La Nuova Sardegna

Lingua blu, lo scandalo dei vaccini contagiosi: danni per oltre 100 milioni

di Alessandro Pirina
Lingua blu, lo scandalo dei vaccini contagiosi: danni per oltre 100 milioni

Cualbu (Coldiretti): uccisi 500mila capi di bestiame. Per la prima volta sono comparsi focolai al di sopra dei 700 metri

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SASSARI. Cento milioni di euro. È questa la stima dei danni fatta dalla Coldiretti sull’epidemia della Lingua blu. Una strage di pecore e capre che in pochi anni ha mandato al collasso il sistema agropastorale isolano, costringendo migliaia di allevatori ad assistere inermi all’estinzione delle loro greggi. Un’ecatombe che, alla luce di quanto è emerso dall’inchiesta della Procura di Roma sulla banda dei vaccini, fa gridare di rabbia i pastori di tutta l’isola. Il rimedio per evitare il contagio delle pecore, in realtà, sarebbe stato il mezzo per diffondere ulteriormente la malattia. Il tutto a vantaggio di un’organizzazione di dirigenti pubblici e manager di aziende farmaceutiche che, come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, avrebbe avuto a capo Romano Marabelli, ai tempi direttore generale del Dipartimento alimenti e sanità veterinaria, ma oggi Segretario generale del ministero della Salute. «Se così sono andate le cose i pastori sardi devono avere giustizia – tuona Battista Cualbu, presidente di Coldiretti –. Tra la perdita dei capi e il mancato reddito causato agli allevamenti dall’infezione possiamo parlare di un danno per il sistema agropastorale di oltre 100 milioni di euro. Un vero e proprio massacro produttivo ed economico su cui deve essere fatta piena luce. Siamo stati i primi a dichiarare che ci saremmo costituiti parte civile in un eventuale processo. Siamo lieti che anche la Regione abbia deciso lo stesso».

La strage delle pecore. In 14 anni - era il Ferragosto del 2000 quando la Lingua blu comparve in un ovile delle campagne di Pula - sono oltre mezzo milione i capi di bestiame uccisi dal virus. Solo per il primo anno le stime parlavano di 270mila animali morti o abbattuti. Una strage che è andata avanti fino a oggi. «Ma questi numeri non tengono conto degli animali rimasti vivi che non hanno più potuto produrre reddito – dice ancora Cualbu –. I danni vanno oltre i capi che abbiamo perso. Il calo della produzione del latte è stato notevole. Lo può testimoniare qualsiasi cooperativa. Buona parte delle pecore che si salvano non riesce più ad accoppiarsi o non porta a termine la gravidanza. È come avere dei maschi. Animali che comportano solo spese». Per indennizzare la mancata produzione la Regione ha stanziato 28 milioni di euro, ma la Ragioneria dello Stato ha cassato il provvedimento per un cavillo burocratico. «Siamo fiduciosi che tutto rientri, la Regione ha presentato ricorso. In questo modo ai circa 200 euro che ci vengono dati per ogni capo morto potremmo aggiungere anche un 20 per cento in più per la mancata produzione».

Focolai in altura. L’epidemia di Lingua Blu, comunque, non sembra arrestarsi. Ultimamente sono stati scoperti focolai anche oltre i 700 metri, ovvero in quei pascoli che finora erano stati risparmiati dall’epidemia. «Il vaccino di quest’anno – dice ancora Cualbu – non ha fatto registrare effetti collaterali. Evidentemente è stato testato nel modo giusto. Non come il primo: ho ancora davanti agli occhi le mie pecore che si contorcevano per terra. Al di là di questo, è arrivato il momento di mettere da parte le polemiche e lavorare per una migliore prevenzione».

La Regione. Anche l’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, dopo aver annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile in caso di processo contro la banda dei vaccini, propone un maggiore coinvolgimento di agenzie agricole e Asl. «Un lavoro che, se attivato per tempo, può permettere di riconoscere i sierotipi del virus e far testare in greggi campione i vaccini. Asl, Ara, Agris, Istituto zooprofilattico e gli altri attori del settore devono mettere in moto azioni di coordinamento e governance, in passato spesso assenti. Siamo fra i primi che vengono colpiti dai virus che arrivano dall’Africa e possiamo essere i primi a studiarli e a proporre al resto dell’Europa gli antidoti».

Le reazioni politiche. Sull’inchiesta della Procura di Roma interviene anche il Partito sardo d’azione. «Quanto emerge a proposito dei danni e dei vaccini conferma la giustezza delle nostre denunce – sostengono il presidente Giacomo Sanna e l’ex consigliere regionale Pasqualino Manca –. Dieci anni fa siamo stati i soli a combattere contro una scelta scellerata e strumentale, calata da Roma nell’isola, con la complicità miope e stolta di chi allora governava la Regione, di tutte le forze politiche, delle associazioni di categoria, di alcuni folcloristici leader del mondo agropastorale e di parte del mondo accademico. Gli stessi che oggi si stanno agitando nel ricercare altrove responsabilità che gli sono proprie». Anche gli indipendentisti di A Manca denunciano sulla vicenda «la palese responsabilità politica del sistema coloniale che governa la Sardegna».

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