La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Santu Lussurgiu, attentati per gestire gli appalti dei rifiuti: due assoluzioni e dieci prescrizioni

di Michela Cuccu
Santu Lussurgiu, attentati per gestire gli appalti dei rifiuti: due assoluzioni e dieci prescrizioni

Crolla l’associazione a delinquere: nella maggior parte dei casi i tempi della giustizia sono stati troppo lunghi, ma per l’ex sindaco Emilio Chessa e per il suo vice Stefano Putzolu l’innocenza è nel merito

25 giugno 2024
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Santu Lussurgiu Due assoluzioni e dieci prescrizioni. Si chiude così il processo sul presunto racket mafioso legato agli appalti per il ritiro dei rifiuti. Il collegio presieduto dalla giudice Carla Altieri, a latere Marco Mascia e Consuelo Mighela, hanno poi emesso anche un altro importante verdetto assolvendo per non aver commesso il fatto l’ex sindaco di Santu Lussurgiu Emilio Chessa e il suo vice Stefano Putzolu. Per tutti è stato comunque un processo condizionato dallo scorrere del tempo. Le accuse riguardavano fatti così lontani che la prescrizione è arrivata per la gran parte degli imputati: Giovanni Maria Firinu, 62 anni di Santu Lussurgiu, imprenditore ex titolare della Eco Service; Massimo Settefonti, 50 anni, anch’egli di Santu Lussurgiu; l’ex moglie di Firinu, Francesca Piras, 62 anni di Ghilarza; Franca Pani, 47 anni di Macomer con cui Firinu aveva rapporti societari; infine Giovanni Basilio Angioi, 52 anni, sassarese di origine e residente ad Assemini; Giuseppe Amato, 57 anni di Torre Annunziata; Lulaj Bastri, albanese di 55 anni residente a Napoli; l’ex responsabile dell'Ufficio tecnico di Baratili San Pietro, Raimondo Manca, 58 anni di Seneghe, e Mario e Gonario Moro, 74 e 44 anni, padre e figlio di Oniferi.

Il processo era scaturito dall’inchiesta Terra Bruciata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari che aveva formulato varie accuse da quella pesantissima di associazione di stampo mafioso alla turbativa d’asta e al traffico illecito di rifiuti. Sempre secondo la DDA, gli imputati con coinvolgimento diverso, avrebbero condizionato dal 2010 le gare per l’affidamento dello smaltimento dei rifiuti a Santu Lussurgiu e a Baratili San Pietro. L’inchiesta era partita nel 2012 dopo una serie di attentati incendiari contro aziende specializzate nello smaltimento dei rifiuti. Il primo accadde nel 2010 contro tre compattatori della ditta Redento Poddie di Tonara, che gestiva la raccolta di rifiuti a Torpè e in altri Comuni della Baronia. Da quel momento ci fu un’escalation: sempre nel 2010 vennero dati alle fiamme cinque mezzi della ditta Sitek, a Paulilatino. Qualche mese dopo la banda prese di mira la Econord di Buddusò. Nel 2012 vennero poi danneggiati i mezzi di un’azienda di Santu Lussurgiu, mentre nel 2015 entrò di nuovo nel mirino dei malviventi, per ben due volte, la ditta di Redento Poddie.

Secondo la Procura distrettuale, la titolare e alcuni dipendenti della Eco Service di Santu Lussurgiu, con l’aiuto di Giuseppe Amato, pregiudicato campano sospettato di essere affiliato a un clan camorrista di Torre Annunziata, si sarebbero ingegnati per escludere dalle gare le aziende concorrenti con metodi familiari alla criminalità organizzata come intimidazioni, minacce di morte, incendio dei mezzi di lavoro. Le ditte concorrenti erano così costrette a ritirarsi dalle gare d'appalto e a vincere era sempre la ditta di Santu Lussurgiu. Sempre stando alle accuse, poi cadute o prescritte, si sarebbero avvalsi della complicità degli amministratori locali. Durante l’inchiesta i Noe di Cagliari avevano anche sequestrato una discarica abusiva nelle campagne di Santu Lussurgiu, dove erano stati interrati rifiuti.

Durante il dibattimento però, le accuse si sono sgonfiate tanto che il pubblico ministero Emanuele Secci le aveva ridimensionato parlando di associazione a delinquere sì, ma non di stampo mafioso. Aveva comunque chiesto otto condanne accanto a una richiesta di assoluzione e a tre richieste di prescrizione. Secondo il pubblico ministero il perno attorno al quale sarebbe stata ideata e costruita era Giovanni Maria Firinu, ex titolare della Eco Service: per lui era stata richiesta la condanna più pesante a quattro anni di reclusione. Erano stati poi sollecitati tre anni per Massimo Settefonti; due per Francesca Piras, Franca Pani e Giovanni Basilio Angioi. Al di fuori del reato associativo, due erano le condanne a quattro anni richieste per Giuseppe Amato e per Lulaj Bastri. Infine, per l’ex sindaco di Santu Lussurgiu Emilio Chessa, era stato sollecitato un anno e mezzo per turbativa d’asta. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Alessio De Gregoris, Filippo Serpau, Rosaria Manconi, Maria Claudia Pinna, Rossella Oppo, Milena Patteri, Gennaro Di Michele, Veronica Dongiovanni e Antonello Spada, aveva sollecitato l’assoluzione per tutti.

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