Riola Sardo: tra asparagi e “sparau”, gastro-minaccia su Facebook al sindaco
Sul profilo Facebook della minoranza compare un commento che gioca tra sardo e italiano. Il primo cittadino Domenico Ari: sono intristito, soprattutto dopo il caso Bosa. L’opposizione si dissocia e cancella tutto
RIOLA SARDO. “Il sindaco vorrebbe asparagi”. Non si tratta di un’ordinazione fatta da un cittadino zelante, forse preoccupato per l’appetito del suo sindaco. Dietro il desiderio di asparagi se ne nasconde un altro a cui Domenico Ari, primo cittadino di Riola Sardo, si sottrarrebbe volentieri. La traduzione in sardo, nella variante dei dialetti dell’alto campidano, suona più o meno così: “Su sindigu cheridi sparau”, dove “sparau” è l’asparago ma anche il participio passato del verbo sparare.
Il gioco di parole di pessimo gusto è finito su Facebook, tra i commenti a un post pubblicato sulla pagina del gruppo di minoranza. «Mi ha intristito leggere quella frase – ha detto Ari –, soprattutto dopo l’attentato di qualche giorno fa a Bosa, contro il sindaco Mastino».
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Probabilmente, si è trattato solo di una battuta discutibile ma pur sempre poco più che uno scherzo. Riola Sardo è un paese tranquillo e il primo a sdrammatizzare è stato proprio il sindaco: «Gli asparagi nemmeno mi piacciono».
Anche il capogruppo di “Riola si rinnova”, sulle cui pagine Fb è comparsa la goffa minaccia, è stata tra i primi a dissociarsi: «Mi spiace che sia successo – ha detto Barbara Daga –, “utilizziamo la pagina per informare i cittadini, le minacce non fanno parte del nostro Dna. Il commento è stato rimosso, ci siamo scusati con il sindaco ma non vogliamo che questo episodio venga strumentalizzata. È stata solo un’uscita di pessimo gusto».
Quello che invece Barbara Daga e il suo gruppo vorrebbero discutere è il contenuto del post da cui è nata l’intimidazione culinaria: «L’amministrazione comunale ha comprato e sistemato due monitor, uno in un bar e l’altro in una farmacia, con l’idea di diffondere informazioni utili ai cittadini e dicendo che il costo dell’impianto sarebbe stato ripagato dalle inserzioni pubblicitarie che sarebbero dovute passare sugli schermi –, spiega Barbara Daga –. A quanto ci risulta i 5mila euro di investimento non sono rientrati mentre le informazioni che i due monitor offrono ai cittadini, a parte gli avvisi dei consigli comunali, sono perlomeno discutibili. Sappiamo che era un’idea del vecchio sindaco ma quei soldi, forse, sarebbero potuti essere spesi in altri modi».
I due monitor, secondo il gruppo di minoranza, trasmetterebbero più che altro curiosità da social network e notizie bizzarre che rimbalzano da una parte dall’altra del mondo. Insomma, cose di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno. Esattamente come le minacce degne al massimo di uno spaghetti western, con un forte retrogusto di asparago.