La Nuova Sardegna

Olbia

Il processo

L’orafo ucciso dal figlio: in aula Sofia, ex fidanzata di Michele Fresi


	L'orafo Giovanni Fresi: fu ucciso dal figlio il 28 dicembre del 2023
L'orafo Giovanni Fresi: fu ucciso dal figlio il 28 dicembre del 2023

Il delitto ad Arzachena, in Corte d’Assise il racconto della ragazza. Era stata colpita con una mazza

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Arzachena Riprende oggi 21 gennaio in corte d’assise il processo che vede imputato per omicidio aggravato Michele Fresi, il 28enne di Arzachena accusato di aver colpito a morte con una mazza in legno suo padre Giovanni, orafo, mentre era in preda agli effetti di acidi e cocaina. Tra i testimoni citati dal pubblico ministero, l’ex fidanzata del 28enne, Sofia Maria Vasiliu, che è anche parte civile nel processo.

La ragazza era stata la prima ad essere colpita con la mazza dal giovane che le aveva sferrato alcuni colpi al viso, provocandole profonde ferite e fratture. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avevano assunto droga insieme mentre si trovavano nell’abitazione del giovane, in via Adua 10. Poi, lui, improvvisamente aveva afferrato la mazza e l’aveva colpita. Sofia Maria Vasiliu era stata trovata per strada, sanguinante, da alcuni passanti che avevano chiesto l’intervento dell’ambulanza del 118 e dei carabinieri. La giovane si è costituita parte civile con l’avvocato Giampaolo Murrighile.

Il delitto  Il 28 dicembre 2023 Michele Fresi, dopo aver vagato da un locale all’altro scalzo e a petto nudo, in preda alle allucinazioni, aveva colpito più volte alla testa con una mazza in legno che aveva in casa, suo padre, Giovanni Fresi, che era andato a recuperarlo per strada, come aveva fatto tante altre volte. L’orafo era stato ritrovato da un nipote accasciato sul marciapiede, in una pozza di sangue, in via Ruzittu, all’incrocio con via Adua, poco distante dall’abitazione del figlio. Era morto due ore dopo in ospedale. Prima di aggredire il padre, Michele si era avventato sulla fidanzata che era casa con lui. Il giovane che vagava per le vie del centro agitando la mazza e urlando frasi senza senso in cui parlava di alieni, era stato, poi, raggiunto da due carabinieri che, nel tentativo di fermarlo e disarmarlo, erano stati anche loro aggrediti e feriti. Michele Fresi da quel giorno si trova in carcere. È difeso dall’avvocato Pierfranco Tirotto. (t.s.)

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