Ora Ghilarza teme l’effetto domino
di Maria Antonietta Cossu
Al Delogu mancano protezioni e sicurezza. Il comitato si rivolge ai carabinieri
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GHILARZA. Il timore che una nuova emergenza al San Martino possa generare un effetto domino sui presidi minori oristanesi ha provocato l’immediata reazione dei rappresentanti istituzionali e dei cittadini, che per avere garanzie sulla sicurezza della rete ospedaliera provinciale, dei pazienti e delle professionalità impegnate in corsia hanno richiesto l’interessamento delle forze dell’ordine. Il comitato di salvaguardia dell’ospedale Delogu, che in precedenza aveva più volte sollevato il problema della reale capacità delle strutture sanitarie oristanesi di reggere all’onda d’urto di un eventuale aumento dei contagi, ha inoltrato una segnalazione ai carabinieri di Ghilarza auspicando che siano fatti accertamenti sulla situazione locale per neutralizzare «Il pericolo della possibile propagazione del contagio dall’ospedale di Oristano a quello di Ghilarza e di prevenire ogni eventuale reato di procurata e colposa diffusione della pandemia».
È la preoccupazione palesata dal portavoce Raffaele Manca che ha invocato una verifica per appurare se nel nosocomio ghilarzese sia stato individuato un percorso protetto per il trattamento pretriage dei pazienti affetti da coronavirus o per la gestione dei codici bianchi e verdi, se siano disponibili e vengano regolarmente utilizzati i dispositivi di protezione individuale e se siano stati predisposti i test sul personale sanitario e sui pazienti in ingresso al Delogu provenienti da altri ospedali e dalle strutture socio-assistenziali.
Nelle stesse ore il presidente della commissione regionale Sanità e del distretto socio-sanitario di Ghilarza e Bosa, Domenico Gallus, si è appellato al presidente della giunta Solinas e all’assessore Nieddu invocando l’istituzione di un’unità di crisi permanente che organizzi in toto la sanità in provincia «Per dare risposte sia alle persone positive al covid 19 che ai tanti pazienti affetti da altre patologie», ha chiarito il consigliere regionale paventando «una quasi inevitabile escalation dell’infezione». Questa prospettiva troverebbe un sistema sanitario fragile e inadeguato: «Il pronto soccorso di Oristano è imploso e il contemporaneo declassamento del presidio di emergenza di Bosa unitamente alla mancata riattivazione del punto di primo intervento di Ghilarza fanno emergere una realtà inconfutabile: così com’è strutturata, la sanità oristanese non è in grado di reggere un’emergenza».
È la preoccupazione palesata dal portavoce Raffaele Manca che ha invocato una verifica per appurare se nel nosocomio ghilarzese sia stato individuato un percorso protetto per il trattamento pretriage dei pazienti affetti da coronavirus o per la gestione dei codici bianchi e verdi, se siano disponibili e vengano regolarmente utilizzati i dispositivi di protezione individuale e se siano stati predisposti i test sul personale sanitario e sui pazienti in ingresso al Delogu provenienti da altri ospedali e dalle strutture socio-assistenziali.
Nelle stesse ore il presidente della commissione regionale Sanità e del distretto socio-sanitario di Ghilarza e Bosa, Domenico Gallus, si è appellato al presidente della giunta Solinas e all’assessore Nieddu invocando l’istituzione di un’unità di crisi permanente che organizzi in toto la sanità in provincia «Per dare risposte sia alle persone positive al covid 19 che ai tanti pazienti affetti da altre patologie», ha chiarito il consigliere regionale paventando «una quasi inevitabile escalation dell’infezione». Questa prospettiva troverebbe un sistema sanitario fragile e inadeguato: «Il pronto soccorso di Oristano è imploso e il contemporaneo declassamento del presidio di emergenza di Bosa unitamente alla mancata riattivazione del punto di primo intervento di Ghilarza fanno emergere una realtà inconfutabile: così com’è strutturata, la sanità oristanese non è in grado di reggere un’emergenza».