Bocciato il “Piano Spargi”: sull’isola non si può costruire
Il Tar ha respinto il ricorso di una società immobiliare. Regione e Parco avevano già detto no al progetto
La Maddalena Neanche un metro cubo sull’isola di Spargi. Il Tar ha respinto il ricorso della Spargi srl, una società specializzata nella locazione di beni immobili propri o in affitto. La società si era rivolta al tribunale amministrativo presentando ricorso contro le decisioni dell’assessorato regionale all’Ambiente e del Parco della Maddalena, che avevano espresso giudizio negativo sulla valutazione di incidenza in relazione al progetto di ampliamento di alcuni fabbricati a Spargi presentato dalla società omonima. La società risulta proprietaria di un’ampia porzione dell'isola, pari ad oltre 282 ettari su una superficie complessiva pari a circa 420 ettari. Soprattutto il Parco aveva espresso giudizio negativo in merito alla parte immobiliare, perché “il progetto in questione produrrebbe nel suo complesso dei rilevanti impatti sugli equilibri ecosistemici dell’isola”.
Spargi è indicata dal piano di gestione delle aree della Rete natura 2000 come sito di nidificazione di due specie di uccelli marini, particolarmente sensibili al disturbo antropico oltre che all’inquinamento luminoso, caratteristiche che determinano la loro necessità di nidificare in aree poco frequentate. L’aspetto della viabilità e dei conseguenti impatti, evidenziato dall’ente Parco, sarebbe poi di primaria importanza, perché la necessità di realizzare piste agevoli può portare alla frequentazione delle parti più interne dell’isola, oggi quasi inaccessibili. Il piano di gestione indica nella maggior parte dell’isola la presenza di macchia mediterranea, caratterizzata da un’alta vocazione faunistica per specie di rettili e uccelli.
Gli interventi, poi, insisterebbero su aree Sic e Zps, rendendoli suscettibili di generare rilevanti effetti negativi sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti. Il Tar ha deciso quindi di respingere il ricorso e con sentenza ha stabilito che l’isola di Spargi non ammette aumenti volumetrici in ragione del diniego espresso con la valutazione di incidenza ambientale, che è un procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano, programma, progetto, intervento od attività che possa avere incidenze significative su un sito della Rete natura 2000, qualificabile come Zona speciale di conservazione o di protezione speciale , tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso e in rapporto al rischio di compromissione della sua integrità.
La valutazione negativa è stata resa in ragione del rischio che l’intervento proposto, incrementando l’urbanizzazione e la presenza antropica sul territorio, possa comportare rilevanti effetti negativi sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti. Tale valutazione, quindi, in modo simile alla valutazione di impatto ambientale, è espressione dell'esercizio di discrezionalità tecnica, oltre che amministrativa, e si caratterizza quale giudizio funzionale all’apprezzamento degli interessi pubblici rispetto all'interesse all'esecuzione dell'opera.
Gli esiti di tale giudizio sono sindacabili da parte del giudice amministrativo soltanto nell'ipotesi in cui l'istruttoria sia mancata o sia stata svolta dall'amministrazione in modo inadeguato. Cosa che non sarebbe avvenuta in questo caso. L’iter del progetto della Spargi srl partì nel novembre 2014, quando la società presentò la richiesta per “l’ampliamento di fabbricati nell’isola di Spargi, nelle località Zanotto, Casa Natale e Punta Banditi”. Si trattava della “ristrutturazione e l’ampliamento ai fini produttivi e turistici di 5 fabbricati, attualmente allo stato di rudere o comunque non utilizzabili allo stato attuale, posizionamento di sistemi fotovoltaici, ripristino degli impianti idrico e fognario con realizzazione di sistemi a fanghi attivi e sistema disperdente”.