La Nuova Sardegna

Oristano

Ingiusta detenzione

Non era un corriere della droga, per un autotrasportatore di Oristano: assoluzione e risarcimento

di Michela Cuccu
 Protesta camionisti al porto Isola Bianca
Protesta camionisti al porto Isola Bianca

Giancarlo Deidda era finito in manette con l’accusa di traffico internazionale di cocaina

10 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Oristano Detenuto ingiustamente per quasi un anno, sarà risarcito dallo Stato per una cifra che supera di poco i 36mila euro. Per la precisione riceverà 36mila 400 euro e 19 centesimi. È la somma che spetta a Giancarlo Deidda, autotrasportatore originario di Oristano finito in manette con l’accusa di traffico internazionale di cocaina. Così hanno stabilito con un’ordinanza i giudici della corte d’appello di Cagliari, presidente Massimo Poddighe, consigliere Renato Lavena, relatore Alessandro Castello, che hanno esaminato il ricorso presentato dall’autotrasportatore, assistito dall’avvocato Gianfranco Sollai, dopo che era stato assolto proprio in secondo grado per non aver commesso il fatto. Il 2 giugno del 2017, l’autotrasportatore all’epoca residente a Olbia, venne fermato a un posto di blocco sulla 131 all’altezza di Sardara. I carabinieri di Carbonia avevano ricevuto una soffiata che riferiva di un furgone proveniente dall’Olanda con un carico di stupefacenti. Il fiuto del cane antidroga dello squadrone cacciatori di Abbasanta permise di rinvenire, all’interno del doppiofondo di uno scatolone contenente dei coprilampada, dieci chili di cocaina divisa in panetti e risultata dalle analisi di purezza superiore del 93 per cento. Giancarlo Deidda trascorse trentatré giorni in carcere in custodia cautelare e 243 agli arresti domiciliari. Fin dal primo interrogatorio durante le indagini preliminari e successivamente nel corso del processo, l’autotrasportatore aveva fatto di tutto per dimostrare la sua estraneità alle accuse, collaborando con gli inquirenti. Dipendente di una ditta di trasporti con sede in Olanda ma con titolare sardo, spiegò di aver raggiunto Amsterdam in aereo e che al suo arrivo gli avevano consegnato il furgone, già caricato dal suo datore di lavoro.

Raccontò che non era mai lui a occuparsi del carico delle merci che, per quel che sapeva, erano costituite di generi alimentari e che generalmente partiva da Serrenti verso Groningen in Olanda con un furgone che portava alimentari, vini, maialetti e formaggio, come risultava dalle bolle di accompagnamento. Con lo stesso furgone rientrava a Serrenti con un carico di elettrodomestici, anche in questo caso già sistemati dal titolare della ditta di trasporti. In primo grado i giudici ritennero che il coinvolgimento di Deidda nel traffico di stupefacenti tra l’Olanda e la Sardegna fosse emerso anche dalle intercettazioni delle conversazioni tra il datore di lavoro, Pierluigi Pani, originario di Villasor, e Luciano Tuveri, di Serrenti, gestore di una cooperativa di import-export, appunto fornitore e destinatario della droga che veniva indicata come «chili di salmone», mentre i soldi nel linguaggio cifrato diventavano «ravioli». Questa tesi in appello è stata ribaltata proprio perché risultò che Giancarlo Deidda era convinto di trasportare alimentari. Gli stessi giudici che hanno riconosciuto il risarcimento per ingiusta detenzione, sostengono nell’ordinanza che l’analisi delle prove che aveva portato il giudice per le indagini preliminari a emettere la misura cautelare detentiva «non consenta di individuare una condotta dell’indagato che abbia ingenerato una falsa apparenza della sua responsabilità». Non solo. Sempre nell’ordinanza è scritto: «Gli indizi a carico di Deidda non sono in alcun modo riferibili a sue condotte in qualche modo imprudenti o negligenti o perfino dolose».

In Primo Piano
Trasporti

Estate quasi al capolinea, l’isola perde la metà delle navi

di Claudio Zoccheddu

Video

L'incredibile storia di Mariuccia Rivano: a 98 anni è ancora sulla cresta dell'onda

Le nostre iniziative