Il cetaceo spiaggiato a Coluccia forse morto di malattia
Santa Teresa, lo scheletro della balenottera comune sarà esposto per fini educativi
Santa Teresa È stata trovata spiaggiata un paio di giorni fa. La Capitaneria di Porto di La Maddalena, nella zona di Coluccia, a Santa Teresa Gallura, si è imbattuta nella carcassa di un grosso cetaceo. Una balenottera comune femmina, per la precisione, di 8 tonnellate, lunga 12 metri. La specie è stata classificata dagli operatori dell’Area marina protetta di Capo Testa-Punta Falcone dopo un primo sopralluogo, che ne ha decretato anche il buono stato di conservazione. Trasportata per il suo ultimo viaggio via mare fino al porto di Santa Teresa, ieri, 24 gennaio, è stata oggetto delle analisi necroscopiche degli esperti dell’Università di Padova, che ne accerteranno le cause della morte. Un evento che riporta alla mente il caso di Cala Romantica, a Porto Cervo, dove quasi sei anni fa un esemplare femmina incinta di capodoglio era morto a causa dei 22 chili di rifiuti che aveva nello stomaco.
A Coluccia. Sono stati due giorni impegnativi per gli operatori dell’Amp di Capotesta-Punta Falcone. «Abbiamo impiegato cinque ore per trasportarla in porto. A rendere difficili le operazioni anche le onde di 1,5 metri del mare in burrasca. Il giorno dopo, invece, l’abbiamo caricata su un camion e trasportata via terra per le indagini necroscopiche». Tuttavia, grazie alla sinergia tra tutti i soggetti coinvolti, come il proprietario di Coluccia, la Silene Multiservizi, la Asl di Olbia e l’istituto zooprofilattico di Sassari, le operazioni sono state molto veloci. A raccontarlo è Yuri Donno, il direttore dell’Amp. «Ancora non abbiamo i dati definitivi, ma si ipotizza che l’esemplare sia morto di malattia. Aveva anche partorito recentemente, ma non c’erano feti». La balenottera è stata poi interrata. «La riesumeremo tra circa sei mesi – spiega Donno – e utilizzeremo il suo scheletro a scopo educativo e per campagne di sensibilizzazione».
Il precedente. Una rete da pesca, un sacco della spazzatura, un pezzo di tubo, piatti di plastica e altri oggetti non più riconoscibili. Questo è ciò che nel 2019 fu trovato nello stomaco dell’esemplare di capodoglio femmina lungo 8 metri. Le immagini della carcassa che fu recuperata dai vigili del fuoco fece il giro del mondo e divenne il simbolo delle campagne di sensibilizzazione contro l’inquinamento e protezione dei mari e infatti continua a vivere: il suo scheletro, insieme ai rifiuti che aveva nello stomaco, è esposto al Cea di La Maddalena.