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Oristano

Il caso

Il comitato Non ti Temo diffida la Regione: «Non fate opere inutili»

di Alessandro Farina

	Il fiume Temo in piena alcuni anni fa
Il fiume Temo in piena alcuni anni fa

Continua l’azione degli attivisti per fermare una serie di lavori datati con i quali si vorrebbero fermare le piene del fiume. Tutti i motivi della protesta del gruppo civico di Bosa

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Bosa Come annunciato settimane fa il comitato Non ti Temo, che riunisce un corposo gruppo di cittadini che si oppongono alla realizzazione delle grandi opere inserite nell’ampio progetto delle Opere di difesa idraulica lungo il fiume Temo, quelle del primo lotto di lavori nello specifico, ha presentato una diffida indirizzata alle istituzioni regionali e locali. Non ti Temo ribadisce nel documento quanto già espresso in diverse assemblee e nelle note rese pubbliche nei mesi scorsi sollevando «Preoccupazioni riguardo ai rischi ambientali, paesaggistici e alla gestione del denaro pubblico» perché, secondo gli attivisti «Decine di milioni di euro potrebbero essere spesi inutilmente». La disamina punto per punto della posizione del comitato è contenuta in dieci cartelle di cui si costituisce la diffida, che ha in testa un lungo elenco di destinatari. È lo stesso comitato a sottolineare quelli che ritiene i punti salienti di questo atto che «Riguarda la responsabilità penale, civile e contabile degli enti coinvolti».

L’opera, si contesta ancora, è stata «Concepita più di vent’anni fa, si basa su dati obsoleti e non risolve i rischi di alluvioni», anzi, altra affermazione forte «Li potrebbe addirittura peggiorare». I riflettori sono puntati sul progetto che prevede la costruzione di argini sulla sponda destra e sinistra del fiume che attraversa l’area urbana di Bosa, nelle campagne a monte dello storico ponte in trachite. Nuovo manufatto che Non ti Temo chiama «Una muraglia alta quasi quasi metri», ma di argini ritenuti «Insufficienti, che non risolverebbero i problemi idraulici reali». Per Non ti Temo, insomma, non saranno queste opere a salvare Bosa da una potenziale inondazione del fiume, rispetto ad opere legate a un approccio ritenuto «inutile» alla luce, così è stato più volte ribadito nelle riunioni pubbliche in diversi interventi, di tecniche maggiormente innovative che sono state utilizzate in altre regioni d’Italia.

Per il comitato Non ti Temo, infine, c’è la necessità di «Una gestione più sostenibile e lungimirante del territorio» da approntare per un avere meno impatto sul territorio e una maggiore  armonia con le fragilità e le peculiarità storiche, paesaggistiche, ambientali della vallata che ospita da millenni l’ultimo tratto del Temo. Tra le chiavi di lettura del documento c’è anche il passaggio, in testa alle argomentazioni, che le opere contestate avrebbero come «Imperativo» un «Presupposto generale al loro successo» cioè necessariamente di fare i conti con una «Gestione ottimale della diga di Monte Crispu». Questa ha una funzione di laminazione delle acque in caso di piene eccezionali, cioè frena l’ondata di piena e favorisce il deflusso delle acque in modo da evitare esondazioni a valle. L’opera è stata completata nei primi anni ‘70, ma per essa non è ancora iniziato l’iter di collaudo. Da ultimo il comitato mette in risalto il fatto che l’ultima «Esondazione ufficiale del Temo» risale al 1976, mentre «Negli ultimi trent’anni nel centro abitato di Bosa si sono verificati più di quindici allagamenti» causati dalle acque collinari, dai compluvi minori «E dalle inefficienze della rete di drenaggio urbana». È un ulteriore dato da tenere in considerazione per il comitato di cittadini che opera a Bosa.

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