Numero chiuso e ticket armi contro l’invasione delle spiagge sarde
di Claudio Zoccheddu
Aumenta il numero di arenili tutelati dall’eccessivo carico di bagnanti
16 giugno 2022
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SASSARI. Talmente belle da attirare turisti da tutto il mondo, talmente delicate da non poter più essere utilizzate come si faceva un tempo. Chi non se ne rende conto, rischia di condannare le spiagge dell’isola ad una fine poco dignitosa, schiacchiate da mandrie di bagnanti che magari rimpinguano le casse comunali pagando i parcheggi ma allo stesso tempo scavano la fossa al futuro degli arenili.
L’elenco di soluzioni non è sconfinato, anzi. Per salvare i lidi che hanno reso la Sardegna famosa nel mondo devono essere ripensati molti criteri di utilizzo. A partire dagli accessi. L’alternativa è continuare a comportarsi come le cicale in un mondo che, ormai da tempo, dovrebbe ragionare da formica. E dunque accessi limitati, numeri chiusi e, nei casi più a rischio, divieto d’accesso. Per non parlare dei controlli contro i furti di sabbia e del divieto di fumo, ormai diffusissimo, e degli inviti ad utilizzare il meno possibile, o a lasciarla a casa, ogni tipo di plastica.
L’elenco. Come capita a gran parte delle cose legate al turismo balneare, la maggior parte dei divieti da spiaggia è concentrato nella costa est. In quella occidentale, dove comunque non mancano le situazioni limite, solo la spiaggia della Pelosa è tutelata dal numero chiuso. Le 4mila persone che si accalcavano sul “piccolo” arenile di uno tra i più affascinanti spot del Mediterraneo sono un ricordo da ormai due anni. Adesso chi vuole fare il bagno da queste parti deve pagare 3,50 euro e soprattutto deve essere iscritto all’elenco dei 1500 bagnanti ammessi ogni giorno. Non basta: i teli da mare non sono ammessi, per sdraiarsi alla Pelosa serve una stuoia, magari più ingombrante ma decisamente meno appiccicosa per la sabbia. Controlli e multe, poi, capitano abbastanza spesso. Perché la tutela ambientale è un argomento d’impatto, ma con le multe è difficile competere, specie se l’interlocutore è di quelli granitici. A proposito di granito, nell’arcipelago della Maddalena, precisamente nell’isola di Budelli, i lidi blindati sono due. Uno è quello della mitica spiaggia rosa, paradiso vietato ormai da anni, l’altro è una novità dell’estate 2022, quando cioè non si potrà più sbarcare sulla spiaggia del Cavaliere, o del Cavalieri, lido dove è stato vietato il calpestio delle truppe da sbarco di bagnanti che lo colonizzavano ogni giorno. E se quelli del Parco nazionale decidessero di contingentare anche gli ormeggi al Porto della Madonna, si potrebbe evitare di scambiare una delle meravigle dell’arcipelago per un disordinato e affollatissimo parcheggio di un centro commerciale.
Anche gli escursionisti dovranno mettersi in fila nell’arcipelago: solo 60 persone al giorno potranno visitare l’iconica Cala Coticcio ma anche la meno conosciuta Cala Brigantina. Per farlo dovranno prenotarsi on line, pagare tre euro a testa e farsi accompagnare da una guida. Le limitazioni abbondano anche in Ogliastra: a Cala Birìala si arrivara al massimo in 300 ogni giorno, con due ore di permanenza. Idem per Cala dei Gabbiani, dove gli accessi sono 350 per un massimo di due ore. Cala Sisine “accetta” 1.600 accessi giornalieri e nella spiaggia di Santa Maria Navarrese il tetto è di 1.300. A cala Mariolu, invece, i 550 ammessi devono pagare anche 1 euro.
Sempre lungo la costa est, a Castiadas, sino all’anno scorso si pagavano 3,50 euro a persona per accedere a Cala Pira. Sistema simile a quello adottato a Villasimius, dove però il conto si fa direttamente al parcheggio e a cui si aggiunge il numero chiuso nella spiaggia di Punta Molentis, 500 persone al giorno, Riu Trottu, 150, e Portu Sa Ruxi, 450. Per l’accesso alle meraviglie del sud-est dell’isola si pagano 10 euro per ogni veicolo posteggiato, 1 euro per ogni passeggero e 3 euro per pedoni e ciclisti. Vicinissima alla punta più a sud dell’isola c’è poi la spiaggia di Tuerredda, un’altra meraviglia in territorio di Teulada, nel basso Sulcis, dove fino all’estate dello scorso anno l’accesso era consentito ad un massimo di 1.100 persone al giorno. La strada, quindi, sembra segnata. A meno che all’improvviso tutti inizino ad utilizzare le spiagge in maniera ragionevole, rispettandone il fragile equilibrio. Sarebbe bello, ma anche difficile.
L’elenco di soluzioni non è sconfinato, anzi. Per salvare i lidi che hanno reso la Sardegna famosa nel mondo devono essere ripensati molti criteri di utilizzo. A partire dagli accessi. L’alternativa è continuare a comportarsi come le cicale in un mondo che, ormai da tempo, dovrebbe ragionare da formica. E dunque accessi limitati, numeri chiusi e, nei casi più a rischio, divieto d’accesso. Per non parlare dei controlli contro i furti di sabbia e del divieto di fumo, ormai diffusissimo, e degli inviti ad utilizzare il meno possibile, o a lasciarla a casa, ogni tipo di plastica.
L’elenco. Come capita a gran parte delle cose legate al turismo balneare, la maggior parte dei divieti da spiaggia è concentrato nella costa est. In quella occidentale, dove comunque non mancano le situazioni limite, solo la spiaggia della Pelosa è tutelata dal numero chiuso. Le 4mila persone che si accalcavano sul “piccolo” arenile di uno tra i più affascinanti spot del Mediterraneo sono un ricordo da ormai due anni. Adesso chi vuole fare il bagno da queste parti deve pagare 3,50 euro e soprattutto deve essere iscritto all’elenco dei 1500 bagnanti ammessi ogni giorno. Non basta: i teli da mare non sono ammessi, per sdraiarsi alla Pelosa serve una stuoia, magari più ingombrante ma decisamente meno appiccicosa per la sabbia. Controlli e multe, poi, capitano abbastanza spesso. Perché la tutela ambientale è un argomento d’impatto, ma con le multe è difficile competere, specie se l’interlocutore è di quelli granitici. A proposito di granito, nell’arcipelago della Maddalena, precisamente nell’isola di Budelli, i lidi blindati sono due. Uno è quello della mitica spiaggia rosa, paradiso vietato ormai da anni, l’altro è una novità dell’estate 2022, quando cioè non si potrà più sbarcare sulla spiaggia del Cavaliere, o del Cavalieri, lido dove è stato vietato il calpestio delle truppe da sbarco di bagnanti che lo colonizzavano ogni giorno. E se quelli del Parco nazionale decidessero di contingentare anche gli ormeggi al Porto della Madonna, si potrebbe evitare di scambiare una delle meravigle dell’arcipelago per un disordinato e affollatissimo parcheggio di un centro commerciale.
Anche gli escursionisti dovranno mettersi in fila nell’arcipelago: solo 60 persone al giorno potranno visitare l’iconica Cala Coticcio ma anche la meno conosciuta Cala Brigantina. Per farlo dovranno prenotarsi on line, pagare tre euro a testa e farsi accompagnare da una guida. Le limitazioni abbondano anche in Ogliastra: a Cala Birìala si arrivara al massimo in 300 ogni giorno, con due ore di permanenza. Idem per Cala dei Gabbiani, dove gli accessi sono 350 per un massimo di due ore. Cala Sisine “accetta” 1.600 accessi giornalieri e nella spiaggia di Santa Maria Navarrese il tetto è di 1.300. A cala Mariolu, invece, i 550 ammessi devono pagare anche 1 euro.
Sempre lungo la costa est, a Castiadas, sino all’anno scorso si pagavano 3,50 euro a persona per accedere a Cala Pira. Sistema simile a quello adottato a Villasimius, dove però il conto si fa direttamente al parcheggio e a cui si aggiunge il numero chiuso nella spiaggia di Punta Molentis, 500 persone al giorno, Riu Trottu, 150, e Portu Sa Ruxi, 450. Per l’accesso alle meraviglie del sud-est dell’isola si pagano 10 euro per ogni veicolo posteggiato, 1 euro per ogni passeggero e 3 euro per pedoni e ciclisti. Vicinissima alla punta più a sud dell’isola c’è poi la spiaggia di Tuerredda, un’altra meraviglia in territorio di Teulada, nel basso Sulcis, dove fino all’estate dello scorso anno l’accesso era consentito ad un massimo di 1.100 persone al giorno. La strada, quindi, sembra segnata. A meno che all’improvviso tutti inizino ad utilizzare le spiagge in maniera ragionevole, rispettandone il fragile equilibrio. Sarebbe bello, ma anche difficile.