La Nuova Sardegna

Consumatori più attenti si vende solo l’agnello Igp

Consumatori più attenti si vende solo l’agnello Igp

Appello del “Contas”: «Il 75 per cento dei capi macellati nell’isola sono certificati La scommessa è arrivare presto al 100%. Conviene agli allevatori e al mercato»

16 luglio 2021
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SASSARI. Un agnello su quattro rischia di restare in ovile e non essere acquistato. È quanto emerso dall’incontro organizzato dal Consorzio dell’agnello di Sardegna Igp e dai macellatori del settore secondo i quali, gli agnelli senza marchio sono rimasti senza mercato e rischiano di restare in ovile. Schizzano, infatti, le richieste dei prodotti made in Italy certificati. Un trend positivo che ha subito un’impennata dopo l’esplosione del Covid, con i consumatori che prestano maggiore attenzione alla qualità e all’origine del prodotto. E l’agnello Igp non fa eccezione. Le richieste dei consumatori sono in aumento e di conseguenza anche la grande distribuzione si adegua mettendo nei propri scaffali quasi esclusivamente prodotti di origine controllata.

«Oltre il 90 per cento degli agnelli richiesti dalla grande distribuzione sono quelli a marchio Igp – hanno confermato Francesco Forma e Antonello Milia, componenti del Cda del Contas in rappresentanza dei macellatori –. Il consumatore oggi mangia di meno, ma è consapevole e presta attenzione alla scelta di una carne di qualità e locale, garantita dal marchio Igp. Per questo per la prossima annata non possiamo assicurare che il mercato assorba anche gli agnelli non Igp».

Da qui l’appello affinché tutti gli allevatori certifichino i propri agnelli aderendo al Consorzio. «È fondamentale informare i produttori che ancora non hanno aderito al Consorzio, del rischio che correranno se non aderiranno in tempi stretti – hanno spiegato Forma e Milia – anche perché sebbene la nuova annata non sia vicinissima, è altrettanto vero che sono necessari alcuni mesi per ottenere il riconoscimento da parte dell’organismo di certificazione. In collaborazione per il Contas, avvieremo una campagna martellante sulle aziende per sollecitare le adesioni dei nuovi soci».

Il Consorzio in 10 anni (dal 2010 al 2020) ha visto crescere di circa il 70 per cento il numero degli associati, passando da 2.594 a 4.336 aziende mentre, gli agnelli certificati annualmente hanno superato il 75% dei capi macellati in Sardegna. «Gli agnelli macellati nell’isola sono tutti sardi, ma il 25 per cento senza marchio sono anonimi e si confondono con quelli che provengono da altre regioni – ha detto il direttore del Contas Alessandro Mazzette –. Di fatto questa percentuale non certificata è difficilmente tracciabile e spesso favorisce il verificarsi di contraffazioni indebolendo la filiera sarda senza trarne alcun beneficio, anzi. Ricordiamo che anche le iniziative pubbliche vanno nella direzione di rafforzare le produzioni garantite dai marchi e disciplinari, garanzia per i consumatori oltre che per gli stessi allevatori».

Il Contas, negli ultimi anni ha acquistato credibilità. È presente, per la prima volta, nelle più importanti fiere internazionali; ha lavorato e sperimentato nuovi tagli che da una parte valorizzano tutta la carcassa e dall’altra rispondono alle nuove esigenze del mercato e per una shelf life più lunga conservando le stesse caratteristiche qualitative; inoltre ha promosso e sottoscritto accordi con la grande distribuzione consentendo al marchio dell’agnello di Sardegna Igp di essere presente nel 90% delle più importanti insegne nazionali. «Il tassello mancante sono i circa 240mila agnelli che ancora non sono marchiati Igp – ha concluso il presidente del Contas Battista Cualbu –. In questi anni abbiamo dimostrato di saper fare squadra e di credere nel marchio Igp. Ma adesso dobbiamo fare il salto di qualità, rafforzando la filiera e rispondendo al mercato che chiede solo ed esclusivamente Igp».

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