Dagli oltre 3 mila voti alle Regionali all’isolamento nel Pd. Ivana Russu parla di partito, Comunali e Nizzi
La consigliera comunale parla del suo anno da “tagliata fuori”, della giunta Todde e di una possibile candidatura a sindaca
Olbia Per un anno è rimasta quasi nell’ombra. Meno presenze in consiglio comunale, interventi ridotti all’osso, un malessere palese però mai gridato ai quattro venti. Ma ora Ivana Russu decide di parlare. E conferma tutto ciò che in questi ultimi mesi si è detto del suo rapporto con il partito. Lei stessa parla di un sentimento di «forte rammarico». All’orizzonte nessun addio al Pd, ma di sicuro un rapporto che non somiglia certo a una luna di miele. Una rottura che affonda le radici soprattutto nelle elezioni regionali di un anno fa, quando Ivana Russu ha messo insieme un tesoretto di 3.111 voti risultando la sesta più votata di tutto il Pd in Sardegna. Sulla base dei seggi previsti per ogni circoscrizione, Russu è però rimasta fuori dal consiglio regionale. Ma il nocciolo della questione è che rimasta fuori anche da tutto il resto: per lei nessun posto in giunta, in nessun ufficio, secondo lei nessun riconoscimento al suo contributo alla vittoria finale del Campo largo. Insomma, un anno da “tagliata fuori” che è presto diventato un caso. Così Ivana Russu, di tradizione comunista ma troppo giovane per votare Pci, capogruppo di Olbia democratica in consiglio comunale e con un passato da assessora ai tempi di Giovannelli, ora mette in fila riflessioni e anche sentimenti. Di sicuro nessuna intenzione di tirare del tutto i remi in barca. Alla domanda su una sua possibile candidatura a sindaca, per esempio, Ivana Russu, che alle comunali del 2021 è stata la terza più votata in città, risponde così: «Non ci si candida da soli, sono gli altri che ti devono candidare. Ma posso dire che c’è solo una cosa che mi accomuna al sindaco Settimo Nizzi: l’amore per Olbia. Questo glielo riconosco».
Ivana Russu, cosa è successo nell’ultimo anno?
«Dico subito che sono stata felicissima per la vittoria di Alessandra Todde, finalmente una donna governatrice. E dico anche che condivido il percorso della sua giunta. Ma non posso nascondere il fatto di non essermi sentita valorizzata dal mio partito. Ho provato un forte rammarico. Il partito, a Olbia, nella mia città, durante la campagna elettorale non mi ha sostenuto a pieno. E a livello regionale non ha preso in considerazione il fatto che sono stata la sesta più votata del Pd nell’isola. La gente, in Gallura, ha detto da chi vuole essere governata e di questo non si è tenuto conto. A parte ciò, per me la campagna elettorale delle regionali è stata bellissima. Mi sono candidata all’ultimo e, con le mie forze, ho ottenuto un risultato importante».
Tutta colpa delle correnti galluresi e regionali?
«Questo, in realtà, bisognerebbe chiederlo a loro».
Che rapporti ha con gli altri esponenti del Pd in Gallura?
«Mi sento legata per ragioni politiche e personali al gruppo in consiglio comunale. E vado d’accordo sia con il segretario cittadino che con la segretaria provinciale (Pietro Spano e Mariangela Marchio, ndr)».
In consiglio comunale nascerà il gruppo unico del Pd. Sarà ancora capogruppo?
«Mi è stato chiesto e a breve scioglierò la riserva. Di sicuro è importante crearlo, perché il partito deve continuare a rafforzarsi. C’è un grande bisogno di Pd, soprattutto in questo periodo segnato dai populismi».
Quindi nessun addio al partito.
«No, la segretaria è Elly Schlein. Io l’ho sostenuta e continuo a farlo. Anche in questi giorni per la questione del riarmo, condivido in pieno la sua linea».
Si dice che a Olbia l’opposizione sia poco incisiva.
«La verità è che il consiglio comunale è stato delegittimato. Ci si riunisce senza dibattito, agli interventi della minoranza non consegue quasi mai una risposta dei consiglieri del centrodestra. Stesso discorso quando interveniamo sulla stampa: la maggioranza non risponde. C’è una anestetizzazione scientifica della minoranza. Eppure noi le battaglie le abbiamo fatte, per esempio sulla sicurezza, sul regolamento delle insegne, sul disagio giovanile, sulla raccolta differenziata. Quando c’è stato bisogno, ci siamo stati».
Non salva nulla della giunta Nizzi?
«La maggioranza è molto brava a creare degli spot. Quindi bisogna cambiare la narrazione di questa amministrazione. La giunta si è anche trovata in un momento fortunato, tra fondi del Pnrr ed eredità dell’Iti. La città cambia, ma non per merito di Nizzi come si crede. Oggi si parla tanto di sostenibilità e di comunità energetica, ma non dimentichiamoci di quando il sindaco ha portato in consiglio comunale un imprenditore, quindi un privato, che voleva realizzare un deposito di Gnl a Cala Saccaia. Fu un atto gravissimo. Credo che, in generale, a Olbia si guardi più al business che alle esigenze degli olbiesi. Si parla molto anche di Olbia città ciclabile, ma in realtà non lo è: le piste non sono ancora collegate. E il lungomare, ricordiamolo, non lo ha certo voluto Nizzi. Ma ci sarebbe tanto altro da dire. Non si affronta il problema dell’emergenza abitativa, per esempio. O pensiamo alla portualità: avvalliamo un porto per i mega yacht e allo stesso tempo smantelliamo i pontili degli olbiesi, come accade alla Sacra Famiglia. I cittadini sembrano non avere più il diritto di un piccolo posto barca. Senza dimenticare ciò che è stato fatto agli imprenditori, tra imposte e regolamento delle insegne. E per non parlare poi della crisi del centro storico, che dopo l’estate diventa un deserto, e anche del fatto che a Olbia si punta soltanto sui grandi eventi, tra l’altro organizzati dai privati. Giusto che questo avvenga, ma anche il Comune dovrebbe fare la sua parte».
Lei, di recente, ha detto che ci sono assessori che lavorano e altri non classificati. Chi salva?
«Sicuramente Sabrina Serra. Non credo che abbia molte risorse a disposizione, ma con la Pubblica istruzione sta lavorando bene e con grande impegno. E poi Marco Balata, è riuscito a catalizzare tante iniziative di livello nazionale. Anche se vorrei che si occupasse di turismo anche in altro modo».
Si candiderà a sindaca?
«Non ci si candida da soli. Credo comunque che il centrodestra avrà più difficoltà di noi a trovare un suo candidato. Non hanno fatto crescere nessuno. E chi si candiderà, dovrà comunque fare i conti con Settimo Nizzi. Per quanto riguarda il terzo mandato, sono contraria: dieci anni di fila sono sufficienti per qualsiasi persona».