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La testimonianza

Il sassarese Roberto Schirru: «Non credo nella Chiesa: tenermi stretto il battesimo sarebbe solo ipocrisia»

di Luigi Soriga
Il sassarese Roberto Schirru: «Non credo nella Chiesa: tenermi stretto il battesimo sarebbe solo ipocrisia»

La testimonianza Schirru: «Ora sono un ateo cristiano»

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Sassari Il certificato di sbattezzo è appeso nella parete della camera da letto, cioè in quella manciata di metri quadrati in cui si appiccicano i post it più importanti della vita. «Per me è come un diploma, una medaglia al coraggio, un attestato alla coerenza». Eppure Roberto Schirru, 55 anni, sassarese, ambientalista, ex consigliere comunale del Pd, fino ai dodici anni, prima di addormentarsi recitava il Padre Nostro e si faceva il segno della croce. E poi ha frequentato la parrocchia di San Giuseppe, il catechismo, e ha fatto anche la comunione e la cresima.

«Ricordo ancora l’apprensione: ma quanto sarà forte lo schiaffetto che il vescovo ci darà sulle gote...».

E poi cosa è accaduto?

«Poi cresci, inizi a farti delle domande, e soprattutto cominci a leggere. Diciamo che già a cinque anni sapevo chi era Pannella. Poi ascoltavo i testi di Guccini, a 17 anni ero un punk. Nella mia libreria c’erano i libri di Eric From, Marx, Ernesto Rossi, e l’Anticristo di Nietzsche. Da quel momento in poi ho coltivato un sano ateismo».

E nei confronti della Chiesa? Qual è il suo sentimento?

«Ho vissuto diversi anni in Germania, lì non puoi far a ameno di assorbire la cultura protestante, ti formi uno spirito critico nei confronti del Cristianesimo. Diciamo che nella libreria di uno studente tedesco, così come da noi trovi la Divina Commedia, lì trovi i 10 volumi della Storia criminale del Cristianesimo di Deschner. Dovrebbero farla leggere a scuola nell’ora di religione, i ragazzi scoprirebbero tante cose che nessuno gli spiega. Io ho iniziato a dissociarmi radicalmente dal Cristianesimo dopo aver studiato la Storia sanguinosa e intollerante della Chiesa».

Quando ha maturato la convinzione di volersi sbattezzare?

«Nel 2008 ero consigliere comunale a Sassari. Mi capitava di parlare con molte persone, e di porre all’attenzione del partito e dell’aula i problemi che mi venivano raccontati. Raramente si cercava una soluzione. Invece quando un prete chiedeva una mano per rifare la facciata della propria parrocchia con la legge 10, allora si muovevano mari e monti. Insomma le richieste di un prete valevano molto di più delle istanze di un consigliere. Questa sudditanza della politica verso i poteri forti, per me era inaccettabile. E io, col mio battesimo, ero un numero in più, rafforzavo il potere di un’istituzione che potere non dovrebbe avere».

Quando era consigliere, in tutte le cinque edizioni della Faradda lei ha seguito il percorso dei ceri ma non è mai voluto entrare in Chiesa. Perché?

«Perché mi affascina la storia dei Candelieri, la loro valenza laica, ma non mi coinvolge affatto la componente spirituale».

Però la Faradda nacque come ex voto alla Madonna dell'Assunta, dopo la peste che colpì anche Sassari nel 1652.

«Diciamo che la Madonna, dato che c’era, poteva anche darsi una mossa e non aspettare che morisse la metà dei sassaresi. Mi ricordo che ebbi una divertente querelle con l’allora vescovo, che finì così: fidati ragazzo, sei sulla buona strada per incontrare Dio».

Invece le strade si sono definitivamente separate.

«Negli anni Novanta in Italia è nata l’associazione Uaar: ne facevano parte Margherita Hack e Luigi Cavalli Sforza. Con alcuni amici atei abbiamo deciso di fondare il 31esimo circolo anche a Sassari. E la sede era in via Frigaglia, postazione tattica, a cento metri dalla Diocesi, il centro del potere ecclesiale».

Perché ce l’ha tanto con la Chiesa?

«Perché è un’agenzia di precetti morali capace di amministrare il potere. Un’istituzione profondamente maschilista: Dio è un’invenzione degli uomini, tutte le religioni sono scritte e amministrate da maschi. Dio, tutti i profeti dell’Antico testamento, Gesù, i 12 apostoli, 266 papi e tutto il clero sono maschi, e l’unica donna – davvero protagonista- è vergine. Io non posso riconoscermi in questa visione».

Lei fa volontariato in Africa, ha costruito una scuola in Uganda, aiuta i più bisognosi, in fondo segue il Vangelo come farebbe un missionario.

«Sono un ateo cristiano. Però mi considero più puro dei cattolici. E la ragione è semplice: loro fanno del bene perché si aspettano una ricompensa divina. Io il bene lo faccio e basta, in questa che è la mia unica vita, e non credo in alcun paradiso».

Cosa pensa ci sia dopo la morte?

«Il nulla. Che razza di presunzione abbiamo noi umani, nell'immaginare una vita infinita, quando collassano stelle e galassie?».

Molti non credenti e non praticanti, preferiscono tenersi il battesimo. Tanto male non fa.

«È ipocrisia. Bisogna essere coerenti con le proprie idee, portarle avanti fino in fondo. Mia madre mi disse che sbattezzandomi le avevo fatto un torto. In verità il torto me l’aveva fatto lei, battezzandomi, quando non ero capace di intendere e di volere».


 

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