre che attraverso le foto d’epoca, però, Mario Deiana riesce a raccontare le pieghe che la storia ha preso anche attraverso le pieghe dei capelli, che, in qualche modo, sono lo specchio delle evoluzioni della società e, quindi, della moda, che inevitabilmente influenzano ciò che abbiamo in testa. E di teste Mario ne ha viste tante, sono quattro le generazioni di uomini a cui ha fatto barba e capelli: «Tuo nonno – dice rivolgendosi a un giovane cliente – si sedeva proprio in quello sgabello là».
I personaggi. Il saloncino, nella sua lunga vita, ha accolto la clientela più varia: «Qui sono passati in tanti. Ci sono stati Beppe Pisanu, il ministro degli Interni, e il famoso regista Michelangelo Antonioni. Abbiamo avuto anche un campione del mondo ‘38, Gino Colaussi, poi allenatore dell’Olbia. Un simpaticone, lui faceva un taglio classico». La clientela del saloncino Deiana, però, è molto variegata e tanti clienti sono fedeli da settant’anni. Una fedeltà oggi incentivata anche dalla mascotte, Macchia, un cagnolino che, come dice Mario, «è subito pronto a raccogliere nasi o orecchie quando cadono sul pavimento».
I tagli. «Ma tornando alle mode – continua –, certe tendenze ci sono sempre state, solo che una volta duravano di più, ora cambiano di settimana in settimana. Abbiamo tagliato i capelli agli hippy e abbiamo anche fatto i tagli “alla Marlon Brando” – molti chiedevano quello che aveva quando interpretò Giulio Cesare – oppure, sempre nel Novecento, abbiamo fatto i tagli “alla umberta”», cioè il taglio a spazzola portato da Umberto I di Savoia. Un taglio particolare era quello “alla Beatles”, che spopolava negli anni Sessanta, quando iniziava a manifestarsi lo scontro generazionale, e infatti «quello era una vera e propria conquista dei ragazzi nei confronti dei genitori». E dall’anteguerra, quando si imitava Rodolfo Valentino – «avere i capelli ricci era una condanna» – alle acconciature contemporanee, come quelle dei calciatori El Shaarawi e Dybala, sono cambiate anche le tecniche di taglio: «Adesso tutti vogliono capelli più comodi. Prima si lavorava con le forbici, ora la macchinetta può usarla chiunque. Il taglio, quello vero, serviva a modellare la testa, anche per nascondere i difetti». Ma bando alle ciance, forbici in mano, pronto ad accomodarsi sulla morbida poltrona in pelle verde, è appena entrato un cliente affezionato, su cui continuare ad applicare i segreti del vecchio mestiere.