L'uxoricida: «Ero esasperato dai soprusi»
Enrico Carta
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Gli inquirenti lasciano la casa subito dopo il delitto, oggi il giudice si pronuncia sulla richiesta di custodia cautelare A sinistra, luxoricida Renzo Brundu e la vittima Katia Riva Cabras, Renzo Brundu racconta che la moglie detestava i suoi amici e giocava a videopoker
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CABRAS. È pentito, ma non trova risposte. Soprattutto non trova quelle che vorrebbe dare a se stesso. Però parla e per quasi tre ore chiarisce al giudice per le indagini preliminari, Francesco Alterio, tutto quanto è accaduto domenica in via Regina Margherita. Quella maledetta domenica di sangue in cui il pescatore Renzo Brundu, dice, «Ho perso la testa». È la prima cosa che fa. Durante l'interrogatorio di garanzia che si è svolto in carcere, il pescatore di 50 anni ricorda chiaramente quello che è successo sin dalla prima mattina. Ha in testa tutti i particolari di quelle ore che hanno preceduto l'omicidio a coltellate della compagna Katia Riva, 39 anni. Il movente: l'esasperazione per un rapporto mai sereno e che continuava a scontrarsi contro insormontabili ostacoli quotidiani. E' stato questo ad armare la mano di Renzo Brundu. Stando ovviamente alle sue parole, l'uomo era stanco di essere vessato e domenica, di fronte all'ennesima prepotenza subita non ci avrebbe visto più. Ha perso il controllo, la sua mente è andata oltre e ha compiuto il gesto dal quale ora non si torna indietro. Un gesto che lascia due figli orfani della madre e un padre che rischia di stare in carcere per lunghissimo tempo. Quel tempo che si è fermato domenica mattina. Renzo Brundu ha raccontato di essersi alzato presto e di essere andato a fare una passeggiata. Al rientro pensava che sarebbe andato al mare con tutta la famiglia, invece è scattato il primo scontro verbale con la compagna. A quel punto è uscito con uno dei due figli per fare un giro in paese. Non ha tardato, ma quando è rientrato a casa sarebbe iniziato un nuovo diverbio. Pochi attimi o qualche minuto, difficile dire quanto sia andato avanti il litigio. L'unica certezza è il modo in cui si è concluso. Il racconto del pescatore coincide con quanto già avevano accertato gli agenti della Mobile, coordinati dal dirigente Pino Scrivo, che hanno effettuato i rilievi e ricostruito la dinamica dell'omicidio. Renzo Brundu avrebbe afferrato un coltello e si sarebbe scagliato contro la compagna che è stata colpita con un primo fendente. Lei ha cercato la fuga fuori di casa ma è stata afferrata e trascinata nuovamente dentro e colpita ancora e ancora. Quattro volte, quattro coltellate che l'hanno finita. Niente di nuovo quindi rispetto a quanto gli inquirenti già conoscevano. Le novità riguardano invece il movente, che sino a ieri mattina era rimasto quasi oscuro anche se le voci che iniziavano a rincorrersi avevano già dato le prime risposte. Si attendeva la versione di Renzo Brundu, che come preannunciato dall'avvocato difensore Cristina Puddu, è arrivata proprio al momento dell'interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di piazza Manno a Oristano, alla presenza del pubblico ministero Rossella Spanu. È una versione che attende riscontri investigativi, ma che comunque non fa altro che ribadire quel che a Cabras si andava sussurando sin da domenica mattina, cioé che il rapporto tra i due era più che logoro. Ed è su questo aspetto che ha puntato le domande il giudice per le indagini preliminari, Francesco Alterio. Soldi, spese, lavoro, lotterie, giochi, amici, figli. C'è di tutto e di più, c'è una vita di coppia in cui la concordia non era realtà e i litigi erano qualcosa di più delle discussioni che in ogni famiglia avvengono. Pietro Brundu ha spiegato che Katia Riva avrebbe avuto spessissimo un comportamento aggressivo nei suoi confronti: gli avrebbe chiesto di lasciare il lavoro da pescatore che svolgeva sin da ragazzo, perché a lei non piaceva, non avrebbe gradito alcune amicizie del compagno, avrebbe tenuto per sé i soldi dell'unico stipendio che entrava in casa e, in alcune occasioni, li avrebbe spesi per lotterie o videopoker. Cosa che Renzo Brundu ha detto di aver appreso da altri compaesani. Al giudice l'imputato ha detto di non aver mai mosso un dito contro la sua compagna in tutti questi anni. Di non aver mai aggredito qualcuno in vita sua. Quel «mai» domenica mattina è stato cancellato. Ha detto di essere «esasperato e di aver reagito dopo essere stato aggredito e insultato per l'ennesima volta». È in quel momento che ha «perso la testa» credendo di cancellare i soprusi subiti in anni di convivenza brandendo il coltello e colpendo quello che per lui in quel momento era diventato un bersaglio. È stata la fine di una maledetta domenica che ora segnerà tragicamente i giorni di chi resta. Soprattutto quelli di chi, tra qualche anno, inizierà a capire che quella in cui vive è una famiglia in cui la violenza ha cancellato la madre. Oggi invece si deciderà la sorte prossima di Renzo Brundu. Il giudice scioglierà in mattinata la riserva sulla richiesta di custodia cautelare in carcere formulata dal pm, al quale la difesa si è opposta chiedendo i domiciliari.
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