La Nuova Sardegna

Più giovani e più donne poche colf e badanti

di Silvia Sanna
Più giovani e più donne poche colf e badanti

In aumento la presenza di immigrati, soprattutto nel Sassarese: +6% in un anno 

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SASSARI. Hanno 10 anni in meno di media degli italiani, sono prevalentemente donne, hanno una buona indole imprenditoriale e, a differenza del resto della Penisola, non amano i lavori domestici: tra gli stranieri residenti nell’isola è minima la quota di colf e badanti, appena il 19% del totale. Un caso anomalo quello della Sardegna, evidenziato nel report “Sardegna e immigrazione” elaborato dal Crei Acli, l’organizzazione delle Acli sarde che opera nel settore immigrazione e emigrazione. Una fotografia dalla quale emergono vari aspetti particolari: se la Sardegna non è al top delle preferenze per i cittadini stranieri, è vero anche che chi si trasferisce qui si trattiene più a lungo spesso sino a trascorrerci la vecchiaia. Forse perché rispetto al passato trovare una occupazione è meno complicato: lavori spesso umili ma che consentono di provvedere alle famiglie rimaste nei paesi di provenienza. Lo conferma anche l’aumento delle rimesse: 76,6 milioni di euro nel 2020, con una crescita del 7,2% in piena pandemia.

La distribuzione. Sono 52.329 gli stranieri residenti nell’isola, con una crescita annuale del 6,9% e una presenza maggiore nella provincia di Sassari. La quota di stranieri rappresenta il 3,2% della popolazione totale dell’isola, dato molto inferiore rispetto a quello medio nazione dell’8,4% ma comunque in costante aumento. La conseguenza è che la Sardegna si registra il valore più basso del peso percentuale delle nascite dei bambini stranieri sul totale dei nati (4,5%), per via del tasso di natalità inferiore – 6,7 per mille nell’isola, 11,9 per mille in Italia –: per la Sardegna, all’ultimo posto per l’indice natalità totale, è una ulteriore maglia nera. Nella distribuzione territoriale degli stranieri dominano Sassari e Cagliari, la provincia con i numeri più bassi è Oristano. con un calo superiore al 5% in 12 mesi. Per quanto riguarda la provenienza, il nucleo più numeroso arriva dalla Romania (13276 persone, in prevalenza nel Sassarese), poi Senegal, Marocco e altri Paesi africani, terzo posto per la comunità asiatica nella quale dominano i cinesi, poi filippini, bengladesi e pakistani.

Il lavoro. Il 44,5% degli stranieri è titolare di un permesso di soggiorno di lungo periodo, segno di un più forte radicamento nel territorio. Gli altri hanno permessi di durata più breve e soggetti a rinnovo. Il report illustrato dal presidente del Crei Acli Mauro Carta evidenzia un numero sempre più alto di stranieri occupati: sono oltre 31mila, pari al 5,3% dei lavoratori, in aumento del 6% rispetto all’anno precedente. La nota dolente ssono il tipo di impiego e il compenso: il 40,5% degli occupati stranieri svolge un lavoro manuale non qualificato (contro il 10,9% degli italiani). Tale svantaggio si riflette nelle retribuzioni medie mensili: 1.260 euro per gli italiani, 944 euro per gli stranieri. E se l’80% è impiegato nei servizi, solo il 30% di questi sceglie il lavoro domestico: a differenza delle altre regioni a i mestieri di colf e badanti nell’isola sono affidati quasi esclusivamente agli italiani.

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