Le metafore dello sport per rassicurare i ragazzi
di Giovanni Dessole
Sassari, otto istituti all’incontro con lo scalatore Lobina e la guida Cianciotto
21 gennaio 2020
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SASSARI. Il senso della sfida e il valore sportivo (ma non solo) delle vittorie e di qualche inevitabile sconfitta che bisogna essere capaci di trasformare in opportunità. È stato questo, ieri nella sala convegni della Nuova Sardegna, il tema dominante e il messaggio finale dell’incontro-intervista dei ragazzi della redazione “La Nuova@Scuola” con due protagonisti dello sport isolano. Lo scalatore Angelo Lobina e la guida ambientale escursionistica Lino Cianciotto hanno risposto per oltre due ore alle domande dei giovani di otto istituti superiori cittadini partner del progetto di alternanza scuola-lavoro.
È stato, come il precedente con il tenore turritano Francesco Demuro, un incontro emozionante e formativo sia per gli intervistatori sia per gli sportivi. Le domande delle studentesse e degli studenti hanno infatti scavato nella personalità di due uomini che, come Demuro, sono stati capaci di grandi imprese senza mai perdere l’umiltà.
Gli sportivi. Angelo Lobina, scalatore e unico sardo ad avere affrontato le sette montagne più alte dei sette continenti e ad aver raggiunto la cima dell’Everest, ha raccontato con parole semplici il suo straordinario rapporto con le scalate: «Nessuna impresa è impossibile e ciascuno ha la sua da affrontare – è stato il messaggio ai giovani –. L’importante è non arrendersi mai perché non ci sono cime troppo alte. Ciascuno di noi ha il suo Everest». Lino Cianciotto – uno che ha trasformato in un lavoro il suo amore per la Sardegna e la sua passione per il trekking, l’arrampicata sportiva, la canoa – ha spiegato come è riuscito a non perdere mai la rotta neppure nelle tempeste della vita. Come quando, dopo avere subìto un incidente durante un’escursione, nel 2013 fu proprio lui a chiedere ai medici che gli amputassero la gamba destra irrimediabilmente lesionata da un masso che gli era caduto addosso: «Volevo solo tornare a camminare il più presto possibile – ha detto – e non volevo aspettare i tempi tecnici per una amputazione che sapevo sarebbe stata inevitabile». Cianciotto ha raccontato come, subìto dopo l’incidente, riuscì ad accelerare la riabilitazione sorprendendo tutti. Oggi, con la protesi, Lino Cianciotto fa esattamente ciò che faceva il giorno prima di quell’incidente.
Le domande. Introdotta dalla giornalista Daniela Scano e moderata da Manolo Cattari, psicologo dello sport che segue la formazione di numerosi atleti nazionali, la mattinata è stata un susseguirsi di testimonianze che hanno catturato l’attenzione del pubblico. Gli intervistatori hanno sommerso Angelo Lobina e Lino Cianciotto di domande, qualcuna pratica «Quanto freddo patite in quelle tende?», «Quanto costa un’esperienza del genere?» a Lobina; «Le è mai capitato di restare senza viveri durante un’escursione?» a Cianciotto. Poi altri quesiti più profondi e quasi esistenziali. Nel corso dell’incontro sono stati toccati i temi della paura, dell’amicizia, del valore della sfida. Dai due protagonisti, ma anche dallo psicologo Cattari, è arrivata l’esortazione ai ragazzi di non arrendersi mai di fronte alle apparenti difficoltà. E il messaggio è arrivato, forte e chiaro, come dimostrano due riflessioni: «Riprendersi da un trauma non è facile – ha scritto Mirko in un bigliettino destinato a Lino Cianciotto –. C’è chi si arrende per molto poco e invece lei ha fatto del suo incidente un vantaggio e, con un sorriso, è andato avanti». «Siete riusciti a realizzare le vostre grandi ambizioni – si è complimentata Marta –. Questa capacità si è persa negli animi delle persone. La speranza di un mondo migliore nasce invece da queste azioni, perché il successo genuino di un individuo diventa la forza della comunità stessa». «Voi – ha concluso uno dei giovani – siete la dimostrazione che i soldi ben spesi non sono quelli per i vestiti di marca o per gli apparecchi supertecnologici, ma quelli spesi per inseguire i propri sogni». Angelo Lobina e Lino Cianciotto hanno spronato i ragazzi a inseguire i propri sogni e a realizzarli, anche se sembrano vette invalicabili.
È stato, come il precedente con il tenore turritano Francesco Demuro, un incontro emozionante e formativo sia per gli intervistatori sia per gli sportivi. Le domande delle studentesse e degli studenti hanno infatti scavato nella personalità di due uomini che, come Demuro, sono stati capaci di grandi imprese senza mai perdere l’umiltà.
Gli sportivi. Angelo Lobina, scalatore e unico sardo ad avere affrontato le sette montagne più alte dei sette continenti e ad aver raggiunto la cima dell’Everest, ha raccontato con parole semplici il suo straordinario rapporto con le scalate: «Nessuna impresa è impossibile e ciascuno ha la sua da affrontare – è stato il messaggio ai giovani –. L’importante è non arrendersi mai perché non ci sono cime troppo alte. Ciascuno di noi ha il suo Everest». Lino Cianciotto – uno che ha trasformato in un lavoro il suo amore per la Sardegna e la sua passione per il trekking, l’arrampicata sportiva, la canoa – ha spiegato come è riuscito a non perdere mai la rotta neppure nelle tempeste della vita. Come quando, dopo avere subìto un incidente durante un’escursione, nel 2013 fu proprio lui a chiedere ai medici che gli amputassero la gamba destra irrimediabilmente lesionata da un masso che gli era caduto addosso: «Volevo solo tornare a camminare il più presto possibile – ha detto – e non volevo aspettare i tempi tecnici per una amputazione che sapevo sarebbe stata inevitabile». Cianciotto ha raccontato come, subìto dopo l’incidente, riuscì ad accelerare la riabilitazione sorprendendo tutti. Oggi, con la protesi, Lino Cianciotto fa esattamente ciò che faceva il giorno prima di quell’incidente.
Le domande. Introdotta dalla giornalista Daniela Scano e moderata da Manolo Cattari, psicologo dello sport che segue la formazione di numerosi atleti nazionali, la mattinata è stata un susseguirsi di testimonianze che hanno catturato l’attenzione del pubblico. Gli intervistatori hanno sommerso Angelo Lobina e Lino Cianciotto di domande, qualcuna pratica «Quanto freddo patite in quelle tende?», «Quanto costa un’esperienza del genere?» a Lobina; «Le è mai capitato di restare senza viveri durante un’escursione?» a Cianciotto. Poi altri quesiti più profondi e quasi esistenziali. Nel corso dell’incontro sono stati toccati i temi della paura, dell’amicizia, del valore della sfida. Dai due protagonisti, ma anche dallo psicologo Cattari, è arrivata l’esortazione ai ragazzi di non arrendersi mai di fronte alle apparenti difficoltà. E il messaggio è arrivato, forte e chiaro, come dimostrano due riflessioni: «Riprendersi da un trauma non è facile – ha scritto Mirko in un bigliettino destinato a Lino Cianciotto –. C’è chi si arrende per molto poco e invece lei ha fatto del suo incidente un vantaggio e, con un sorriso, è andato avanti». «Siete riusciti a realizzare le vostre grandi ambizioni – si è complimentata Marta –. Questa capacità si è persa negli animi delle persone. La speranza di un mondo migliore nasce invece da queste azioni, perché il successo genuino di un individuo diventa la forza della comunità stessa». «Voi – ha concluso uno dei giovani – siete la dimostrazione che i soldi ben spesi non sono quelli per i vestiti di marca o per gli apparecchi supertecnologici, ma quelli spesi per inseguire i propri sogni». Angelo Lobina e Lino Cianciotto hanno spronato i ragazzi a inseguire i propri sogni e a realizzarli, anche se sembrano vette invalicabili.