Finisce l’era dell’Aga Khan, ma lui non lascia la Costa
Antonello Sechi
Il principe resta presidente dello Yacht Club
25 ottobre 2020
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OLBIA. «Alla fine si tratta di affari», dice, pratico, uno degli uomini che conoscono le vicende sarde di Karim Aga Khan, commentando la vendita della Geasar al fondo F2i. Come se colui che ha inventato la Costa Smeralda – e ne ha alimentato per quasi 60 anni il mito insieme romantico, turistico e “industriale” – dopo tante delusioni avesse deciso di capitalizzare i suoi investimenti e tanti saluti. Ma non è così che la vedono in Gallura. Anche perché Karim Aga Khan non se ne va del tutto. Sì, certo, dicono, vendendo l’80% di Geasar, la società di gestione dell’aeroporto di Olbia, avrà giustamente cercato di ricavarne il più possibile. Ma non l’ha ceduta al primo che passa e questo conta. «Quello con il fondo F2i è uno dei migliori accordi possibili, è un gruppo forte e specializzato nel settore, perfetto per dare prospettiva a Geasar, un vero fiore all’occhiello per come ha saputo crescere e dare qualità all’aeroporto, uno dei migliori in Europa nella sua categoria», dice ad esempio Claudio Miorelli, il manager, ora in pensione, che ha seguito per 30 anni l’Aga Khan nei progetti di sviluppo della Costa Smeralda e di Alisarda-Meridiana.
Karim non ha “rotto” con la Sardegna, e con la sua storia, conferma, ma niente nomi stavolta, un altro personaggio ben introdotto negli affari del principe ismailita. «La vendita di Geasar – ammette – provoca un po’ di tristezza, cade l’ultimo tassello di un progetto strategico quasi perfetto che metteva insieme alberghiero, aviation e il porto, uno dei più belli del Mediterraneo». Ma rimane, sottolinea, il suo forte attaccamento allo Yacht club Costa Smeralda, di cui resta il presidente: «Dicevano che non lo si vedeva più, e invece quest’estate era qui da noi, allegro, in vacanza, circondato dalla famiglia e dai nipoti. Ha partecipato anche all’assemblea». Affermazione che fa il paio con un’altra, riservata, che trapela da Porto Cervo e Arzachena: la scorsa estate allo Yccs ci sarebbe stato un tentativo di mettere in minoranza Zahra, la figlia di Karim, presidente del consiglio direttivo, ma «la risposta è stata rapida e decisa». Ovvero: allo Yccs l’Aga Khan ci tiene eccome. Karim di fatto, a giugno, ha aperto la stagione turistica della Costa Smeralda, anche se i suoi ex grandi alberghi sono passati da anni in altre mani, quelle del Qatar. Il suo yacht Alamshar, attraccato alle banchine vuote, ha dato in qualche modo il segnale che il Covid non poteva azzerare anche le vacanze smeraldine. E così è stato, perché Porto Cervo e la Costa si sono progressivamente riempite di gente. Fino a quando i contagi al Billionaire e in altre discoteche hanno messo tutti in fuga.
Karim resta socio del Consorzio Costa Smeralda, di cui conserva la tessera numero 1. Conserva anche la sua villa. Non solo non l’ha venduta – dicono a Porto Cervo – anzi, negli ultimi anni ne ha acquistato una confinante per i figli. L’ha ristrutturata Enzo Satta, l’architetto del Master plan, il maxi investimento strategico di Karim mai realizzato per il no della politica locale e regionale, 2400 ettari su cui ora sventola la bandiera qatariota. Satta segue ancora i progetti per lo Yacht club: «Il principe continua a voler migliorare ciò che può migliorare, ha lasciato un’impronta positiva ovunque. Spero che continui così anche la nuova proprietà della Geasar». Non lo dice ma si capisce: non si torna indietro, ciò che è stato è stato. A Olbia e a Porto Cervo. Anche se Karim Aga Khan poco più di un anno fa, ha detto agli amministratori comunali che sarebbe pronto a riprendersi la Costa Smeralda, magari non direttamente. Ad Arzachena ci hanno sperato, ora non più. Rino Cudoni, presidente del consiglio comunale, è diretto: «Gli arzachenesi e i galluresi hanno un grosso debito di riconoscenza: il principe ha creato dal nulla la Costa Smeralda. Nell’aeroporto di Olbia adesso ci sono altri, come è successo qui per gli investimenti immobiliari. Aspettiamo ancora i progetti, da anni».
Grazie, Karim, dunque, ancora una volta. Ma è il passato. E se il riferimento per l’aeroporto Costa Smeralda d’ora in poi sarà F2i – con il suo socio sardo, la Fondazione di Sardegna –, quello per la Costa Smeralda è la Qatar Investments Authority e in particolare il suo ramo operativo italiano, la Smeralda Holding. È da qui, adesso, che a Porto Cervo e dintorni si attendono risposte.
Karim non ha “rotto” con la Sardegna, e con la sua storia, conferma, ma niente nomi stavolta, un altro personaggio ben introdotto negli affari del principe ismailita. «La vendita di Geasar – ammette – provoca un po’ di tristezza, cade l’ultimo tassello di un progetto strategico quasi perfetto che metteva insieme alberghiero, aviation e il porto, uno dei più belli del Mediterraneo». Ma rimane, sottolinea, il suo forte attaccamento allo Yacht club Costa Smeralda, di cui resta il presidente: «Dicevano che non lo si vedeva più, e invece quest’estate era qui da noi, allegro, in vacanza, circondato dalla famiglia e dai nipoti. Ha partecipato anche all’assemblea». Affermazione che fa il paio con un’altra, riservata, che trapela da Porto Cervo e Arzachena: la scorsa estate allo Yccs ci sarebbe stato un tentativo di mettere in minoranza Zahra, la figlia di Karim, presidente del consiglio direttivo, ma «la risposta è stata rapida e decisa». Ovvero: allo Yccs l’Aga Khan ci tiene eccome. Karim di fatto, a giugno, ha aperto la stagione turistica della Costa Smeralda, anche se i suoi ex grandi alberghi sono passati da anni in altre mani, quelle del Qatar. Il suo yacht Alamshar, attraccato alle banchine vuote, ha dato in qualche modo il segnale che il Covid non poteva azzerare anche le vacanze smeraldine. E così è stato, perché Porto Cervo e la Costa si sono progressivamente riempite di gente. Fino a quando i contagi al Billionaire e in altre discoteche hanno messo tutti in fuga.
Karim resta socio del Consorzio Costa Smeralda, di cui conserva la tessera numero 1. Conserva anche la sua villa. Non solo non l’ha venduta – dicono a Porto Cervo – anzi, negli ultimi anni ne ha acquistato una confinante per i figli. L’ha ristrutturata Enzo Satta, l’architetto del Master plan, il maxi investimento strategico di Karim mai realizzato per il no della politica locale e regionale, 2400 ettari su cui ora sventola la bandiera qatariota. Satta segue ancora i progetti per lo Yacht club: «Il principe continua a voler migliorare ciò che può migliorare, ha lasciato un’impronta positiva ovunque. Spero che continui così anche la nuova proprietà della Geasar». Non lo dice ma si capisce: non si torna indietro, ciò che è stato è stato. A Olbia e a Porto Cervo. Anche se Karim Aga Khan poco più di un anno fa, ha detto agli amministratori comunali che sarebbe pronto a riprendersi la Costa Smeralda, magari non direttamente. Ad Arzachena ci hanno sperato, ora non più. Rino Cudoni, presidente del consiglio comunale, è diretto: «Gli arzachenesi e i galluresi hanno un grosso debito di riconoscenza: il principe ha creato dal nulla la Costa Smeralda. Nell’aeroporto di Olbia adesso ci sono altri, come è successo qui per gli investimenti immobiliari. Aspettiamo ancora i progetti, da anni».
Grazie, Karim, dunque, ancora una volta. Ma è il passato. E se il riferimento per l’aeroporto Costa Smeralda d’ora in poi sarà F2i – con il suo socio sardo, la Fondazione di Sardegna –, quello per la Costa Smeralda è la Qatar Investments Authority e in particolare il suo ramo operativo italiano, la Smeralda Holding. È da qui, adesso, che a Porto Cervo e dintorni si attendono risposte.