Birre artigianali in Sardegna, settore in fermento ma servono regole chiare
Due proposte di legge all’esame della commissione attività produttive in Regione. Trenta aziende, incremento del 130 per cento in 6 anni. Il fatturato supera i 10 milioni
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CAGLIARI. Sono una trentina le birrerie artigianali in Sardegna, un settore in forte espansione, soprattutto perché l’isola ha un consumo altissimo di birra, pari addirittura al doppio di quello nazionale. Un’attività sulla quale hanno deciso di scommettere molti giovani imprenditori sardi. Da alcuni anni la produzione di birra artigianale è in continua crescita: nel 2012 si contavano nell’isola 13 birrifici, oggi sono cresciuti con un incremento del 130% e un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Un fenomeno sul quale rivolge ora l’attenzione anche il Consiglio regionale della Sardegna. La Commissione attività produttive” ha iniziato l’esame di due diverse proposte di legge presentate dai Riformatori sardi (primo firmatario Luigi Crisponi) e dal Partito Democratico (primo firmatario Luigi Lotto) con l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi a un testo condiviso.
Dalle associazioni di categoria, che hanno espresso un unanime apprezzamento per l’iniziativa, sono arrivati anche alcuni suggerimenti e proposte di integrazione del testo normativo. Per Giovanni Sio di Confagricoltura «la produzione di birra artigianale è in grande espansione e per questo merita una regolamentazione che garantisca trasparenza del mercato e tutela dei consumatori in modo da scongiurare il rischio di un aumento incontrollato dei produttori e dei prezzi. Apprezziamo la decisione di puntare sulla territorialità delle produzioni, concetto che incentiva la costruzione di processi di filiera».
Più chiarezza nella predisposizione del testo di legge ha chiesto invece il segretario regionale di Confartigianato Stefano Mameli, secondo cui «prevedere norme troppo rigide per la costituzione di un marchio di qualità potrebbe essere un boomerang. L’incentivazione delle produzioni nostrane è una buona idea ma nel frattempo deve essere tutelato l’esistente se si vuole sostenere il comparto». Giudizio condiviso da Salvatore Carvone di Casartigiani: «Il settore rappresenta una grande opportunità per i giovani imprenditori, è importante per questo non appesantire la legge. Serve una norma snella e subito attuabile».
Soddisfazione per l’iniziativa consiliare è stata espressa anche dall’Associazione dei birrai, appena costituita, della quale fanno parte più della metà dei birrifici sardi. Gabriele Corraine e Giovanni Fele, titolari di due piccole aziende a Nuoro e Oliena, hanno auspicato una rapida approvazione del provvedimento e chiesto più attenzione su alcuni aspetti: l’abbattimento delle accise sulle bevande alcoliche come in Valle d’Aosta (attualmente in Sardegna il costo è di 35 centesimi di euro a litro) e meno ostacoli per l’occupazione degli spazi commerciali nelle manifestazioni pubbliche.
Sui progetti di filiera, l’Associazione dei birrai si è detta favorevole a un grande piano per la produzione in loco della materia prima: «Alcuni di noi stanno già acquistando solo cereali sardi – hanno detto Corraine e Fele – l’orzo prodotto nella nostra Isola è di qualità eccelsa. La Sardegna potrebbe diventare il primo produttore di orzo da birra a livello nazionale con gran beneficio per gli agricoltori». Nell’isola non ci sono maltifici, se si eccettua un piccolo impianto a Irgoli. «Si tratta di un progetto finanziato con la misura 4.2 del Psr – spiega la direttrice di Laore Maria Ibba – un’esperienza molto positiva che ha permesso all’azienda agricola di chiudere la filiera. La birra prodotta a Irgoli è interamente sarda».
Per Luca Pretti di “Porto Conte Ricerche” «la qualità della birra non dipende dalla bontà del prodotto, che è un giudizio soggettivo. Va misurata invece su altri parametri come il grado di fermentazione» E avvisa: «La produzione di birra ha diversi stili e processi produttivi, prevedere un disciplinare sarà un compito arduo». (a.palm.)
Dalle associazioni di categoria, che hanno espresso un unanime apprezzamento per l’iniziativa, sono arrivati anche alcuni suggerimenti e proposte di integrazione del testo normativo. Per Giovanni Sio di Confagricoltura «la produzione di birra artigianale è in grande espansione e per questo merita una regolamentazione che garantisca trasparenza del mercato e tutela dei consumatori in modo da scongiurare il rischio di un aumento incontrollato dei produttori e dei prezzi. Apprezziamo la decisione di puntare sulla territorialità delle produzioni, concetto che incentiva la costruzione di processi di filiera».
Più chiarezza nella predisposizione del testo di legge ha chiesto invece il segretario regionale di Confartigianato Stefano Mameli, secondo cui «prevedere norme troppo rigide per la costituzione di un marchio di qualità potrebbe essere un boomerang. L’incentivazione delle produzioni nostrane è una buona idea ma nel frattempo deve essere tutelato l’esistente se si vuole sostenere il comparto». Giudizio condiviso da Salvatore Carvone di Casartigiani: «Il settore rappresenta una grande opportunità per i giovani imprenditori, è importante per questo non appesantire la legge. Serve una norma snella e subito attuabile».
Soddisfazione per l’iniziativa consiliare è stata espressa anche dall’Associazione dei birrai, appena costituita, della quale fanno parte più della metà dei birrifici sardi. Gabriele Corraine e Giovanni Fele, titolari di due piccole aziende a Nuoro e Oliena, hanno auspicato una rapida approvazione del provvedimento e chiesto più attenzione su alcuni aspetti: l’abbattimento delle accise sulle bevande alcoliche come in Valle d’Aosta (attualmente in Sardegna il costo è di 35 centesimi di euro a litro) e meno ostacoli per l’occupazione degli spazi commerciali nelle manifestazioni pubbliche.
Sui progetti di filiera, l’Associazione dei birrai si è detta favorevole a un grande piano per la produzione in loco della materia prima: «Alcuni di noi stanno già acquistando solo cereali sardi – hanno detto Corraine e Fele – l’orzo prodotto nella nostra Isola è di qualità eccelsa. La Sardegna potrebbe diventare il primo produttore di orzo da birra a livello nazionale con gran beneficio per gli agricoltori». Nell’isola non ci sono maltifici, se si eccettua un piccolo impianto a Irgoli. «Si tratta di un progetto finanziato con la misura 4.2 del Psr – spiega la direttrice di Laore Maria Ibba – un’esperienza molto positiva che ha permesso all’azienda agricola di chiudere la filiera. La birra prodotta a Irgoli è interamente sarda».
Per Luca Pretti di “Porto Conte Ricerche” «la qualità della birra non dipende dalla bontà del prodotto, che è un giudizio soggettivo. Va misurata invece su altri parametri come il grado di fermentazione» E avvisa: «La produzione di birra ha diversi stili e processi produttivi, prevedere un disciplinare sarà un compito arduo». (a.palm.)