La Nuova Sardegna

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È finita la fuga di Germani il “padrino” corso

di Piero Mannironi
È finita la fuga di Germani il “padrino” corso

È stato fermato a Parigi nel quartiere degli affari. Era latitante dal luglio del 2011

07 dicembre 2014
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AJACCIO. Le sue tracce si erano perse nel luglio 2011 a Libreville, in Gabon: una prenotazione in un albergo per lui, la moglie, i due figli e i suoi fedelissimi luogotenenti Frédéric Federici e Stephane Luciani. Jean-Luc Germani, l'uomo più ricercato di Francia, il nuovo “padrino” della mafia corsa, era sparito nel nulla. Negli ambienti della polizia e del Renseignements Généraux, il servizio segreto del ministero dell'Interno, si riteneva che si fosse spostato in Congo, protetto da Michel Tomi, il “padrino dei padrini”: un ex croupier di origine corsa diventato un potentissimo uomo d'affari che governa tutte le case da gioco nei paesi africani francofoni, possiede due compagnie aeree (la Afrijet e la Gabon Airlines) e con la sua holding Kabi condiziona la politica di paesi come il Gabon, il Marocco, il Camerun, il Congo e il Mali. Ma Tomi è soprattutto l’uomo che si muove disinvoltamente nelle stanze segrete del potere francese. Amico dell’ex uomo forte dell’Ump ed ex ministro dell’Interno Charles Pasqua, qualche anno fa è stato condannato per aver finanziato la sua campagna elettorale. Gli uomini di Tomi, chiamati i Corses d’Afrique, secondo le rivelazioni di Bernard Bonnet (ex prefetto della Corsica dopo l'assassinio di Claude Erignac) avrebbero dato più di una volta una mano alla diplomazia sporca dei servizi segreti francesi. Per esempio, avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella cattura in Sudan del superterrorista Ilich Ramírez Sánchez, meglio conosciuto come Carlos lo Sciacallo

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Il cognato di Charly le Menteur. Per tre anni Germani, l'uomo che è riuscito con un'offensiva di spaventosa violenza a scomporre la geografia del grande banditismo corso, era diventato un'ombra. Inafferrabile, invisibile. Per dire la verità, nell'ultimo anno erano circolate alcune voci secondo le quali aveva lasciato il suo rifugio africano. Negli ambienti della polizia francese circolavano da oltre un anno voci secondo le quali il “padrino” era tornato in Corsica, ma una pista investigativa portava al nord Sardegna da dove Germani - si diceva - seguisse i suoi affari.

La fuga del “padrino” è finita la mattina di giovedì 27 novembre a Parigi. Ingrassato, con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, gli occhiali da sole e un berretto calato sulla fronte, il “padrino” era irriconoscibile. Quando la polizia l’ha bloccato era alla guida di una Bmw nera.

Originario di un villaggio vicino a Bastia, 49 anni, è entrato nel giro grosso della malavita corsa quando sua sorella Sandra è diventata la moglie di Richard Casanova, detto Charly le Menteur, il bugiardo. Affasciante e carismatico, originario di Cap Corse, Casanova era uno dei fondatori della potente Brise de mer, un’organizzazione criminale che aveva preso il proprio nome dal piccolo bistrot nel porto vecchio di Bastia, dove si riunivano i suoi aderenti. Tra il 1981 e il 1983 avevano annientato il regno dei vecchi padrini dell’alta Corsica Louis Memmi e Gérard Ziglioli. Una strage: oltre venti omicidi, tra i quali anche i due vecchi boss.

Nel 1990 il colpo del secolo che li proietta nella ristretta aristocrazia della mala francese: penetrano nel caveau dell'Unione delle Banche Svizzere di Ginevra e fuggono con 31 milioni di franchi svizzeri, qualcosa come 20 milioni di euro. Per la polizia il cervello di questo colpo incredibile è proprio Richard Casanova. Che svanisce nel nulla: per 16 anni diventa un fantasma. Ma Charly le Menteur, nonostante la latitanza, secondo i giornali francesi, continua a gestire i suoi affari sporchi e a tessere rapporti diplomatici con imprenditori spregiudicati come Michel Tomi e Robert Feliciaggi, politici e perfino con pezzi da novanta dei servizi segreti come Bernard Squarcini, detto Le Requin, Lo squalo.

Un universo impenetrabile. La Brise de mer diventa padrona dell’Alta Corsica, controlla gli affari che contano a Marsiglia e si impadronisce delle case da gioco di Parigi. Ma non basta, stringe alleanze con la mafia russa e con ambienti della camorra napoletana. Il nocciolo duro della banda è composto da 12 uomini: Georges Seatelli, i fratelli Francis e Pierre-Marie Santucci, i fratelli Francis, Angelo e Paul Guazzelli, Robert Moracchini, Francis Mariani, Maurice Costa, Aimé Guerini, Richard Casanova e Dominique Rutily. Per la commissione parlamentare d’inchiesta Forni sulla criminalità in Corsica «è un universo sotterraneo impenetrabile».

Con l’altro sistema mafioso, quello della Corsica meridionale, che fa capo al padrino Jean-Jerome Colonna, un boss all’antica, c’è un patto di desistenza. Gli equilibri si rompono con la morte di Colonna nel 2006 in un misterioso incidente stradale vicino a Propriano. Il vuoto di potere scatena una serie terribile di regolamenti di conti: ad Ajaccio la gang del Petit bar, che aveva un rapporto di collaborazione criminale con i luogotenenti di Colonna, i fratelli Michelosi, cerca di affermarsi come entità autonoma e si scontra con il blocco di potere del clan Orsoni. Il cervello della banda è considerato Jacques Santoni, tetraplegico dopo un incidente motociclistico, che pianifica e dà ordini dal letto di casa sua.

Il duello tra i due “baroni”. La “guerra” scatenatasi nel sud della Corsica “contamina” anche il nord. Ed esplodono così i dissidi tra i due “baroni” della Brise de mer, Francis Mariani e Richard Casanova. Mariani, sanguigno e violento, è ancora affamato di potere e di soldi, mentre Casanova, raffinato e freddo calcolatore, crede più in strategie di investimento nell’economia legale. Per questo grazie all’amicizia di Jean-Luc Codaccioni, uomo di fiducia dell’onnipotente Michel Tomi, riesce a ottenere il “lasciapassare” per investire nel sud dell’isola. Più esattamente a Porto Vecchio, dove ha in mente di costruire 24 ville di lusso. E proprio a Porto Vecchio, il 28 aprile 2008, Charly Le Menteur viene ucciso a colpi di mitra. L’omicidio, il 16 giugno dello stesso anno, di Jean-Claude Colonna, cugino ed erede del vecchio Jean-Jé, fanno pensare a una vendetta legata alla morte di Casanova. Il ragionamento è semplice: non puoi uccidere un boss del calibro di Casanova senza l’autorizzazione del padrino che “regna” in quel territorio, cioè, Colonna: se non è coinvolto nel delitto allora Colonna ha dato il via libera. Ma sarà un certo Claude Chossat, “uomo tuttofare” di Mariani, a rompere la legge dell’omertà, rivelando: «Mariani ha ucciso Casanova».

La fine degli intoccabili. Intanto era cominciata una catena di delitti che stava sbriciolando la Brise de mer. È la fine degli intoccabili. Il 3 luglio e il 12 ottobre 2008 vengono assassinati Daniel Vittini e Jean-Claude Tasso, uomini vicini a Mariani. Il 12 gennaio 2009 è la volta dello stesso Mariani: viene ucciso da una bomba telecomandata in un hangar vicino a Casevecchie. Poi è la volta di Pierre-Marie Santucci (11 febbraio 2009) e di Francis Guazzelli (11 novembre 2009).

Non ci sono prove, ma fortissimi sospetti: dietro quei delitti potrebbe esserci la vendetta terribile di Jean-Luc Germani, il cognato di Casanova. Che infatti si presenta con i suoi uomini più fidati nella casa da gioco “Circle Wagram”, a Parigi, controllato dalla Brise de mer. «Era di Richard – dice – e oggi ce lo riprendiamo». Secondo la magistratura parigina la casa da gioco era una “lavatrice” di denaro sporco.

Charly le Menteur aveva sempre creduto in quel giovane che si era fatto le ossa nel temuto clan Federici. Un gruppo criminale su base familiare conosciuto come i Berger de Venzolasca, i pastori di Venzolasca, dal nome del loro paese appollaiato su un poggio a sud di Bastia. Rispettati e temuti al punto che perfino i boss della Brise de mer hanno sempre evitato contrasti con loro. Il “padrino” del clan, Ange-Toussaint Federici, detto Santu, è diventato famoso in Francia per quella che è passata alla storia come la strage nel Bar des marroniers. Il dissidio sulla spartizione del mercato della droga e delle slot-machine a Marsiglia con il boss magrebino Ferid Berrhama era stato risolto da Santu il 4 aprile del 2006 con le ragioni dei kalashnikov e dei fucili a pompa: Berrahma e i suoi luogotenenti Heddie Djendelli e Rodouane Baha erano stati massacrati senza pietà. Negli ambienti della mala marsigliese, Berrhama era conosciuto come Le Rotisseur, l’arrostitore, per la sua abitudine di bruciare i nemici.

I due luogotenenti. È questo l’ambiente nel quale si è formato Jean-Luc Germani. Con l’arresto di Ange-Toussaint Federici, Jean-Luc mette insieme le nuove leve della gang di Venzolasca e recupera i vecchi amici di Richard Casanova. I suoi luogotenenti sono Stéphan Luciani, bastiaccio, Antonione Quilichini, detto Tony le boucher (Tony il macellaio)e Frédéric Federici, figlio di Santu. Quilichini è l’uomo che garantisce i contatti e i buoni rapporti con il clan Orsoni ad Ajaccio. In passato, infatti, aveva fatto parte dei guerriglieri dell’Flnc-canal habituel e della loro vetrina legale, l’Mpa. Cioè il blocco nazionalista guidato proprio da Alain Orsoni.

In Corsica le guerre si combattono anche con le delazioni e i tradimenti. Perciò oggi nell’Isola di Bellezza la domanda è: chi ha tradito Germani, l’ultimo “padrino”?

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