Arbau vira a destra, la Base perde pezzi
di Alessandro Pirina
Il vicesindaco di Nuoro contro la decisione del presidente di confluire nel Psd’Az: noi alternativi alla Lega, andiamo via
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SASSARI. Da Soru a Salvini. La metamorfosi politica della Base spacca il movimento. L’annuncio del presidente Efisio Arbau di confluire nel Psd’Az e di sostenere il patto di ferro con la Lega, viene bocciato dall’intero gruppo di Nuoro, capitanato dal vice sindaco Sebastian Cocco, che annuncia il divorzio dal fondatore. Una stroncatura netta della sterzata a destra della Base, che, bisogna ricordarlo, nasce da una delle innumerevoli scissioni del centrosinistra. Arbau, sindaco di Ollolai, esponente del Pd di area soriana, viene espulso dai dem perché si candida alle provinciali in contrapposizione al candidato ufficiale del partito, Roberto Deriu. Nasce così la Base, che rimane comunque nell’alveo del centrosinistra. Pure alle regionali, anche se a un certo punto abbandonerà Pigliaru e la maggioranza. Nel frattempo si avvicina al Psd’Az, insieme formano una coalizione civico-sardista che espugna Nuoro dopo anni di dominio di centrosinistra. Tutto bene finché i sardisti non si avvicinano alla Lega e Arbau decide di seguirli, fino addirittura a decidere di sciogliere la Base nel Psd’Az. «Alla prova dei fatti – dice il presidente – la scelta del segretario Christian Solinas (l’alleanza con la Lega che ha riportato i sardisti in Parlamento, ndr) si è rivelata vincente».
Non la pensano così i suoi ormai ex compagni di partito di Nuoro, guidati dal vice sindaco Sebastian Cocco. Un gruppo di cui fanno parte anche i consiglieri comunali Eleonora Angheleddu, Giovanna Zedda e Michele Siotto, il coordinatore cittadino Massimo Zara e l’ex numero uno provinciale Piero Marteddu, che con Arbau fu espulso dal Pd nel 2010. «Prendiamo atto della scelta del presidente Arbau ma non la condividiamo – scrivono in un documento –. L’alleanza civico-sardista, che avevamo promosso convintamente, aveva l’obiettivo di includere e unificare le varie esperienze civiche con il mondo diffuso del sardismo, storicamente rappresentato dal Partito sardo. Il successivo accordo con la Lega avrebbe richiesto una rivisitazione di quella opzione politica, perché in parte contraddiceva lo spirito del progetto. Questo era il senso del nostro appello pubblico delle scorse settimane, ma che è caduto nel vuoto». Cocco e gli altri, infatti, avevano chiesto ad Arbau un momento di riflessione e di discussione, ma lui ha accelerato il matrimonio con i sardisti. «Confluire oggi nel Psd’Az – continua il documento – significa accettare decisioni alle quali la Base non ha concorso. Determinazioni legittime ma non condivisibili».
Per gli ex rappresentanti della Base l’ostacolo maggiore si chiama Matteo Salvini. Quella Lega con cui il Psd’Az sembra orientato a confermare l’alleanza in vista delle regionali. «Noi apparteniamo a una cultura politica fondata sul rispetto della dignità e della libertà della persona, che rifugge gli estremismi, le semplificazioni, la demagogia, la paura dell’altro, il giustizialismo. Inoltre, non vogliamo comparire nelle cronache di ordinario razzismo, né alimentare il barometro dell’odio instillato da un partito, la Lega, che sfrutta i drammi umanitari come piede di porco per risolvere una emergenza politica». Di qui la decisione di dire addio ad Arbau e a quella parte di Base che sterza verso destra. «È un momento storico in cui schierarsi apertamente costituisce un atto civico prima che politico. E noi lo facciamo seguendo una strada alternativa. Il nostro impegno civico e politico proseguirà sulla direttrice che era propria della Base, cioè favorire un processo di aggregazione tra tutte le realtà civiche e identitarie della Sardegna per costruire una società aperta, inclusiva, moderna, competitiva e solidale».
Non la pensano così i suoi ormai ex compagni di partito di Nuoro, guidati dal vice sindaco Sebastian Cocco. Un gruppo di cui fanno parte anche i consiglieri comunali Eleonora Angheleddu, Giovanna Zedda e Michele Siotto, il coordinatore cittadino Massimo Zara e l’ex numero uno provinciale Piero Marteddu, che con Arbau fu espulso dal Pd nel 2010. «Prendiamo atto della scelta del presidente Arbau ma non la condividiamo – scrivono in un documento –. L’alleanza civico-sardista, che avevamo promosso convintamente, aveva l’obiettivo di includere e unificare le varie esperienze civiche con il mondo diffuso del sardismo, storicamente rappresentato dal Partito sardo. Il successivo accordo con la Lega avrebbe richiesto una rivisitazione di quella opzione politica, perché in parte contraddiceva lo spirito del progetto. Questo era il senso del nostro appello pubblico delle scorse settimane, ma che è caduto nel vuoto». Cocco e gli altri, infatti, avevano chiesto ad Arbau un momento di riflessione e di discussione, ma lui ha accelerato il matrimonio con i sardisti. «Confluire oggi nel Psd’Az – continua il documento – significa accettare decisioni alle quali la Base non ha concorso. Determinazioni legittime ma non condivisibili».
Per gli ex rappresentanti della Base l’ostacolo maggiore si chiama Matteo Salvini. Quella Lega con cui il Psd’Az sembra orientato a confermare l’alleanza in vista delle regionali. «Noi apparteniamo a una cultura politica fondata sul rispetto della dignità e della libertà della persona, che rifugge gli estremismi, le semplificazioni, la demagogia, la paura dell’altro, il giustizialismo. Inoltre, non vogliamo comparire nelle cronache di ordinario razzismo, né alimentare il barometro dell’odio instillato da un partito, la Lega, che sfrutta i drammi umanitari come piede di porco per risolvere una emergenza politica». Di qui la decisione di dire addio ad Arbau e a quella parte di Base che sterza verso destra. «È un momento storico in cui schierarsi apertamente costituisce un atto civico prima che politico. E noi lo facciamo seguendo una strada alternativa. Il nostro impegno civico e politico proseguirà sulla direttrice che era propria della Base, cioè favorire un processo di aggregazione tra tutte le realtà civiche e identitarie della Sardegna per costruire una società aperta, inclusiva, moderna, competitiva e solidale».