Quel milione pagato da Formigoni per Villa Li Grazii
Il presidente della Lombardia aiutò il confratello Perego a comprare da Daccò con un forte sconto a Porto Cervo
INVIATO A PORTO CERVO. Fabio Papaccio, il notaio che il 28 ottobre del 2011 stipulò, nel suo studio di Tempio, l’atto di compravendita tra la “Limes srl” di Milano che vendeva ad Alberto Perego, commercialista di Milano, una villa a Porto Cervo per tre milioni di euro ha, doverosamente, fatto le cose in regola. Tutto registrato, e nulla è sfuggito ai pubblici ministeri di Milano che indagano sugli inghippi nel mondo della sanità privata di Pierangelo Daccò, l’uomo d’affari che vantava amicizie altolocate quali il governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Al quale, dice, pagava le vacanze estive, barche, alberghi, i pranzi di Natale e le ferie di Capodanno, spendendo cifre da capogiro. «Tutte falsità – ha ribadito ieri il governatore Formigoni –, se qualcuno prova che ho ottenuto privilegi da Daccò in cambio di favori della Regione Lombardia mi dimetto». Pare di sentire un ex ministro che minacciava di denunciare chi pagò, a sua insaputa, una casa con vista sul Colosseo. Roberto Formigoni, al vertice dei “memores domini”, il gruppo d’elite di Comunione e Liberazione che ha fatto voto di castità, obbedienza e povertà, vive in un condominio milanese con altri membri della congregazione dei “memores domini”, e divide le sue stanze con il commercialista Alberto Perego, l’acquirente della villa smeraldina da tredici vani, piscina e vista mozzafiato sul Cala di Volpe realizzata dall’imprenditore Pierangelo Daccò sulle alture di Abbiadori e venduta dalla “limes srl” di Erika Daccò. A “Li Grazii” (le grazie) Roberto Formigoni e il suo confratello memores avrebbero trascorso parte delle vacanze estive dello scorso anno, in vista dell’acquisto perfezionato in ottobre. Sette giorni prima che Pierangelo Daccò, il faccendiere della sanità lombarda, finisse in cella per lo scandalo della Fondazione San Raffaele, arresti rinnovati nell’aprile scorso per il fondi neri dell’altro colosso della sanità lombarda, il gruppo Maugeri. I magistrati milanesi vogliono sapere perché una villa valutata attorno ai cinque milioni di euro sia stata ceduta per tre milioni, uno dei quali versati (è documentalmente accertato attraverso i bonifici bancari) da Formigoni all’amico fraterno Alberto Perego. Sulla cima di “Monti tundi”, la collina che domina sul golfo del Pevero e la baia del Cala di Volpe, i magistrati hanno appuntato una loro bandierina, dopo l’arresto dell’ex assessore alla sanità della Regione Lombardia, Antonio Simone, ex dc e storico esponente di Comunione e Liberazione. La cui moglie Carla Vites ha spiegato, in una lettera al “Corriere”, come si svolgevano le vacanze di Formigoni nell’isola. Tra ristoranti esclusivi, come il “Pedrinelli” e l’approdo riservato al Sestante, il molo di ponente della marina di Porto Cervo, quello più vicino alla “Stella Maris”, la chiesa smeraldina dove Roberto Formigoni si recava quasi ogni pomeriggio per assistere alla messa celebrata da don Raimondo Satta. Vacanze mistiche, tra contemplazione, preghiere mattutine e vespri serali, e cene a base di aragoste. Vita poco consona al suo status laico monacale, del quale il governatore si è detto sinceramente pentito.
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