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Sanità

Allarme rosso in oncologia: al lavoro solo due medici

di Alessandro Mele
Allarme rosso in oncologia: al lavoro solo due medici

L’Asl alla ricerca di nuovo personale per l’ospedale, ma il meccanismo non aiuta le sedi lontane da Cagliari e Sassari. La denuncia del direttore generale

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Oristano Il virus della crisi sanitaria continua a colpire anche l’ospedale San Martino di Oristano. Il 2025 è iniziato malissimo: nel reparto di Oncologia, infatti, sono rimasti solo due specialisti in servizio. Numeri da allarme rosso che danno vita a un vero e proprio paradosso: «L’eccellenza in tema di prevenzione e sul fronte chirurgico, si scontra con le carenze di organico dal punto di vista medico e terapico». È quanto affermato da Angelo Maria Serusi, direttore generale della Asl 5 di Oristano, che, interpellato sul tema, spiega: «Nel 2023 l’organico era composto da sei oncologi – racconta –, di questi, quattro li abbiamo persi nel giro di due anni per diversi motivi come il trasferimento in altre sedi nella Penisola o i concedi per motivi personali». L’Oncologia è dunque al collasso, ma i vertici della sanità oristanese sono già alla ricerca di soluzioni: «Siamo al lavoro per sopperire alle carenze del reparto – prosegue Serusi –, anche cercando di recuperare almeno un altro specialista attraverso i bandi di reclutamento a tempo determinato. Anche se per ora abbiamo ricevuto solamente risposte negative».

Sono considerati rifiuti incomprensibili se si pensa che l’ospedale San Martino di Oristano, in tema di patologie oncologiche, è uno dei pochissimi Centri accoglienza servizi (Cas) nell’isola. «Siamo stati scelti tra gli unici tre presenti in Sardegna – racconta il direttore generale della Asl 5 –, perché considerati un vero e proprio fiore all’occhiello sulla prevenzione». Come funziona: «Il Cas ha il compito di garantire al paziente percorsi di prima diagnosi entro trenta giorni per poi dare il via, eventualmente, alle cure chemioterapiche – spiega –. Lo stiamo facendo bene, anche se la presenza di due soli specialisti non ci consente di poter accogliere tutti i pazienti in reparto». Ma il Cas del San Martino anche su questa emergenza opera in maniera diretta ed efficace. «È lo stesso Cas, infatti, che si sta occupando di trovare slot liberi negli altri ospedali della Sardegna. Un sistema destinato ad incancrenirsi – ribadisce Serusi – viste le difficoltà che vivono anche le altre strutture sparse nell’isola. Anche il San Francesco di Nuoro, che mi risulta, ha ad esempio carenza di oncologi».

È il problema atavico della disparità tra territori: se Oristano resta con due oncologi, infatti, c’è una sola struttura sanitaria di Cagliari che ne conta addirittura ventisette. «C’è una cattiva distribuzione dei numeri che porta a un inevitabile “Cagliari e Sassari centrismo” – prosegue il direttore generale –, ma non è colpa dell’assessorato regionale di riferimento. Bisogna evitare di portare avanti i concorsi dopo i quali, un medico vincitore di bando sceglie liberamente la struttura di destinazione che va assegnata tenendo conto delle criticità nei territori». Ma al San Martino qualcosa che funziona bene c’è: «La Senologia ad esempio e anche per quanto riguarda i tumori al retto o al colon i numeri dicono che stiamo lavorando molto bene – conclude Serusi –. Sotto l’aspetto chirurgico si interviene in maniera eccellente, cerchiamo soluzioni che compensino il gap strutturale. È ovvio che sarebbe meglio ricoverare un paziente nella sua Asl di residenza, ma alla fine, ovunque sia, conta collocarlo nei tempi giusti».

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