Grande dolore per la scomparsa di don Roberto Lai
L’ex parroco di Uras, originario di Villacidro, aveva 46 anni. In una lettera testamento ringrazia la sua famiglia e la Chiesa
Uras Ha impressionato molto la prematura morte di don Roberto Lai, 46 anni, ex parroco di Uras, di cui ieri sono stati celebrati i funerali a Villacidro, suo paese d’origine. Una malattia diagnosticata otto anni fa ha lentamente logorato il suo fisico fino a costringerlo, all’inizio della scorsa estate, a chiedere al vescovo di essere esonerato temporaneamente dalla pastorale attiva per cercare di recuperare la salute. Non ce l’ha fatta.
«Ha affrontato molti anni di sofferenza – ha detto il vescovo di Ales-Terralba Roberto Carboni, nell’omelia della messa celebrata a Santa Barbara – ancora più dura e impegnativa in questi mesi, nei quali si sono alternate la speranza e l’angustia, la fatica e lo scoraggiamento, la serenità e il dramma».
Alle esequie hanno partecipato numerosi sacerdoti e fedeli che hanno conosciuto don Roberto Lai nei suoi impegni pastorali svolti ad Arbus, Mogoro, Terralba e soprattutto nelle parrocchie di Siddi, Pauli Arbarei e Uras. Dice don Giorgio Lisci, attuale parroco di Uras: «È ricordato soprattutto per la grande devozione mariana, la sua cura nella predicazione e l’attenzione verso i malati, che andava a trovare a casa. Aveva per tutti parole di conforto». Un giovane sacerdote brillante, impegnato su vari fronti, giunto al sacerdozio a 25 anni e subito inviato nelle parrocchie.
L’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba, ha raccontato, commosso, gli ultimi mesi di vita e le riflessioni del giovane sacerdote nella sofferenza: «Era ancora alla clinica di Monserrato, a metà dicembre, ed ero presente quel giorno, quando i medici, cercando le parole più adatte, gli hanno comunicato la necessità di un trasferimento in un altro luogo, dove affrontare la terapia del dolore. Da uomo intelligente, ha capito subito che si trattava di un cammino che lo avrebbe portato alla conclusione dell’esistenza».
«Don Roberto si è fatto la domanda – ha detto il vescovo – che risuona dentro ciascuno di noi nel momento della prova: perché questa malattia?». La risposta in una lettera, testamento spirituale.
Don Lai scrive: «La malattia mi ha fatto riflettere parecchio su questo silenzio del Sabato Santo, ma anche sul Venerdì Santo, nel quale il cammino della croce si deve compiere fin sulla cima del monte ed esaurirsi fino all’ultima stilla di sangue. Come e quando giungerò alla cima del Golgota solo Dio lo sa. Anche se con un certo timore dico: “Sia fatta la tua volontà”, sono certo che dopo il dolore e il silenzio arriverà il grande alleluia della vittoria finale. Allora potrò dire anch’io con San Paolo: ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede». Nel suo testamento, dopo aver ringraziato la mamma e il fratello «per aver sempre rispettato le mie scelte», don Roberto scrive: «Prego per la santa Chiesa e in particolare per la diocesi di Ales-Terralba. Chiedo al Padrone della messe che susciti ancora vocazioni al sacerdozio, per la messe diocesana: non ne siamo degni, ma ne abbiamo bisogno».