Ecco chi è il primo maestro di padel nell’isola e ora coach sui campi di Dubai
L’olbiese aprirà un centro ai piedi del maestoso Burj Khalifa: «Creerò qui una vera accademia»
Olbia Dalla Sardegna a Dubai con un obiettivo preciso: aprire, ai piedi del Burj Khalifa, la prima accademia di padel italiana. Giovanni Derosas, 50 anni, olbiese, con un passato nel tennis, è stato il primo maestro di padel dell’isola e tra primi 5 in Italia «quando la Federazione Italiana Tennis non era ancora diventata Fitp. Il mio presente? Sino a maggio rimarrò a Dubai e quando qui le temperature cominceranno a diventare proibitive tornerò a lavorare a Olbia e in Costa Smeralda. Senza però smettere di pensare al mio progetto che conto di concretizzare tra un anno».
La storia Era il 2015 quando Giovanni Derosas portò il padel in Sardegna. «I primi 4 campi nacquero al Geovillage - ricorda -, poi nel 2019 ne venne realizzato uno a Cagliari. Dopo il Covid questo sport è esploso ovunque e sono nati nuovi campi in ogni angolo dell’isola. Io ho continuato a fare il maestro nel nord est della Sardegna e poi ho avuto la possibilità di conoscere un uomo d’affari straniero che mi ha proposto di andare a Dubai per diventare il suo coach personale. Ho così cominciato questa nuova ed entusiasmante avventura allargando però i miei orizzonti. Faccio lezioni a persone di tutto il mondo che vengono qui in vacanza, ma anche a tanti arabi davvero appassionati. Sì, qui a Dubai ci sono anche altri istruttori argentini, spagnoli e francesi ma io sono l’unico maestro italiano che intende realizzare un grande centro sportivo».
Il progetto «Innanzitutto sto cercando la giusta location - prosegue Giovanni Derosas -: qui ci sono molti capannoni in disuso che possono essere completamente trasformati: l’idea è quella di creare otto campi. Questo vuol dire otto maestri. Con me, adesso, c’è mio figlio Gabriele e con la sua collaborazione cercheremo di concretizzare l’intero progetto nel 2026. Un centro nel quale, oltre al padel, ci sarà una spa, una palestra, una zona per la ristorazione e un’intera aerea dedicata ai bambini. Quindi si creeranno nuovi posti di lavoro e spero che possano decidere di trasferirsi qui altri giovani sardi».
Ma come si vive a Dubai? «Bene. È una città sicura, con telecamere in ogni angolo, dove tutti rispettano le regole. Sapevo della rigidità di questo paese ma non immaginavo che prima del mio arrivo dovessi presentare anche il referto di una radiografia toracica, oltre a tutti i risultati delle analisi del sangue. Se ho fatto qualche nuova amicizia? C’è una bella comunità di italiani e con alcuni si è creato un buon legame. Ma in questo momento la maggior parte del mio tempo la dedico al lavoro pensando soprattutto a ciò che voglio creare».