La Nuova Sardegna

Olbia

La solidarietà

Raccolta di sangue record per aiutare il ragazzo ustionato a Monti

Raccolta di sangue record per aiutare il ragazzo ustionato a Monti

L’Avis: «Centinaia di donatori si sono presentati al centro trasfusionale di Olbia»

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Olbia Un’altra giornata di donazioni record al centro trasfusionale dell’ospedale Giovanni Paolo II. È l’eccellente risposta di civiltà all’appello per sostenere la degenza di Lorenzo, il ragazzino di Monti gravemente ustionato dopo l’esplosione di una bombola di gas qualche giorni fa.

«La comunità montina, ma tutta la Gallura in generale hanno dato prova di una generosità incredibile. E così centinaia di persone si sono presentate al Centro trasfusionale nella speranza di essere utili alla causa - racconta Gavino Murrighile, presidente dell’Avis Olbia -. E così che siamo stati testimoni di situazioni di grande umanità: prime donazioni a 50 anni, ragazze in lacrime per non aver potuto donare per insufficienza di peso o per una banale influenza. Come Avis abbiamo raddoppiato l’impegno aiutati anche da nuovi volontari: solamente in questo modo è stato possibile accogliere questa ondata di bellezza. Nel periodo pasquale abbiamo anche distribuito oltre 400 uova pasquali, oltre a mettere a disposizione una grande quantità di dolci realizzati dalle volontarie Avis Olbia».

« L’occasione - continua Murrighile – però impone una riflessione generale: ben vengano queste impennate emozionali e queste manifestazioni di civiltà, ma non dimentichiamoci mai che ogni giorno negli ospedali ci sono i “Lorenzo”, e sono tanti, e la loro vita è legata ad una sacca di sangue. Ci sono i talassemici che necessitano di costante somministrazione di sangue fresco, e ci sono le urgenze, che raggiungono picchi elevati nei periodi estivi, proprio nel periodo nel quale le donazioni registrano un calo fisiologico. Pertanto è fondamentale che questa sensibilità inizi a far parte del nostro patrimonio civico, solo così potremo raggiungere, la tanto agognata autosufficienza ematica e non manderemmo in sofferenza gli ospedali».

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