La Nuova Sardegna

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Il personaggio

Una vita sotto la bandiera a scacchi: Buddusò ricorda Clemente Biondetti

di Nino Muggianu
Una vita sotto la bandiera a scacchi: Buddusò ricorda Clemente Biondetti

Torna il memorial dedicato al leggendario pilota nato nel paese nel 1898

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Buddusò Manca ancora qualche dettaglio ma ormai tutto è pronto per la seconda edizione del memorial intitolato a Clemente Biondetti, nel settantesimo anniversario della sua scomparsa. Un raduno in ricordo del leggendario pilota nato a Buddusò, paese che, nella piazza principale, gli ha anche dedicato un grande murale. Nato il 18 agosto del 1898, Biondetti è stato uno dei più grandi piloti italiani del ventesimo secolo. «Duro come il granito», per il carattere tenace e resistente che lo ha sempre contraddistinto. Un tipo tosto, uno che ha saputo lasciare il segno nelle corse automobilistiche anche quando le sfide sembravano insormontabili. Uno dei pochi che ha saputo tener testa al mitico Tazio Nuvolari.

Un uomo destinato a scrivere pagine indimenticabili nella storia dell’automobilismo italiano. Vinse ben quattro volte la Mille Miglia e due volte la Targa Florio, spesso con mezzi tecnicamente inferiori rispetto ai rivali ma con una grinta e una determinazione che pochi potevano eguagliare. Il suo record di velocità di 135 chilometri orari fu battuto solo dopo 15 anni. La sua abilità meccanica e la sua passione per le corse lo hanno insomma reso una figura di riferimento nel motorsport italiano.

Una eredità, la sua, celebrata in più modi, anche con l’intitolazione delle curve 13 e 14 dell’autodromo del Mugello. A Firenze c’è una via porta il suo nome, privilegio che, dal punto di vista sportivo, è stato riservato unicamente a lui e al mito del ciclismo Gino Bartali. Due amici che nel periodo fascista si sono anche resi protagonisti di alcune scorribande, sempre in aiuto a chi era perseguitato dal regime. Una grande targa lo ricorda nella Fratta in provincia di Pisa, strada che è stata teatro delle sue epiche corse. Si dice, ma nulla è confermato, che anche Buddusò intitolerà il Loelle Arena al “suo” pilota scomparso il 24 febbraio del 1955 a Firenze.

Una figura, spesso avvolta da un’aura di discrezione, che merita di essere ricordata con la stessa intensità che animava il suo sguardo dietro il volante. Ed è con questo spirito che il suo paese natale si prepara a celebrarlo. Il raduno per auto e moto d’epoca che si terrà il prossimo mese di maggio è organizzato dal Comune e dalla Pro Loco di Buddusò, dalla Scuderia Clemente Biondetti e dal Club Alfa Romeo Olbia, di cui fa parte Antonello Panu, navigatore del pilota locale Francesco Marrone, che si sta occupando di mettere insieme tutti i dettagli della complessa organizzazione. «Ero venuto in Sardegna già dieci anni fa – racconta Stefano Biondetti, nipote di Clemente, che ha creato il Museo e la Scuderia Biondetti a Firenze – e avevo avuto un’accoglienza commovente anche perché ho rincontrato tanti parenti dei Biondetti che vivono ad Alà dei Sardi».

Tantissimi gli aneddoti che Stefano ha raccolto nel tempo sulla vita “spericolata” del pilota nato a Buddusò, oggi raccontati in due libri. In un incidente in moto, la sua prima passione, il pilota buddusoino aveva collezionato 24 fratture. Aveva costruito la Ferrari-Jaguar-Biondetti, l’unica Ferrari al mondo che ha corso un gran premio di Formula 1 con motore non Ferrari. «Ho trovato una foto che ritrae Clemente Biondetti – spiega il nipote – su una nave insieme ad altri piloti accanto a una Alfa Romeo Alfetta 158, nel retro della foto c’è scritto “Biondetti in viaggio per Tripoli”. Vinse la corsa ma fu fermato e retrocesso al secondo posto perché era comunista. Vinse la gara Ercole Borato, l’autista personale di Benito Mussolini».

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