La Nuova Sardegna

Oristano

La storia

Si prende cura delle tombe: ecco “Angeli della memoria”, più un atto d’amore che un lavoro

di Caterina Cossu
Si prende cura delle tombe: ecco “Angeli della memoria”, più un atto d’amore che un lavoro

Rosella Mele porta i fiori al cimitero per conto di amici e parenti dei defunti

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Oristano Dal romanzo alla realtà: così un libro trasforma la finzione in una storia vera. Inizia tutto durante il covid quando un’attività insolita si trasforma in maniera inaspettata in un business: con il settore del turismo completamente schiacciato dall’emergenza sanitaria, la direttrice tecnica di agenzia Rosella Mele, titolare della Sinis Viaggi con sedi a Oristano e a Terralba, aveva avviato dei turni di pulizia delle tombe per chi non poteva proprio uscire da causa perché malato e per le restrizioni imposte per legge.

Chiedeva poche decine di euro, giusto per rientrare dalle spese e portare a casa qualche risparmio, e allo stesso tempo occupava la giornata tenendo ordinate le tombe e le cappelle attraverso un'attività che è sì lavoro, ma ha un aspetto di cura molto profondo. «Con tutto il tempo libero che, nostro malgrado, avevamo perché non si poteva viaggiare e non stavamo lavorando, mi è passato in mano il libro di Valerie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori” – racconta Rosella Mele –. Un libro struggente, che parla proprio della cura verso i defunti. Così è nata l’idea di portare un gesto di conforto a chi era bloccato a casa e ai loro cari sepolti. Ho cercato se qualcuno effettivamente svolgesse quel lavoro, ma ho trovato solo un vecchio articolo proprio sulla Nuova Sardegna di un anziano che lo faceva nel suo paese, per beneficenza. Nel Nord Italia il servizio è offerto da vivai e da serre che si trovano vicino ai cimiteri, ma mai da ditte specializzate – continua l'imprenditrice oristanese –. Allora ho richiesto un nuovo codice Ateco per le attività professionali e ho coinvolto una mia amica esperta di marketing, Anna Mocci, che lavora nel settore delle comunicazioni, per lo studio di un nome e logo che riuscisse a trasmettere il messaggio che avevo in testa».

Così è partita l’avventura di Angeli della Memoria: «Ho fatto un corso da fiorista di primo e secondo livello a Monselice, mi sono informata su prodotti specifici per la pulizia dei materiali e ho iniziato, in realtà, a fare qualcosa che era molto più che lavorare, mi riempiva il cuore in un momento che era difficile anche per me». A lavori avvenuti, Rosella Mele scattava le foto per aggiornare chi si affidava a lei sulla manutenzione avvenuta e da lì ha continuato. Di storie, in questi quattro anni, ne ha raccolte tantissime: «Ci sono figli lontani per lavoro o per ragioni di studio, che ancora oggi mi affidano la cura della tomba dei genitori oppure di fratelli e sorelle. C’è chi si preoccupa della cura della tomba di un amico, perché ha un blocco di natura personale e prova troppo dolore a entrare in prima persona in cimitero. Sono tanti i racconti di genitori che hanno perso figli piccoli, magari malati, o di chi ha malattie o disabilità che non permettono di recarsi personalmente per visitare e manutenere la tomba».

Da allora non si è più fermata e quello resta un lavoro che Rosella Mele, con la ripresa del settore viaggi e della sua attività principale, mantiene principalmente per quelle persone che si sono affidate a lei durante la pandemia, supportando la sua idea alternativa di impresa, e alle quali lei ha restituito cura e professionalità: «Ho capito nel tempo che non è una questione di soldi, c’è chi rinuncia anche a qualcosa pur di onorare la memoria dei propri cari defunti. C’è qualcosa che lega il concetto di memoria a quello della cura fisica del luogo di sepoltura, quale fosse il riflesso della cura che si dava a quella persona quando era in vita. Il settore non è disciplinato specificamente, ma nella categoria delle pulizie generiche. C’è un mercato da sviluppare e tante persone che possono beneficiare di questo servizio. A me piace l’idea di restare con questa piccola nicchia di supporto che ho creato, senza investire oltre». Un po’ come nel romanzo.

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