Bombe e pistola all’università, il mistero rimane e si cerca uno sconosciuto donatore
Aperto un fascicolo contro ignoti dopo la scoperta di una pistola e di due ordigni della seconda guerra mondiale. A che punto sono le indagini
Oristano Il mistero resta tale. Dopo un giorno e la concitazione che se n’è andata via, l’università si appresta a riaprire i battenti dopo la fuga precipitosa dalla sede di via Carmine dove, venerdì mattina, erano stati ritrovati una pistola e due ordigni probabilmente del periodo della seconda guerra mondiale. Finito il lavoro degli artificieri restano i dubbi irrisolti su come quel materiale sia finito lì. Si apre così una pagina ancora tutta da scrivere perché le indagini della Squadra mobile della polizia sono alle battute iniziali. In procura è stato aperto un fascicolo di inchiesta contro ignoti, segnale che non v’è chiarezza per ora su chi possa avere portato lì l’arma e la bomba né quando possa averlo fatto. La certezza assoluta è legata al fatto che non si stia indagando per un possibile atto intimidatorio. Gli inquirenti ritengono quindi che quelli possano essere dei “reperti” finiti lì insieme ad altri oggetti donati al Consorzio Uno in anni passati e destinati magari alla biblioteca o a eventuali raccolte di tipo museale. L’ente che gestisce l’università di Oristano ha spesso in passato ricevuto delle donazioni che sono entrate a far parte del suo patrimonio e anche stavolta pare sia accaduto ciò.
Lo fa intuire il modo accidentale in cui sono state ritrovate le parti dei due ordigni e la pistola, una Beretta calibro 6.35, senza munizioni ma probabilmente ancora funzionante, che si fa risalire al periodo del secondo conflitto mondiale. Secondo i primi accertamenti, l’arma era regolarmente registrata, ma avrebbe una strana incongruenza nel numero di matricola. Ancorché al momento non si capisca a chi sia appartenuta, non si tratta comunque di un’arma clandestina. Per quanto riguarda invece le due parti di bombe c’è stata sin dal primo momento in cui le forze dell’ordine sono intervenute la certezza che non potessero esplodere perché prive di polvere da sparo. I cani del gruppo cinofili della polizia di Stato avevano scongiurato il pericolo maggiore prima ancora che gli artificieri del genio militare dessero il responso definitivo.
Allora si dà la caccia, ma forse in maniera nemmeno troppo spinta, al donatore che potrebbe aver fatto a sua insaputa il regalo all’università oppure che, approfittando della situazione e della gran mole di materiale ceduta, potrebbe aver tentato di disfarsi di qualcosa di imbarazzante ritrovato tra le mura della sua casa. Pistola e ordigni erano all’interno di scatoloni che sembrerebbero arrivati all’ex convento del Carmine dentro gli scatoloni di una non piccola collezione di libri, documenti antichi e altri oggetti di interesse storico. È quindi pure possibile quindi che il misterioso vecchio proprietario non si sia accorto di quanto scomoda potesse essere l’eredità che stava lasciando all’ateneo. D’altro canto, l’università, in anni passati, ha ricevuto parecchio materiale da persone che lo custodivano in casa e hanno preferito fare in modo che questo diventasse fruibile e di certo nessuno ha mai detto di aver lasciato in dote armi e bombe, per quanto queste ultime inoffensive.
Le prime ricostruzioni dell’episodio sono arrivate dopo che per strada davanti alla stampa e a qualche curioso – l’edificio era stato immediatamente chiuso agli accessi –, la Squadra mobile aveva interrogato il management, il personale, alcuni docenti e persino ex docenti del Consorzio Uno. La stanza in cui si trovava la donazione non sarebbe stata accessibile al pubblico perché chiusa o, in ogni caso, sarebbe stata assai poco frequentata. Quel materiale all’interno di vari scatoloni o contenitori di legno era lì da almeno una decina di anni e non era stato ancora classificato.