Trovato il punto esatto in cui il torpediniere francese affondò: vietato avvicinarsi
La Capitaneria di porto di La Maddalena ha emesso una ordinanza con cui rende la zona off limits
La Maddalena Basta poco per far rivivere la storia del torpediniere francese Cassini, affondato nel 1917 nelle Bocche di Bonifacio dopo l’urto con una mina lasciata da un sottomarino tedesco. Ad esempio, basta il rapporto di localizzazione esatta del relitto, su un fondale di 73 metri a nord dell’isola di Razzoli, seguito dall’ordinanza della Capitaneria di porto di La Maddalena – firmata il 24 aprile dal comandante in seconda Claudio Signanini – che nel tratto di mare interessato dispone il divieto di ancoraggio, di pesca e di qualunque attività subacquea. Insomma, una ordinaria procedura di adeguamento delle limitazioni in base al rapporto di ritrovamento protocollato il 15 ottobre 2024 dalla società Fugro Germany marine di Brema – specializzata nella raccolta e nell’analisi di dati su qualunque cosa esista sulla terra e in mare – che ha comunicato la posizione aggiornata del relitto del posamine francese.
Oggi si parla di localizzazione esatta, ma l’avvistamento e la scoperta vera del Cassini risale al mese di giugno del 2014 ad opera dei sub dell’Orso diving di Poltu Quatu, ad Arzachena, specialisti della ricerca di navi affondate in guerra. Già allora si sapeva della presenza del relitto in quel tratto di mare, ma non si conosceva il punto esatto. E già allora, soprattutto, il direttore dell’Orso diving, Corrado Azzali, aveva notato la presenza di sub tedeschi specializzati e ben attrezzati per le ricerche a grandi profondità. Probabilmente i sub della Fugro Germany marine. Il Cassini fu costruito come incrociatore-torpediniere nel cantiere navale Forges & Chantiers de la Méditerranée, a Graville. Il varo il 5 giugno 1894, l’entrata in servizio nel gennaio 1895.
Durante la prima guerra mondiale l’unità venne impiegata dalla Marina francese nel Mediterraneo come posamine. Il 28 febbraio 1917, mentre posava mine nelle Bocche di Bonifacio, urtò un ordigno lasciato precedentemente da un sottomarino tedesco. Colpito a morte, il Cassini affondò rapidamente portando con sé il suo comandante, capitano di fregata Charles François Lacaze, e 106 membri dell'equipaggio. Nessun superstite. A Bonifacio è ben visibile una targa commemorativa dedicata alle vittime del Cassini e a quelle della nave da battaglia Danton.
Le circostanze del ritrovamento del relitto del Cassini erano state già raccontate a La Nuova Sardegna da Corrado Azzali, il “cacciatore di relitti” dell’Orso diving. «Intanto si sapeva che a nord di Razzoli c'era quel relitto – aveva raccontato al cronista Enrico Gaviano – ma avevamo solo un'idea approssimativa del punto esatto. Che nessun libro specializzato in materia conosceva ugualmente. Ma improvvisamente sono arrivati da noi dei sub tedeschi specializzati in immersioni a grandi profondità. Gente in gamba, che aveva già fatto delle escursioni sui relitti di cui è pieno il mare della costa gallurese, in particolare intorno all'arcipelago maddalenino. Insomma questi sub sapevano il punto esatto».
«Quando il nostro staff ha effettuato l'immersione – ancora il racconto di Azzali – magicamente sul fondale è comparso il Cassini. Inconfondibile la forma della prua, come si può evincere anche dalle foto d'epoca. Il posamine era poggiato sul fondale su un punto distante circa mezzo miglio rispetto a quello presunto. Dunque rintracciarlo senza quella indicazione sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio. Dopo alcuni giorni anche i tedeschi hanno effettuato la loro immersione assaporando la gioia del ritrovamento, storicamente rilevantissimo, della unità da guerra francese».