La verità è la moneta più preziosa e rara con cui tentare di risarcire le famiglie delle vittime. La verità è la cosa più complicata da far emergere dalle nebbie che hanno avvolto la Moby Prince. Anno dopo anno la verità è scolorita, è diventata sempre più difficile da scorgere intorno alla cortina di apparenza, versioni, commissioni, esperti, congetture, ricostruzioni.
La tragedia della Moby Prince in 30 anni è diventata un simbolo, non solo per le 140 vite portate via in una notte, ma anche perché è entrata dentro le nebbie di Stato. Quelle che avvolgono alcune vicende della storia italiana, una storia senza verità. Una commissione di inchiesta, diverse procure, investigazioni giornalistiche non hanno portato a una verità. L’ipotesi bomba a bordo del traghetto sostenuta da Onorato nella sua ultima intervista è solo l’ennesimo frammento di una tragedia che ha mille facce, ma non ha ancora una spiegazione razionale. Perché non ha ancora una verità. Quel 10 aprile del 1991 i 140 passeggeri morirono in modo atroce. Tutti radunati nel salone De Luxe, il più sicuro della nave. Tutti col giubbotto di salvataggio in attesa di soccorsi che non arrivarono mai. Morirono carbonizzati. Il traghetto nell’impatto con la petroliera Agip Abruzzo venne invaso da 300 tonnellate di petrolio greggio che trasformarono la nave in un immenso rogo. I fumi invasero l’impianto di condizionamento e molti dei passeggeri morirono intossicati. Ma l’origine di questo schianto, perché un traghetto all’uscita dal porto di Livorno sia andato a finire contro una petroliera è stata ingoiata dalle nebbie dei misteri di Stato.
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Le conclusioni dell’ultima commissione presieduta da Silvio Lai sono state trasmesse anche alla procura di Roma, e quella di Livorno ha aperto una nuova inchiesta. Azioni che fanno capire quanto ci sia bisogno di trovare una verità, quanto quella strage abbia bisogno di una spiegazione. L’errore umano, le ipotesi fantasiose, come la nebbia o una distrazione, come se una petroliera sulla rotta fosse un puntino invisibile, devono essere spazzate via. L’ipotesi lanciata da Onorato, di una bomba nel locale motori del traghetto, non è nuova. Era stata presa in esame ed era stata scartata. Difficile capire perché l’armatore riveli la sua verità dopo 30 anni, ed è difficile capire perché non lo abbia detto quando è stato sentito dai commissari e perché nessuno di loro gli abbia chiesto una cosa tanto banale. Le parole di Onorato, se trovassero una conferma potrebbero essere una svolta nel caso della Moby Prince. Ma più realisticamente il disastro che costò la vita a 140 persone resterà una strage all’italiana, una strage senza verità. [COPYRIGHT]©RIPRODUZIONE RISERVA