Santu Lussurgiu, decine di volantini pieni di minacce contro un compaesano: 83enne a processo per stalking
Santu Lussurgiu, i contrasti nati dopo l’acquisizione di una casa all’asta
Santu Lussurgiu I social network all’antica funzionavano senza bisogno di rete internet e di connessioni. Bastavano semplici fotocopie con il messaggio che si voleva lasciare e poi distribuirle in tutto il paese per far conoscere a tutti ciò di cui si voleva parlare. È solo uno degli episodi contestati all’83enne Bachisio Scanu, difeso dall’avvocato Luciano Rubattu e imputato per atti persecutori nei confronti del compaesano Antonello Ledda. Proprio la vittima dello stalking ieri ha deposto, davanti alla giudice monocratica Silvia Palmas, al processo che lo vede parte civile, assistito dall’avvocata Rossella Oppo.
Rispondendo alle domande del pubblico ministero Giuseppe Scarpa ha ricordato le origini della storia, nata quando decise di acquistare all’asta un immobile appartenuto proprio a Bachisio Scanu. All’anziano in difficoltà era stata pignorata una serie di beni, tra cui anche quella casa mai completata che però continuava a usare come ripostiglio. Antonello Ledda l’avrebbe comprato probabilmente dopo un accordo tra i due attraverso il quale avrebbe consentito al vecchio proprietario di continuare a utilizzare quello spazio.
Solo che, stando a quanto ha sostenuto proprio il testimone, da lì Bachisio Scanu non voleva più andare via. Scattò allora un provvedimento di sfratto che non fu accolto bene dall’anziano che avrebbe iniziato a pedinare il compaesano, diventato intanto bersaglio delle sue frasi minacciose sulle fotocopie distribuite in tutto il paese. Ci sarebbero stati poi episodi di esplicite minacce addirittura di morte, una di queste compiuta di fronte all’ufficiale giudiziario e un’altra di fronte al cognato della vittima che strappò dalle mani di Bachisio Scanu un forcone. Alla fine, con le denunce che fioccavano, arrivò addirittura un provvedimento di custodia cautelare in carcere, poi alleggerito con i domiciliari che sono stati revocati ieri e tramutati in un divieto di avvicinamento alla vittima. Il processo proseguirà il 25 giugno.