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Di Gangi: ad Alghero e Olbia tra b&b e locazioni brevi per i locali non c’è più posto

Di Gangi: ad Alghero e Olbia tra b&b e locazioni brevi per i locali non c’è più posto

«Rivoluzione del mercato immobiliare dopo la pandemia»

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Sassari Costi di partenza alti, investimenti dai quali provare a rientrare. Ma anche qualche stortura che va al di là delle normali dinamiche di mercato. Il problema del caro affitti e della scarsa disponibilità di appartamenti da prendere in locazione tocca in egual modo Alghero e Olbia, pur con dinamiche sensibilmente differenti.

«Il mercato immobiliare ad Alghero si sta in qualche modo evolvendo – dice Marco Di Gangi, ex assessore comunale, presidente di Domos, associazione nata nel 2010 che mette insieme circa 60 strutture ricettive dell’extralberghiero, tra case vacanze e b&b etc –. Attualmente Alghero ha poco più di 6 mila posti letto negli hotel; il resto dell’offerta, tra b&b, affittacamere e strutture di questo tipo, supera i 7 mila, e già questo inquadra bene la situazione. In aggiunta, il Covid ha creato dinamiche nuove, per esempio il fatto che molti turisti ora cercano un appartamento privato anziché un hotel con spazi comuni. Ma non solo, c’è anche un fenomeno nuovo, quello dei lavoratori che arrivano dalla Penisola o dall’estero e prendono una casa qui per lavorare da remoto. Qualcuno è rimasto anche dopo il Covid e ora fa un po’ avanti e indietro».

Più case per i vacanzieri, dunque, meno per i lavoratori. «In certe realtà si fa la guerra alle locazioni turistiche perché fanno acuiscono il problema casa per i più poveri. Vale anche per Alghero – conferma Di Gangi –, dove c’è anche la tendenza, da parte di chi ha a che fare con costi di gestione sempre più alti, a fare ricorso alla locazione attraverso un property manager. Con l’aumento dei costi, c’è una corsa da parte dei proprietari di seconde case a metterle a reddito. È chiaro che tutto questo crea un problema sociale, di fronte al quale chi amministra non può restare passivo. E questo va di pari passo anche col trend generalizzato di acquisizione e sostituzione delle attività tradizionali con attività “omologate” e spesso stagionali”. Ci sono anche questioni non direttamente correlate con la disponibilità di immobili per locazione, ma che creano un trend penalizzante per la città: uno è il nero, del quale ci occupiamo da molti anni, dall’altra c’è la scelta di scontare la Tari alle attività che aprono per meno di 180 giorni. Così si incentiva la stagionalizzazione. Io farei esattamente il contrario».

I costi elevati dell’investimento iniziale, la necessità di integrare il reddito e i problemi connessi con i rapporti tra proprietario e inquilino, sono alcune delle criticità che contribuiscono a tenere elevati i prezzi degli affitti. La pensa così Giuseppe Coppa, che a Olbia gestisce un’agenzia immobiliare. «Sicuramente c’è una grande richiesta di appartamenti in affitto – dice – che il mercato non riesce a soddisfare. E non so se questo derivi dalla carenza di strutture primarie o ad altro. Da qualche anno esiste certamente un fenomeno che porta i proprietari a cercare di locare gli immobili con contratti transitori, di lunghezza che varia dai 9 ai 12 sino ai 18 mesi. In generale è vero che molti preferiscono affittare solo per brevi periodi. Le motivazioni secondo me sono varie: la maggior parte dei proprietari hanno creato una nuova attività sfruttando la seconda o a volte addirittura prima casa. La locazione turistica nelle varie forme ha dato la possibilità di integrare il reddito. Tutto questo a fronte di un investimento iniziale che è alto, perché le case costano tanto, e di costi di gestione che sono cresciuti. Una caparra iniziale di tre mesi, quindi diciamo da 1500-1800 euro, alla fine del contratto serve a malapena per ritinteggiare l’immobile. Insomma, ora c’è maggiore necessità di rinnovare il contratto per stare al passo con gli aumenti dei prezzi. E questo – conclude Coppa – porta a scelte consequenziali». (a.si.)



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