Duemila giovani sardi in viaggio per dire addio al Papa: «Non ci ha giudicati, ha accettato tutti così come eravamo»
Alessandro : «Poter dare l’ultimo saluto è un incentivo in più per andare a Roma e donarsi agli altri»
Olbia Nel piazzale della stazione marittima di Olbia svetta già qualche bandiera dei quattro mori. Tra ventiquattro ore saranno tutte in piazza San Pietro. Sono partiti in 1.700 alla volta di Civitavecchia prima e Roma poi, sono i primi gruppi di ragazzi e ragazze dalle diocesi di tutta la Sardegna. Ieri sera hanno lasciato l’isola dal porto di Olbia. Oggi se ne aggiungeranno altri duecento circa. È il popolo giovane ed entusiasta che renderà omaggio a papa Francesco. Lo farà partecipando in presenza al funerale in programma domani mattina alle 10, ma soprattutto realizzando una delle ultime volontà del pontefice: il Giubileo degli adolescenti, che in questo fine settimana colorerà le parrocchie di Roma. Gli adolescenti sardi in tutto saranno duemila, e il conto arriverà a quasi centomila sommando gli arrivi da tutta l’Italia.
I giovani «Sono un po’ in ansia, non sono mai stata così tanto lontana da casa», dice subito Giorgia Cossu, di Badesi. Si guarda attorno in mezzo alla moltitudine di zaini e sacchi a pelo. È il carico che porta anche lei sulle spalle, per un viaggio diverso da tutti gli altri fatti sinora. «Non vedo l’ora di sapere cosa faremo», c’è anche la curiosità. Ai piani del Giubileo degli adolescenti si aggiunge un appuntamento unico, la possibilità di salutare per l’ultima volta, da vicino, Jorge Bergoglio. Quasi tutti, tra i duemila giovani in partenza, per motivi anagrafici hanno visto sì il passaggio di Benedetto XVI, ma il Papa che davvero hanno vissuto sulla pelle è Francesco.
«Era un pilastro – commenta Giorgia Cossu, che si sente a parlare a nome di tutti –. Ho deciso di andare a Roma lo stesso proprio per la possibilità di dargli un ultimo saluto. Sono felice di questo, perché ha fatto tanto per noi». Lei è il volto della generazione che rappresenta il futuro. «Non ci ha giudicati, ha accettato tutti così come eravamo, anche quando non perfetti. E questo per me è stato davvero molto importante».
Da tutta l’isola Per alcuni, il viaggio è cominciato molte ore prima di salire a bordo della Tirrenia. Felpa gialla, una ventina di ragazzi e ragazze si mettono a cerchio a pochi passi dall’ingresso del porto di Olbia, appena scesi dal pullman. Vengono da Capoterra e da circa tre ore di viaggio sulla 131. Uno di loro si mette in piedi su una panchina per farsi vedere dai compagni e chiama tutti a raccolta. Si chiama Alessandro Carta, «ci siamo preparati da dicembre per quest’esperienza – spiega –. La preparazione è stata spirituale, con incontri in parrocchia anche due o tre volte a settimana, ma poi anche finanziaria. L’autofinanziamento ci ha aiutato tanto per abbassare le spese». Attorno età diverse, «da chi va in seconda media a chi è già all’università come me». Avranno anche imparato ogni momento del Giubileo a memoria, ma poi lunedì la scomparsa del pontefice ha spiazzato tutti. «Sì, è vero, ma proprio ciò che è successo ci dà un incentivo in più per andare a Roma e cogliere il suo messaggio: donarsi agli altri».
Papà e mamma Isabella e Carlo sono due genitori olbiesi, hanno appena visto le figlie, Caterina e Benedetta, attraversare le porte scorrevoli della stazione marittima. «Siamo felicissimi, erano cariche per la canonizzazione di Carlo Acutis, che è stata rimandata, ma potranno esserci per rivolgere un pensiero per quello che è stato il loro Papa. Mi emoziona anche solo parlarne – dice lei –. Essere lì è una testimonianza che ricorderanno per tutta la vita».
Speranza Don Davide Mela, olbiese, dodici anni fa era in piazza San Pietro quando Bergoglio pronunciò quel «buonasera» che diede inizio al suo pontificato. «Ero lì, ero ancora uno studente, due mesi dopo ebbi modo di conoscerlo, mi chiese quando sarei diventato prete e abbiamo scambiato qualche risata». Oggi, a 37 anni, è parroco di Viddalba e responsabile diocesano della pastorale giovanile per Tempio-Ampurias. «Papa Francesco ha voluto il Giubileo, ci ha chiamati pellegrini di speranza. Prenderemo alloggio in una parrocchia a nord di Roma, poi inizieremo il pellegrinaggio fino a una Porta santa fuori dalle mura, e parteciperemo alla Via lucis». Domani mattina tutti a San Pietro. Da Gallura e Anglona partono in 251 tra giovani e accompagnatori, «chi sono i nostri giovani? Ragazzi che hanno dubbi e fragilità, come tutti, e che però si mettono in gioco».
Il programma Questa mattina si uniranno i pellegrini dalla Diocesi di Sassari, che viaggeranno in aereo pur di arrivare puntuali al ritrovo. Oggi le chiese giubilari apriranno le loro porte nel pomeriggio, mentre di sera è prevista la lunga preghiera della Via lucis nella scalinata della chiesa di San Pietro e Paolo, nel quartiere Eur.
Domani il funerale del pontefice e in serate alcuni momenti di incontro e festa. Domenica si torna in Piazza San Pietro per una messa collettiva e nel pomeriggio si torna verso Fiumicino e Civitavecchia.