Non abusò di due ragazzi Down, assolto un operatore
Era stato accusato di aver ottenuto dei rapporti sessuali durante un viaggio di gruppo
Oristano Ad accusarlo erano stati due ragazzi maggiorenni con sindrome di Down. Avevano riferito di aver subito degli abusi sessuali dall’operatore oggi 26enne che aveva accompagnato in vacanza il gruppo di cui facevano parte. Alla fine di un percorso giudiziario durato sette anni è arrivata però l’assoluzione. Decisiva è stata la relazione del perito che, esaminate le due parti offese, ha stabilito che vi erano troppe incertezze in merito alle loro dichiarazioni e che non era possibile ricostruire, stanti le incongruenze, i confini esatti della vicenda. A questo punto, il primo a sollecitare che l’imputato venisse dichiarato non colpevole è stato il pubblico ministero Mauro Lavra, concetto rafforzato poi dall’arringa dell’avvocato difensore Gianfranco Siuni. Le tesi difensive hanno quindi trovato accoglimento al termine del rito abbreviato nella sentenza del giudice per le udienze preliminari Alessandro Cossu, mentre l’avvocato di parte civile Gianluca Aste ha preso le distanze da queste conclusioni, sostenendo che, al di là delle imprecisioni dovute alla condizione dei due ragazzi, ci fossero comunque elementi per valutare diversamente il caso da come ha fatto il tribunale di Tempio Pausania.
È nella cittadina gallurese infatti che si è svolto tutto il procedimento in quanto competente per territorio, sebbene l’imputato, le vittime e l’associazione – quest’ultima è assolutamente estranea alla vicenda – fossero tutti dell’Oristanese. I fatti per cui l’operatore era accusato, stando alle contestazioni poi cadute, si sarebbero svolte prima ad Arzachena e poi a Edimburgo. Il ragazzo. di cui non forniamo le generalità per non fare in modo che vengano individuate le parti offese, aveva in custodia le due persone Down in occasione di trasferte di gruppo che i tre fecero con l’associazione per la quale le due presunte vittime sono iscritte e per cui l’operatore lavorava. Il primo caso contestato sarebbe accaduto nell’estate del 2018, la seconda volta in Scozia l’anno successivo. L’educatore, approfittando del proprio ruolo e della propria autorità, nonché della condizione di inferiorità psicofisica dei due ragazzi, sarebbe riuscito a ottenere da loro un rapporto sessuale. Nell’occasione della trasferta ad Arzachena avrebbe abusato di uno dei due, a Edimburgo avrebbe invece convinto l’altro. Tutto ciò sarebbe avvenuto all’interno delle strutture ricettive in cui il gruppo era ospitato. Inizialmente nessuno aveva avuto sospetti, ma, diverso tempo dopo e in momenti separati, le due presunte vittime avrebbero raccontato ai loro familiari quanto avevano subito. Fu in quel frangente che scattò l’inchiesta, iniziata con l’audizione di una serie di testimoni, i quali però non fornirono elementi decisivi per avere immediatamente conferma di quanto i ragazzi raccontavano.
È diventato allora indispensabile esaminare le loro deposizioni che vennero raccolte in audizione protetta, dopo che il pubblico ministero aveva richiesto l’incidente probatorio. La specialista chiamata a esaminare la veridicità delle loro parole ha però espresso dubbi esplicitando che non era possibile avere certezze e che non si potesse escludere che i due, interagendo tra loro, abbiano contaminato il racconto della vicenda andando oltre quanto potesse essere accaduto o comunque fornendo una ricostruzione non tale da consentire di arrivare alla condanna.