Benvenuti nel parco che non c’è: dopo 36 anni esiste solo sulla carta
Tempio, la legge che lo istituì sul Limbara fu approvata nel 1989, ma non è stata mai applicata
Tempio Fra pochi mesi saranno passati 36 anni dalla data di approvazione della legge regionale numero 31 del 7 giugno 1989 che aveva istituito, fra gli altri, anche il parco regionale del Monte Limbara. Uno degli ultimi provvedimenti della giunta guidata dal presidente sardista Mario Melis che di lì a qualche giorno avrebbe concluso il suo secondo mandato a guida della Regione autonoma della Sardegna. Ma di quel parco non è rimasto nulla, se non quella legge inapplicata e diversi cartelli sulla strada che ne riportano la dicitura, notati anche da alcuni turisti che di tanto in tanto chiedono informazioni ai residenti i più adulti rispondono che non si è mai realizzato, i più giovani non ne conoscono neanche l'esistenza. Episodi che si sono ripetuti anche nelle recenti festività pasquali e che riporta l'argomento nella attualità.
Il parco del Monte Limbara avrebbe dovuto coinvolgere l'intero massiccio granitico, diviso tra i comuni di Tempio, Calangianus e Oschiri, per la preservazione di flora e fauna endemiche, nonché degli spettacolari paesaggi geologici plasmati nella dura roccia granitica dai fenomeni di erosione. È recente, risalente al 2018 un primo tavolo tra i Comuni per l'avviamento del piano di gestione, poi interrotto. «Ora – dice il sindaco di Calangianus Fabio Albieri – è arrivato il momento di riprendere gli incontri in modo serio per realizzare un piano di gestione del Sic (Sito di interesse comunitario) Parco del Monte Limbara, per valorizzare quella che è una delle più importanti risorse economiche, ambientali e e paesaggistiche del nostro territorio. Ad oggi abbiamo i vincoli Sic, ma non ne possiamo cogliere le opportunità proprio per l'assenza del piano di gestione».
Il Parco del Monte Limbara aveva avuto anche un avvio agro-alimentare: per promuoverne l'istituzione era stata organizzata, grazie all'impegno di Paolo Careddu, prima come socio della Pro loco, già assessore e consigliere comunale di Tempio, una importante mostra allestita nelle sale del Teatro del Carmine in cui erano state esposte le tante produzioni già allora avviate in tutto il territorio che ruota attorno al massiccio. Era stata inoltre predisposta la recinzione di 16 ettari di territorio per le reintroduzione e il controllo di animali selvatici scomparsi dal Limbara, con la possibilità di un incremento fino ad oltre 80 ettari, approvata dal consiglio comunale di Tempio.
Non solo natura e produzione agroalimentare, la legge regionale infatti tutelava le aree naturali anche come sistemi storico-culturali e per il Limbara non poteva essere meno di questo: a partire dal suo nome che deriverebbe dal confine che i romani avrebbero tracciato per dividersi dagli indigeni Balari, sino all'ambientazione delle figure del folklore locale: dal bandito secentesco Balistreri, rifugiatosi sulla cima del monte, sino alla "Reula", la schiera di anime penitenti che giravano attorno alle pendici del massiccio.