Gli ecologisti al governo: metano inutile per l’isola
Italia Nostra e Wwf presenteranno un dossier al tavolo convocato dalla Todde «Per la decarbonizzazione basterà realizzare l’elettrodotto proposto da Terna»
28 gennaio 2020
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CAGLIARI. Venerdì, al tavolo del ministero per lo sviluppo economico, Italia Nostra e Wwf si presenteranno con un dossier su cui campeggia questo titolo eloquente: «Un’isola senza emissioni di Co2». Quella mattina all’ordine del giorno della riunione, convocata dalla sottosegretaria Alessandra Todde, ci sarà un solo argomento: la decarbonizzazione della Sardegna. O meglio ancora: la chiusura obbligatoria, entro il 2025, delle due centrali di Fiumesanto e Portovesme alimentate ancora dai combustibili fossili ormai banditi dall’Unione europea. Ma per raggiungere «quest’obiettivo – scrivono le associazioni nel dossier – non c’è bisogno del metano. Basterà l’elettrodotto Sardegna-Sicilia-Continente proposto da Terna». Una posizione, quella di Italia Nostra, del Wwf e di altri gruppi ambientalisti – che però è in aperto contrasto con quanto dichiara e vuole la Regione, convocata lo stesso giorno dal ministero insieme ai Comuni e ai sindacati. Cioè: «È solo con la metanizzazione, Dorsale compresa, – sostiene da tempo l’assessorato all’industria – che sarà invece possibile una transizione, senza contraccolpi sull’economia, dall’attuale sistema a quello in cui dovranno essere le fonti rinnovabili a garantire la produzione energetica in Sardegna». È quindi probabile che venerdì, al ministero, finisca per esserci una netta contrapposizione fra le due tesi, considerando però che l’ultima bozza del Piano energetico, inviata a Bruxelles, riconosce alla Sardegna l’ingresso di fatto nella rete nazionale del metano. Comunque, nel vertice, una soluzione dovrà essere trovata per forza.
Il dossier. Italia Nostra e Wwf rilanciano prima di tutto questa loro certezza. «Stando ai report pubblicati da Terna, nel 2018, la Sardegna ha prodotto più energia di quella che sarebbe stata necessaria a coprire il suo fabbisogno e infatti ha finito per esportare oltre 3mila GigaWattora, mentre sono 9mila quelli ha utilizzati per i consumi interni. Di conseguenza – secondo il dossier – «siamo di fronte a un evidente esubero di produzione». Ancora: «Sempre secondo il Terna – aggiungono gli ambientalisti – sono state appena 3mila e 300 le ore di funzionamento medio annuo delle centrali di Portovesme e Fiumesanto, e quindi il loro peso, o contributo, è stato modesto nel sistema elettrico sardo». Sono proprio questi numeri a far scrivere a Italia Nostra e al Wwf che, a questo punto, «la loro chiusura non provocherebbe contraccolpi significativi». È un giudizio però non condiviso dalla Regione, dai sindacati e da Confindustria, sostenitrici invece della «necessità dell’arrivo del metano prima della chiusura delle centrali».
Fonti alternative. Per sostenere, in un altro passaggio del dossier, che l’arrivo del metano non è necessario, Italia Nostra e il Wwf scrivono anche: «Finora in Sardegna la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata capace di soddisfare oltre il 33 per cento del fabbisogno interno, che tra l’altro è quasi il doppio dell’obiettivo fissato per l’isola nel 2020». Però è una produzione – proseguono – che «continua a essere utilizzata male a causa di una distribuzione inadeguata», e quindi «oggi è necessario investire soprattutto e proprio sulla rete, per consentire alla Sardegna di soddisfare l’intero fabbisogno interno attraverso le fonti rinnovabili senza bisogno d’inseguire il metano».
Il dossier. Italia Nostra e Wwf rilanciano prima di tutto questa loro certezza. «Stando ai report pubblicati da Terna, nel 2018, la Sardegna ha prodotto più energia di quella che sarebbe stata necessaria a coprire il suo fabbisogno e infatti ha finito per esportare oltre 3mila GigaWattora, mentre sono 9mila quelli ha utilizzati per i consumi interni. Di conseguenza – secondo il dossier – «siamo di fronte a un evidente esubero di produzione». Ancora: «Sempre secondo il Terna – aggiungono gli ambientalisti – sono state appena 3mila e 300 le ore di funzionamento medio annuo delle centrali di Portovesme e Fiumesanto, e quindi il loro peso, o contributo, è stato modesto nel sistema elettrico sardo». Sono proprio questi numeri a far scrivere a Italia Nostra e al Wwf che, a questo punto, «la loro chiusura non provocherebbe contraccolpi significativi». È un giudizio però non condiviso dalla Regione, dai sindacati e da Confindustria, sostenitrici invece della «necessità dell’arrivo del metano prima della chiusura delle centrali».
Fonti alternative. Per sostenere, in un altro passaggio del dossier, che l’arrivo del metano non è necessario, Italia Nostra e il Wwf scrivono anche: «Finora in Sardegna la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata capace di soddisfare oltre il 33 per cento del fabbisogno interno, che tra l’altro è quasi il doppio dell’obiettivo fissato per l’isola nel 2020». Però è una produzione – proseguono – che «continua a essere utilizzata male a causa di una distribuzione inadeguata», e quindi «oggi è necessario investire soprattutto e proprio sulla rete, per consentire alla Sardegna di soddisfare l’intero fabbisogno interno attraverso le fonti rinnovabili senza bisogno d’inseguire il metano».