Balascia, maxipale tra i nuraghi
Rispunta un vecchio progetto, Sos ambientalista
06 marzo 2011
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OSCHIRI. L'altopiano di Balascia è di nuovo in pericolo. L'oasi naturalistica, violata anni fa dalla costruzione di strade e dal cemento gettato per le fondamenta delle maxipale, rischia un altro assalto. Tra Oschiri e i rilievi del Limbara, hanno il loro habitat da sempre specie protette della flora e della fauna, ci sono sei nuraghi, sopravvivono importanti testimonianze geologiche. Eppure, come se il tempo si fosse fermato per poi ripartire all'improvviso, il processo di rilancio del vecchio progetto per la centrale eolica di Enel Green Power adesso si è rimesso in moto. La società, una delle più quotate d'Europa, ha presentato la richiesta di Via, la valutazione d'impatto ambientale. Gli oppositori hanno ancora pochi giorni per i ricorsi. Ma già si sta muovendo un ampio fronte ambientalista: l'obiettivo è quello di bloccare per la seconda volta il masterplan. Balascia è un caso emblematico. Il complesso granitico custodisce uno scrigno segreto di bellezze senza prezzo. Dall'altopiano si ammira un panorama mozzafiato, a 360 gradi: il Limbara, le Bocche, le vette della Corsica, il golfo dell'Asinara, il lago Coghinas, le piane di Ozieri e Oschiri. Tra boschi, elicriso, eriche, corbezzoli e sorgenti, una chiesetta meta di culto. Da millenni abitano da queste parti le rarissime lucertole del Bedriaga, martore, sparvieri, aquile reali. L'area area, sottoposta a una lunga serie di vincoli ambientalistici e archeologici, si trova proprio dinanzi a una zona d'interesse comunitario e rientra a nel parco del Limbara. Ma attorno all'altopiano, dal 2003, si è scatenato un conflitto, politico e giudiziario. Tutto dopo la presentazione dei primi piani Green Power. La società, qui vicino, ha realizzato la grande centrale del vento tra Erula e Tula, e un'altra in Alta Nurra. In tutt'Italia gestisce 31 complessi in grado di sviluppare una potenza complessiva di 445 mw. Su Balascia - alla fine di un batti e ribatti che ha visto contrastare le maxipale prima da WWF, Italia Nostra e movimenti locali per la difesa del territorio, l'ex governatore Renato Soru e poi la magistratura - il versante delle indagini penali si è risolto con un paio di oblazioni da duemila euro e la cancellazione delle ipotesi di reato. Sul campo, invece, sono rimaste, inalterate, le polemiche. Anche perché nel 2007 il Consiglio di Stato ha ribaltato la precedente sentenza del Tar, consentendo nei fatti un nuovo via libera alla società. Che infatti il 25 gennaio ha fatto pubblicare sui quotidiani la richiesta di Via e ripreso l'iter: 22 aerogeneratori, per un totale di 18,7 megawatt, allaccio alla stazione Coghinas. Così oggi, mentre si organizzano comitati per presentare le domande di opposizione, le associazioni ecologiste Gruppo d'intervento giuridico e Amici della Terra ribadiscono «la netta contrarietà all'eolico selvaggio». Aperto a diversi sviluppi, il sindaco di Oschiri, Piero Sircana, ex consigliere provinciale, alla guida di una giunta di centrosinistra con l'appoggio d'indipendenti: «Come amministrazione abbiamo avuto incontri con dirigenti di Enel Green Power a fine 2010, ma non ci siamo ancora espressi. Si è parlato della convenzione, che comunque andrà rivista». Quindi - è l'ovvia domanda - pensate di andare avanti nella trattativa? «Lo ripeto: si vedrà - è la replica del sindaco - La mia personale opinione è che lo stato dei luoghi a Balascia sia stato compromesso con i lavori del passato, e che siamo già circondati da crinali di altri comuni invasi da pale ben visibili e impattanti. È corretto comunque riservare a Balascia la giusta attenzione. Ma dobbiamo pensare ai nostri bilanci in difficoltà. Così, se il progetto non procederà, chiederemo senz'altro alternative concrete, a partire dal ripristino ambientale». Insomma, lo scontro originario pare destinato a ripetersi. Nel frattempo, però in questa stessa parte dell'isola sono sorti due mega-impianti eolici. Una è appunto la centrale di Tula, costruita da Green Power con una potenzialità per alimentare una città come Olbia. L'altra, quella da primato europeo della Falck Renewables, vicino a Buddusò. E allora, a prescindere da soluzioni tecniche sempre possibili, perché causare un sovraccarico nella magliatura di rete verso il Coghinas? E perché produrre tanta energia non esportabile? «In ogni caso - è la conclusione di Stefano Deliperi a nome del Gruppo d'intervento giuridico - proporremo un atto con le osservazioni nello specifico al procedimento di Via: a nostro avviso non sono state rispettate le procedure di pubblicazione del progetto e dello studio d'impatto ambientale sul sito internet della Regione». (Pier Giorgio Pinna)
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