I piccoli negozi chiudono, le città cambiano: il racconto di chi resiste – VIDEO
A Olbia e Sassari sempre più saracinesche abbassate, ma c’è anche chi da mezzo secolo resta dietro il bancone
Sassari Una passeggiata nei centri storici di Olbia e Sassari in cui si spengono sempre più insegne. Segno dei tempi che cambiano. I piccoli negozi muoiono di vecchiaia. E di asfissia. Stroncati dalla mancanza di ricambio generazionale, soffocati dai grandi colossi del commercio, dall’e commerce, dalle tasse, da centri storici a due velocità. Pimpanti e vitali d’estate, tristi e solitari nei mesi invernali.
Un recente studio fotografa in numeri questa realtà: in Sardegna per ogni nuova attività commerciale che prova a nascere, 3,5 chiudono per sempre. Uno tira giù la serranda, l’altro si arrende, un terzo smette di lottare.
Ma c’è anche chi resiste. Con coraggio, determinazione, caparbietà, inventiva. Abbiamo raccolto le loro testimonianze.
A Olbia, in corso Umberto, Antonella Meloni gestisce il negozio di abbigliamento Sonadora Nessuna ricetta magica per sopravvivere con un’attività tradizionale nel cuore della città sempre più turistico. «Si cerca di rimboccarsi le maniche, di trovare idee, novità e si conta principalmente e solo ed esclusivamente sull’estate, molte attività ormai aprono solo stagionalmente».
Betty Pileri, titolare della storica gioielleria nata nel 1968, nel corso Umberto di Olbia, conta sugli affezionati clienti e non nega le difficoltà.
A Sassari ci sono due storie simbolo del commercio di altri tempi, che resistono nella parte più vecchia della città. Quelle di Angela Delrio e Adelaide Sassu.
C’è poi il racconto del cuore di Concetta Perez. Il padre, di Cagliari, creò l’attività di famiglia nel 1952. Il negozio di abiti da sposa e per cerimonie è ancora lì, in corso Vittorio Emanuele. Una istituzione.