La Nuova Sardegna

Sospiri di Ozieri, il new style Peano tra Arabia e Brasile

Sospiri di Ozieri, il new style Peano tra Arabia e Brasile

Gli artigiani del dolce alla conquista di nuovi mercati Tutto in famiglia: mobilitati padre, madre e figlio

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OZIERI. Tutto in famiglia. Mamma Rita amministratrice, papà Michele chef globetrotter, creatore dell'azienda "Peano artigiani del dolce" e ideatore del new style dei "sospiri" che da Ozieri finalmente viaggiano in rinnovata confezione per il mondo. Incartati e reclamizzati in tre lingue. Poi c'è l'erede, il figlio Davide, responsabile della produzione. Che ha i suoi numeri da far valere sul mercato delle piccole e medie imprese agroalimentari che rappresentano l'ossatura del made in Italy e che potrebbero essere una spina dorsale molto più robusta per l'economia sarda. Dall'aziendina virtuosa del "piccolo è ancora bello" nella zona San Nicola, alle porte del capoluogo del Logudoro, partono 5 tonnellate di raffinatissimi dolci ricoperti di cioccolato. Sotto Natale, i corrieri-espresso hanno il loro daffare ritirando e consegnando pacchi.

Verso altre prospettive. Tradizione e innovazione insieme. Con criterio e metodo. Dolci con ricetta antica ma moderni apprezzati in Sardegna e in Italia. Hanno fatto anche il grande salto visto che sono riusciti a penetrare nel nuovo mondo che conta: quello degli Emirati Arabi Uniti dove in questi giorni, nel grande centro fieristico di Abu Dhabi, trovate l'esposizione completa dei tradizionali dolci nati attorno a Su Càntaru e poi diffusi in tutta l'isola, dal Sulcis alla Gallura. Lo scorso giugno il nome di Ozieri trionfava alla fiera di San Paolo del Brasile. Il prossimo gennaio appuntamento confermato ancora tra Golfo Persico e penisola Araba, a Dubai. Poi OltreManica. Ci sarà Londra. E la riconferma dei rapporti col Barheim dove le delizie della società "Peano artigiani del dolce" sono entrate negli scaffali della grande distribuzione dei centri commerciali di proprietà di Noura Bint Ebrahim al Khalifa, principessa del piccolo-potente Stato che vive di petrolio. «È l'export il nostro grande sogno e il nostro impegno quotidiano anche se il mercato regionale ci sta dando ottime soddisfazioni perfino in questi momenti di crisi decisamente nera», dice Rita Cherchi, 46 anni, mentre sigilla alcuni cartoni di "sospiri" da inviare a due rinomati negozi di via della Spiga a Milano, in via Frattina a Roma e a due rivenditori di Firenze e Verona.

Marchio sardo-piemontese. Ha le sue origini sotto le Alpi, a Boves, da dove - inizio Novecento- giunge Francesco Peano per la produzione su scala quasi industriale dei primi carri da buoi. Tanti carri per allevatori, artigiani, commercianti del Logudoro, del Meilogu e della Nurra. Dopo i carri è la volta dei trattori. Se ne occupa il figlio, Antonio Peano. Il tutto a Chilivani, lato stazione, con Ozieri che si impone per il saper fare. Nell'isola della disperazione negli anni della guerra è un'oasi di mini-industrialismo. Anche il dopoguerra mostra le sue crepe nonostante alcune oasi di boom economico. Ed ecco che Pietro l'ozierese, uno figli di Antonio Peano, parte per la Germania, lavora in una fabbrica farmaceutica. Proprio qui - 1964 - nasce Michele, a Koenigstein, paesino vicino a Francoforte. Studia in un istituto alberghiero, diventa cuoco e subito inizia a peregrinare per il mondo, "ma era una mia scelta di vita, volevo conoscere altri Paesi, altre culture, altre gastronomie".

La storia. Poca gavetta e quasi subito capo chef nei migliori ristoranti della Svizzera e della Francia, in Inghilterra lavora da Braay, 3 stelle Michelin, Wather Side Inn. Prova a tornare in Sardegna. «Faccio due stagioni disastrose a Budoni eppure potevo scegliere fra il Giappone, Tokyo, e Tampa in Florida. Decido invece di tornare a Ozieri, il paese di mio padre. Nel 1967 apro una pizzeria: la barca arranca ma va».

Perché solo le pizze? La svolta è di un anno dopo quando Michele conosce e sposa Rita Cherchi, ultima di 5 figli di Nanneddu di Bultei e Cicita Satta di Ozieri. Rita si ferma con gli studi alla terza media ma ha una voglia matta di fare, di lavorare comunque e dovunque, prima domestica, poi commessa per 12 anni in un supermercato. E allora che non sia più solo una pizzeria ma si può osare anche con una pasticceria e cioccolateria, partendo dal solco della tradizione ozierese dei sospiri. Basta un po' di innovazione.

Le attese. Dice Rita: «Nel 2000 apriamo un piccolo laboratorio in via Stazione. I sospiri classici in primo piano ma anche con le varianti al mirto, al cioccolato, all'arancia, nascono le creazioni Disizzos con mandorle tostate, miele, canditi, il tutto ricoperto da cioccolato fondente. Dopo Disìzzos - e siamo al 2008 - creiamo Ammèntos, a base di nocciole e poi ancora Sentìdu con noci e miele. Il mercato risponde bene. E non è solo il mercato ozierese. La pizzeria resta in piedi, se ne occupa Gianfranco, primogenito. Davide sceglie di lavorare non noi. Adesso Michela è piccola, chissà se anche lei si occuperà di mandorle e cioccolato».

E le materie prime? La parola a Michele maitre chocolatiere. «Facciamo di tutto per acquistare in Sardegna ma molto spesso il prodotto base - le mandorle - non si trovano. E dobbiamo rivolgerci all'estero. Nell'isola troviamo le uova, partecipiamo sempre alla raccolta di fondi per l'Ail, l'associazione italiana per le leucemie, è un gruppo di volontari che ci fa trovare uova di ottima qualità. Nell'isola, soprattutto nel Campidano di Cagliari, riusciamo ad acquistare mandorle, nocciole della zona di Belvì-Aritzo e un centinaio di chili di noci. Ma è una fatica, perché trovi piccole quantità da ogni singolo produttore. La maggior parte dobbiamo, per forza di cose, importarli. Il cioccolato che utilizziamo è di diverse tipologie a seconda della lavorazione: proviene dall'Africa e dall'America centrale. Stiamo molto attenti alla qualità delle materie prime. Tutte le tipologie di cioccolato utilizzato hanno la caratteristica di contenere burro di cacao e non grassi idrogenati.e mai aromi artificiali ma solo vaniglia naturale. La quantità di cacao cioccolato fondente è di almeno il 60% e del 39% per il latte. Sono invece totalmente sarde le bacche di mirto, le arance e i limoni. Purtroppo adesso neanche lo zucchero è sardo, prima acquistavamo a Villasor».

Sardegna Bengodi? Neanche per sogno. Michele Peano segnala «il fatto positivo di lavorare in una regione dove la qualità della vita è decisamente superiore al resto dei Paesi europei. Il sole da noi è una risorsa, quando ricordo il cielo grigio di Francoforte o di Londra mi rattristo. Io godo anche nell'osservare i nostri paesaggi». Ma - nel fare impresa in Sardegna, in Italia - ci sono tanti punti di debolezza. Rita Cherchi mostra un dossier infinito di circolari "il più delle volte inutili in arrivo dagli enti pubblici".

Caos e disguidi. Michele denuncia l'eccesso del groviglio della burocrazia. Fa un esempio per tutti, quando la ditta individuale diventa società cooperativa e può accedere ad alcune agevolazioni. La nuova società viene costituita nel febbraio 2012. «Ancora oggi non siamo riusciti a ottenere l'iscrizione all'albo delle cooperative, procedura che dipende dal ministero dello Sviluppo economico e, in sede locale, dalla Camera di commercio. Noi abbiamo fatto tutto, siamo stati dal notaio, presentata tutta la documentazione. Sono già passati venti mesi e non abbiamo avuto il solo numero di registrazione. Sono falliti cinque tentativi di iscrizione telematica. Nessuno, né a Sassari né a Roma, ci sa dare spiegazioni. Il tutto si traduce, soltanto per una piccola azienda come la nostra, nella perdita di un finanziamento di 20mila euro su un investimento di 40mila. Ma è possibile andare avanti in questo modo? Questi inghippi rovinano tutta l'Italia. Colleghi miei tedeschi, francesi e svizzeri restano sbalorditi davanti a questo nostro pasticciaccio burocratico». Come superate questi pasticci? «Con un sospiro, tra disizzos, ammentos e sentìdu: debellano lo stress da burocrazia».

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