La Nuova Sardegna

l’intervista

di Roberto Sanna
l’intervista

SASSARI. «Tranquilli, è un periodaccio ma ne verremo fuori». Parola di Sabina Guzzanti, che per farci sapere come la nostra società riuscirà a uscire sana e salva da questo periodo turbolento dà...

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SASSARI. «Tranquilli, è un periodaccio ma ne verremo fuori». Parola di Sabina Guzzanti, che per farci sapere come la nostra società riuscirà a uscire sana e salva da questo periodo turbolento dà appuntamento per una spiegazione dal vivo in teatro questo fine settimana a Sassari (sabato) e Cagliari (domenica) col suo spettacolo intitolato appunto “Come ne venimmo fuori (proiezioni dal futuro)” scritto e interpretato da lei stessa e affidato alla regia di Giorgio Gallione. La protagonista è SabnaQf2, che sbuca da un futuro ancora piuttosto lontano (siamo nel 2041) per raccontare agli spettatori il percorso seguito per sterzare da un momento di decadenza (definito “il secolo di merda”) e approdare in un mondo “finalmente armonico e civile, dove il denaro è tornato ad essere semplicemente un mezzo”, come dice la presentazione dello spettacolo nel sito web dell’artista romana.

Per Sabina Guzzanti sono le ennesime tappe di un tour cominciato il 22 ottobre scorsa in Toscana e andrà avanti fino agli inizi della primavera (almeno), con date che fanno sempre il pieno di spettatori. Anche perché andare a teatro è ancora l’unico modo per poter vedere le sue performance satiriche, a causa dell’ostracismo decretato dalla Rai e Mediaset nei suoi confronti nel 2003 dopo la prima puntata della trasmissione Raiot su Rai 3 che le costò una querela da parte di Mediaset per alcune affermazioni sulla legge Gasparri. Il successivo procedimento ha dato ragione alla Guzzanti (archiviazione da parte della magistratura che giudicò infondate le accuse), ma da quel momento le sue apparizioni televisive sono state minime: una, a sorpresa, in “Anno zero” di Santoro nel 2008 con una carrellata delle sue più celebri imitazioni e il programma “Un, due, tre stella” su La7 nel 2012. Per il resto, i suoi numerosissimi fan (solo sui social media la seguono in 415mila su Facebook e 580mila su Twitter) hanno dovuto seguirla sul web oppure accomodarsi sulle poltrone del cinema (“La trattativa” è il suo ultimo film, uscito nel 2014) o del teatro (“Vilipendio” è lo spettacolo portato in tournée nel 2009). Da quel lontano novembre 2003 sono passati più di dodici anni ma alla Rai, nonostante siano i tempi di Renzi e non più di Berlusconi e nel frattempo ci sia stato anche qualche altro intermezzo a Palazzo Chigi, non è più transitata e preferisce anche non affrontare l’argomento: «Mi fanno tutti, sempre, la stessa domanda ma credo che invece debba essere fatta ad altri. Io preferisco parlare di questo spettacolo».

Uno spettacolo autoprodotto: come mai questa scelta?

«Perchè tengo tantissimo alla mia indipendenza e non ho voglia di scendere a compromessi. Una voglia di indipendenza che ho coltivato nel tempo, di questo penso vi siate accorti tutti».

Lo spettacolo lancia un messaggio di speranza e positività nonostante questo sia un momento duro per tutti.

«Sicuramente è uno spettacolo divertente e dai toni gioiosi, ambientato nel futuro. Uno spettacolo durante il quale coinvolgo il pubblico come in un gioco divertente e durante il quale ricordiamo quello che è successo nel passato. L’ambientazione nel futuro, chiaramente, è un trucco per poi metterci a parlare del presente. Quello che voglio dare è un messaggio positivo in un clima rasserenante. In fondo il personaggio che porto in scena trasmette il sollievo di aver comunque superato questo periodo molto difficile. Bisogna avere fiducia, credo alla fine ne verremo fuori veramente».

E com’è che ne verremo fuori?

«Lo spiego in maniera articolata durante lo spettacolo,nel quale ci saranno sketch e imitazioni e anche momenti col “Tg Porco”. Il modo per tirarci fuori da tutto questo, fidatevi, c’è. Anche se è chiaro che questo è un periodo difficile e non c’è bisogno di spiegare perché, quasi ogni giorno succede qualcosa che ci rende angosciati, ci sono conflitti mondiali che scoppiano dietro ogni angolo».

Il suo personaggio non è quindi il tipico sopravvissuto?

«Diciamo che è uno dei sopravvissuti e si muove in un periodo più armonioso. Non è però uno spettacolo che parla del futuro, come ho detto il fatto di averlo ambientato in un determinato periodo ci dà l’occasione per fare satira sul presente».

Fare satira in televisione è difficile, a teatro invece è un genere che tira.

«Per quel che mi riguarda, ho un pubblico molto affezionato che mi segue con affetto, questo spettacolo sta piacendo molto e ho letto diversi commenti positivi e originali anche sui social network. E poi, vi risulta ci siano stati dei momenti nei quali la satira è stata in crisi?».

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