La Nuova Sardegna

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Il giudice dice no alla vendita della casa all’asta

di Elena Laudante
Il giudice dice no alla vendita della casa all’asta

Le vicissitudini di un parrucchiere: la banca non gli aveva notificato la cessione del mutuo

16 maggio 2013
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SASSARI. Contro due giganti, Equitalia e l’ex Banca Nazionale del Lavoro, e pure contro i meccanismi contorti dell’alta finanza, che gli avevano fatto perdere le tracce del suo mutuo. Un parrucchiere di Li Punti è riuscito a strappare la sua casa dalle mani di entrambi i creditori che stavano per venderla all’asta, quando lui aveva smesso di pagare le rate di un prestito divenuto “introvabile”. Rivenduto dalla banca che l’aveva concesso a un altro soggetto, rimasto a lui ignoto per mesi.

Antonello Porcu, 50 anni, titolare di un salone di bellezza, ci aveva messo mesi a capire chi avesse comprato il suo debito, per effetto della cartolarizzazione. Solo dopo aver pagato due rate a vuoto su conti correnti sbagliati, aveva smesso di versare. Nel frattempo però il debito si accumulava. E avrebbe rischiato di fargli perdere il suo appartamento, se il giudice delle esecuzioni non avesse bloccato l’asta, qualche giorno fa. Il magistrato Maria Grixoni ha sospeso una procedura che rischiava d’essere ineluttabile, perché il debito c’era tutto. E il creditore che aveva azionato la leva dell’incanto aveva, teoricamente, diritto a ottenere il ristoro. Ma al giudice un anno fa i legali di Porcu, gli avvocati Rita Vallebella e Franca Lendaro, avevano fatto capire che quel processo di vendita del credito, cioè la cessione del mutuo, non era stata fatta a regola d’arte.

Per chiarire la storia bisogna partire dal 2009, quando Porcu – che nel 2007 aveva ottenuto un prestito dalla finanziaria Meliorbanca – improvvisamente non riesce a pagare le rate. Gli addebiti sul suo conto non vanno a buon fine. Così chiama il suo istituto e chiede via raccomandata alla Bnl il conteggio del mutuo, «non riuscendo più a comprendere la situazione», scriverà nel ricorso al giudice. Meliorbanca non risponde, salvo che attraverso una telefonata nella quale lo informano solo della cessione del “suo” debito. Per altre informazioni avrebbe dovuto sentire la banca Bnl gruppo Bnp Paribas. La quale fornisce un nuovo numero di bonifico in favore di un altro soggetto, la Efam.

L’odissea però non è finita. A gennaio 2010, Porcu riceve una lettera preoccupante: un soggetto nuovo, l’istituto Italfondiario Spa, che agisce per conto della banca Bnp, gli intima di pagare l’intero mutuo, 149mila euro, oltre a interessi e spese, a causa di una «risoluzione del contratto» del quale, però, Porcu non era mai venuto a conoscenza. Solo allora capisce che il suo mutuo era stato ceduto da Meliorbanca ad altra società, che a sua volta l’aveva rivenduto. Solo che si sarebbero dimenticati, o almeno dell’avviso non è emersa prova, di informare Porcu attraverso la Gazzetta ufficiale, pubblicazione obbligatoria per legge.

In aula la Italfondiaria, rappresentata dall’avvocato Alessandro Mancaleoni, quel documento ha giurato di averlo. Ma non l’ha portato. E il giudice ha dato ragione al parrucchiere, sospendendo l’asta. Equitalia, in nome del nuovo corso, non si è opposta.

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