La Nuova Sardegna

Oristano

L’indagine

Un terzo uomo e una roncola sulla scena dell’omicidio di Francesco Salis a Santa Giusta

di Enrico Carta

	I familiari di Francesco Salis la vittima dell'omicidio
I familiari di Francesco Salis la vittima dell'omicidio

Nuovi elementi e una testimonianza riaprono il caso del delitto del 9 agosto. L’avvocato Rovelli al riesame: «Andrea Giuntoli ha sparato per legittima difesa, in due lo fronteggiavano»

10 settembre 2024
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Santa Giusta C’era un terzo uomo sulla scena del delitto. Non solo. C’era anche una roncola che qualcuno avrebbe portato via da lì e fatto sparire. Sono due elementi che vengono a galla dalle indagini e che potrebbero cambiare la storia dell’omicidio di Francesco Salis (45 anni) e di quel che è successo il 9 agosto in via Dante, dove il compaesano Andrea Giuntoli (44 anni), imbracciato il fucile caricato a pallini che usava per il tiro al piattello, ha sparato all’amico con cui sino a pochi minuti prima era assieme in un bar. In queste settimane, man mano che l’inchiesta condotta dai carabinieri andava avanti, appariva sempre più chiaro che ci fossero dei tasselli mancanti nella ricostruzione fatta soprattutto da due testimoni, tra cui la nipote della vittima. Quei pezzi di un mosaico ancora incompleto sono in parte saltati fuori questa mattina di fronte al tribunale del riesame di Cagliari, dove l’avvocato Patrizio Rovelli ha portato ai giudici una ricostruzione molto diversa da quella della prima ora, sino ad arrivare a parlare di legittima difesa per poi chiedere che venga revocata o modificata la misura cautelare nei confronti del suo assistito.

È dal momento e dal luogo dell’omicidio che bisogna ripartire. È la tarda sera del 9 agosto e Francesco Salis e Andrea Giuntoli sono in un bar che stanno bevendo qualche bicchiere e passando qualche ora in compagnia. Non sono però soli: con loro c’è un’altra persona, S.C. originario di un paese del Nuorese che sta scontando una condanna in una struttura per detenuti in regime di pena alternativa proprio a Santa Giusta. Questa terza persona, secondo la difesa che si appoggia proprio allle indagini dei militari dell’Arma che ha affiancato con accertamenti indipendenti, sarebbe stata poi più tardi in via Dante, dove il regolamento di conti non sarebbe avvenuto nel modo in cui si era pensato al termine della prima ricostruzione. Al bar infatti sarebbe accaduto qualcosa: secondo la difesa, Andrea Giuntoli avrebbe mandato un messaggio alla nipote poco più che ventenne di Francesco Salis, con la quale l’indagato avrebbe intrattenuto svariate conversazioni via chat, fatto che allo stesso Francesco Salis non era gradito. Probabilmente era una richiesta di incontro – la conversazione è stata prodotta nella memoria difensiva con cui si è chiesta la scarcerazione dell’indagato – e questo avrebbe mandato su tutte le furie la vittima dell’omicidio. Salis, facendosi spalleggiare da S.C., avrebbe quindi deciso di regolare i conti con Andrea Giuntoli.

È allora che l’azione si è spostata in via Dante dove, a differenza di quanto sostenuto da due testimoni, non ci sarebbe stato un faccia a faccia ma un due contro uno: Salis e S.C. avrebbero affrontato Giuntoli. E non sarebbero stati a mani nude, ma avrebbero avuto con loro un bastone e una roncola. È intrecciando le parole delle due testimoni con il racconto di un terzo testimone che ai carabinieri è venuto il dubbio che qualcuno stesse mentendo o, per lo meno, che avesse visto meno di quel che c’era da vedere. A conferma di ciò, ci sarebbero state poi le parole di chi aveva visto i tre assieme al bar e proprio il ritrovamento della roncola da parte degli inquirenti che proverebbe che Andra Giuntoli, in situazione di inferiorità numerica, abbia avuto paura di essere massacrato di botte. È questo anche il motivo per cui sarebbe stato armato e avrebbe poi puntato il fucile contro Francesco Salis, sparandogli quando questi era a due metri di distanza e colpendolo al fianco, altro elemento che, secondo la difesa, farebbe pensare a un gesto fatto per difendersi da un’aggressione in corso. I giudici hanno ascoltato questa nuova ricostruzione, poi hanno preso tempo rinviando la decisione al 16 settembre. Ci sono tanti elementi da esaminare per capire da che parte stia la verità che, a un mese dal delitto, potrebbe essere ben diversa da quella che appariva all’inizio.

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