Il massacro dei fratellini Fumu a Sa Serra, un caso irrisolto da 47 anni
Il 5 ottobre 1977, vicino Padru, l’omicidio di Laura e Paolo, 9 e 7 anni: non è mai stato individuato il colpevole
Padru Li avevano trovati lungo il letto di un fiumiciattolo che scorre placido tra la terra e la vegetazione. Prima lui, Paolo, sette anni, e poco dopo lei, Laura, di nove anni. Fratello e sorella. Soffocati e finiti a colpi di pietra da qualcuno che, forse, è ancora in circolazione, che non ha mai pagato. È il 5 ottobre del 1977 e la minuscola frazione di Sa Serra, ai tempi territorio comunale di Buddusò e adesso all’interno dei confini di Padru, piomba in un incubo forse destinato a durare per l’eternità. Il mostro che ha trucidato i fratellini Fumu non ha ancora un nome. Sono passati 47 anni e l’aula del tribunale, per la morte di Laura e Paolo, è sempre rimasta vuota. E se il tempo passa e pian piano cancella i ricordi, non vale la stessa cosa per Laura Fumu. È la sorella dei due bimbi morti ammazzati, nata alcuni anni dopo e che porta lo stesso nome di una bambina che oggi sarebbe una donna di 56 anni. Ieri, nel 47esimo anniversario di quello che è uno dei fatti di cronaca più atroci e sconvolgenti in Sardegna, è tornata a far capire a tutti che lei, nonostante gli anni, in un certo senso nella giustizia ci crede ancora. Su Facebook ha quindi digitato: «Come avete fatto a vivere tranquillamente, a ridere sereni, semplicemente a dormire per ben 47 anni con questo immenso peso nella coscienza, come?! Cinque ottobre 1977, non dimentico, non perdono e aspetto...».
I due fratellini Laura e Paolo sono i figli di Felice Fumu, guardia forestale, ex consigliere comunale di Buddusò ed esponente locale della Dc, e di Maria Erre, casalinga. La famiglia Fumu vive nella frazione di Sa Serra, di neanche 200 abitanti. Un luogo dove tutti si conoscono e dove la paura quasi non esiste. Il 5 ottobre di 47 anni fa Laura e Paolo sono appena tornati da scuola quando, poco prima di pranzo, chiedono a mamma Maria di poter andare a cercare un po’ di funghi, dopo la pioggia dei giorni precedenti. «Va bene, ma tra un quarto d’ora dovrete stare a casa», risponde la donna. I due bimbi si allontanano e non faranno più ritorno. Passano i minuti, poi le ore. Il panico diventa terrore. Le ricerche si estendono un po’ ovunque. Il primo a essere trovato, senza vita, è il piccolo Paolo. Si trova nel letto del rio Olchetta, in località Sa Pala ‘e Sole, più o meno a 400 metri da casa. Sono circa le 16: ha il viso rivolto all’insù, una manina appoggiata sulla bocca, il corpicino ricoperto di pietre, alcune delle quali sulla testa. Mezz’ora più tardi, a una distanza di 200 metri, il ritrovamento della sorella, Laura: ha il viso nell’acqua alta pochi centimetri e una grossa pietra sul capo. «Si tratta indubbiamente di un’autentica strage degli innocenti che non trova riscontro alcuno nella pur triste storia di sangue della nostra isola» scriveva allora La Nuova Sardegna.
Mostro senza nome Le indagini partono subito, senza però mai arrivare dritte al punto. Nei giorni successivi viene fermato un giovane del posto con disturbi psichici. Ma non è lui. Si proclama innocente e racconta addirittura di aver visto in volto l’assassino dei fratellini Fumu. Poi gli indizi portano a un altro giovane. Ha soltanto 14 anni. Ma non ci sono certezze. Quindi si va avanti, senza mai ottenere un nome. La persona che ha ucciso Laura e Paolo, se ancora in vita, è da 47 anni che porta nella sua coscienza il più atroce dei delitti. Il funerale dei due fratellini viene celebrato l’8 ottobre, tre giorni dopo. In cinquemila si radunano per dire addio ai due bambini. Ci sono tutti: sindaci, vescovo, prefetto, i vertici delle forze dell’ordine, dirigenti della Dc. «Prego il signore che il sangue di Laura e Paolo sia l'ultimo di bimbi innocenti versato in Sardegna» dice mamma Maria allo stremo delle forze. Alcuni anni dopo nascono altri due figli. Si chiamano Laura e Paolo e attendono giustizia.