Il caso Becciu divide il Vaticano, resta l’incertezza sulla presenza del cardinale al conclave
La decisione arriverà dalle prossime congregazioni generali
Sassari Gli appuntamenti che anticipano il conclave sono entrati nel vivo. Ieri mattina si è svolta la terza congregazione generale dei cardinali, ovvero la riunione dei prelati che governano la Chiesa dura
nte il periodo di “sede vacante”. Alcuni dettagli del collegio cardinalizio sono stati diffusi dal direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: «I cardinali presenti erano 113 mentre quelli intervenuti sono stati 34. La sessione è durata 3 ore». Tra i 113 c’era anche il cardinale Angelo Becciu, arrivato a Roma dall’isola lunedì sera e invitato a prendere parte già alla prima congregazione. Sul prelato di Pattada resiste l’incognita relativa alla partecipazione al Conclave dopo che, il 24 settembre del 2020, il Vaticano aveva annunciato la sua rinuncia ai diritti connessi al cardinalato a seguito dello scandalo finanziario che lo aveva coinvolto. Lui non ha mai avuto alcun dubbio e lo ha detto in maniera molto chiara: «Richiamandomi all’ultimo Concistoro, il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie». Al fianco del cardinale ci sarebbe gran parte della curia romana, pronta a sostenere le sue ragioni e a ratificare prima possibile la sua partecipazione al conclave. Sugli schieramenti, non ci sono conferme perché, ufficialmente, il tema non sarebbe ancora entrato tra quelli all’ordine del giorno delle tre congregazioni cardinalizie: «Caso Becciu? Del Conclave si parlerà dopo i funerali del Papa», ha glissato Bruni al termine della terza congregazione. Quello che però è certo è che il “caso” rimane aperto e che per forza di cose sarà risolto proprio dai prossimi collegi. Le reazioni Nel sito del Vaticano, Il nome di Angelo Becciu non figura nell’elenco dei cardinali elettori. Un dettaglio che aveva fatto credere che il porporato fosse già stato escluso ma che, invece, non avrebbe alcun valore giuridico, sempre secondo Becciu. Allo stesso modo, il sito Vatican News, organo di stampa ufficiale del Santa Sede, aveva riportato alcune voci che si rincorrevano in Vaticano e che non definivano come diritto “la partecipazione alla vita della Chiesa, a cui ogni cristiano può prendere parte secondo il proprio stato. Nel caso dei cardinali questo può includere l’invito – talvolta personale – a partecipare ad alcune riunioni a loro riservate”. Una bocciatura, ancora una volta non ufficiale che però andrebbe in conflitto con la Universi Dominici Gregis, la costituzione apostolica che disciplina il periodo di “sede vacante” e stabilisce le norme per il conclave. La legge promulgata da Giovanni Paolo II definisce l’elezione del nuovo Pontefice come un «diritto» (articolo 33), tuttavia, aggiunge (articolo 38) che «tutti i cardinali elettori, chiamati dal decano o da un altro cardinale in sua vece, per partecipare alla scelta del nuovo Papa, sono obbligati, in nome della santa obbedienza, a rispondere alla convocazione e a raggiungere il luogo stabilito, a meno che non siano impediti da malattia o da altri motivi gravi, che però devono essere approvati dal collegio cardinalizio». In sostanza, la presenza al conclave viene presentata sia come un diritto sia come un obbligo. La posizione di Becciu potrebbe essere rivalutata proprio partendo dall’obbligo indicato da Giovanni Paolo II. Dunque, i dubbi restano. In un senso e nell’altro. Anche i cardinali, ieri mattina, continuavano a dribblare ogni domanda legata alla condizioni del prelato di Pattada: «Su Becciu non possiamo dire ancora niente», ha dichiarato il cardinale Fernando Filoni mentre arrivava in Vaticano per partecipare alla terza congregazione. «Becciu? Vedremo», ha detto invece il cardinale Giuseppe Versaldi.
Il docente «La sua posizione resta sospesa: cardinale non elettore per effetto di un atto recettizio non revocato». Vincenzo Pacillo, ordinario di Diritto Canonico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, non ha dubbi sul “caso Becciu”. «Nel 2020 Papa Francesco lo aveva costretto a rinunciare ai “diritti e privilegi” del cardinalato. In sostanza, conservava il titolo cardinalizio, ma cessava da ogni incarico nella Curia romana e perdeva il diritto di entrare in un futuro Conclave. Nel caso Becciu – spiega ancora Pacillo – la rinuncia alle prerogative cardinalizie è stata una dichiarazione recettizia di volontà proveniente dallo stesso Becciu: cioè un atto unilaterale che produce effetti giuridici solo se ricevuto e accettato dal destinatario. In diritto canonico una dichiarazione è recettizia quando per essere valida non basta manifestarla, ma serve che arrivi alla sfera giuridica dell’altro che, in questo caso, è il Papa. Papa Francesco ha accettato formalmente la rinuncia e l’ha resa pubblica: quindi l’atto è perfetto ed efficace». Il punto di vista del professore è chiaro: «Becciu resta cardinale solo honorifice, ma senza ius suffragii, dunque non può votare in conclave, né ius deliberandi, non partecipa ai lavori decisionali del Collegio. Ha ancora lo ius poenitendi, cioè può chiedere al Papa successivo di essere riammesso, ma fino a quel momento non potrà entrare nella Cappella Sistina a partecipare al conclave, anche se è sotto gli 80 anni».