Olbia, il Red Lyon compie 20 anni: «Noi la prima steak house della città»
Nelle due sale e in cucina ci sono sempre Mirella Asara e Franco Delogu
Olbia Sulle pareti è raccontata parte della sua storia, difficile da concentrare, fatta di esperienza di vita e di lavoro, di accoglienza, di buona cucina, di luoghi e di memorabili feste di Carnevale. Ma soprattutto una storia fatta di persone e di affetto reciproco, quello che c’è tra Mirella Asara e Franco Delogu, i titolari del Red Lyon, pub irlandese e steak house di Olbia, e i loro clienti che da 20 anni riempiono le due sale del locale.
Nel febbraio del 2005, infatti, il Red lyon ha aperto per la prima volta le sue porte alla città, anche rivoluzionandone le abitudini mondane. E così, tra tante difficoltà come quelle causate dall’alluvione del 2013, e tanti sacrifici, il locale, anche grazie al proprio staff, è riuscito a spegnere venti candeline. Il legno domina l’ambiente che, illuminato da una luce soffusa, è caldo e famigliare. A richiamare l’Irlanda, però, oltre alle piccole fatine accomodate dietro al bancone, due grandi pitture, la Guinnes, i whisky e la carne. Una proposta che col tempo si è ampliata fino ad abbracciare tante altre località del mondo, sia nel cibo che nel vino che nella birra.
Protagonista indiscussa è, però, rimasta la carne. E infatti, in bella mostra, in una luminosa e fornita vetrina, ce ne sono diversi tagli. «Siamo stati la prima steak house di Olbia – spiegano Mirella e Franco, coppia nel lavoro e nella vita – e da allora è stata un ricerca continua dei prodotti migliori e delle nuove tendenze a livello internazionale». E così, insieme alla Fiorentina si trova la carne giapponese di Kobe, la spagnola Rubia Gallega o ancora la Tomahawk, che tanto ricorda l’ascia di un nativo americano. Ma la scelta è molto più vasta.
L’addetto alla griglia è Franco. «Il griglista sono io – dice provocando la compagna – perché Mirella in sala non mi vuole. Prima perché ero giovane e bello, ora perché è meglio non vedermi». Dalla cucina, però, Franco Delogu esce per salutare e fare due chiacchiere con la sua affezionata clientela. «Ci piace mantenere il contatto con le persone – racconta – ora vengono a cena i figli cresciuti di vecchi clienti che portano a loro volta i loro figli». Un affetto che arriva fino all’alta Gallura e che in estate coinvolge anche i turisti. «Molti di quelli che vengono da fuori arrivano anche da Calangianus, Arzachena, Porto Cervo». E quindi a funzionare, oltre alla cucina e alla proposta di vino e birra, è soprattutto l’accoglienza e il modo di essere di Mirella e Franco. «Per molte persone, soprattutto all’inizio, siamo stati un luogo sicuro, dove si sentivano protette», conclude Mirella, consapevole di esser parte della storia della città.