La Nuova Sardegna

L’intervista

Mauro, il figlio più giovane di Francesco Cidu: «Mio padre aveva nemici? Beh se è successo questo...»

di Valeria Gianoglio
Mauro, il figlio più giovane di Francesco Cidu: «Mio padre aveva nemici? Beh se è successo questo...»

Il ragazzo sotto choc: «Non aveva paura, era tranquillo»

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Gavoi «Mio padre non aveva paura, era tranquillo. Se aveva amici? Beh, se gli hanno fatto questo forse sì». A parlare è Mauro, il figlio più piccolo di Francesco Cidu, l'allevatore di 66 anni assassinato a Gavoi martedì mattina. Un delitto che potrebbe essere legato ai recenti fatti criminosi in paese: auto incendiate e furti negli ovili. Cidu potrebbe avere sentito o essere stato testimone di qualcosa.

«Ieri mattina sono andato a raccogliere patate, poi sono rientrato a casa. Alle 2 del pomeriggio mio padre non era tornato, ma in quel momento non ci ho fatto caso. L’ho chiamato al telefono, lui non ha risposto, ma non ho pensato male. Poi sono uscito alle 7 e mezza: quando non sono riuscito a rintracciarlo nemmeno a quell’ora mi è venuta l’ansia, allora ho chiamato un amico e gli ho chiesto “Fammi il favore, vai a vedere in campagna...». E l’ha trovato morto, l’ha visto da lontano ed è scappato dalla paura. Ma sicuramente era successo di mattina presto, quando è andato al terreno e stava aprendo il cancello. Io ieri sera non ho avuto il coraggio di andare». Sigaretta stretta tra le dita e aspirata in modo nervoso, piumino nero, jeans scoloriti, e occhi arrossati da una notte di dolore profondo e tormenti: Mauro Cidu è il figlio più piccolo dell’allevatore ucciso martedì nelle campagne tra Gavoi e Lodine, e ieri accoglie i compaesani e gli amici che gli portano le condoglianze sulla porta di casa delle due zie, che si affaccia sulla strada principale del paese. E sembra avere più dei suoi appena 27 anni di giovinezza trascorsa tra gli amici, gli amati cavalli e l’aria salubre della campagna. Come se in poche ore un pezzo di vita gli sia passata davanti e poi lo abbia travolto come un treno in corsa. Ma nonostante tutto, ai tanti che si raccolgono davanti a lui e gli chiedono delle terribili ore precedenti, riesce a raccontare, e persino a entrare nel dettaglio. Quasi che il piccolo sfogo riesca a dargli un briciolo di conforto e di forza per andare avanti.

«È successo di mattina – ripete, scuotendo la testa – di mattina presto, quando lui va in campagna, ma noi lo abbiamo trovato di sera intorno alle 8. Lui di solito usciva presto e in genere tornava a metà mattinata, tra le 9 e le 10. Il mio amico lo ha trovato verso le 8 di sera, me l’ha descritto ... come l’ha visto da lontano è scappato, e ha chiamato i soccorsi». Su cosa possa essere accaduto martedì, quando l’allevatore era solo e si accingeva a varcare l’ingresso della sua azienda agricola, nemmeno il figlio Mauro lo sospetta. O quantomeno, se lo ipotizza, non lo rivela. Ma ai tanti che gli stringono la mano forte forte, e a quelli che gli danno una pacca di conforto sulle spalle, ai numerosi “Coraggio, Mauré”, dice solo che il padre Francesco non aveva paura, non temeva qualcosa o qualcuno, e che «a casa era tranquillo, abbastanza tranquillo». «Non aveva paura, non credo – ripete, accendo un’altra sigaretta. Un nemico? Può darsi, forse, perché quando uno arriva a fare una cosa così...». Poi si ferma per un istante, Mauro Cidu, guarda davanti a sé, sotto la scalinata che conduce alla via principale di Gavoi, e sembra intravedere un precipizio. «Ora è dura dura – scandisce bene, mentre due vicine gli si avvicinano con lo sguardo amorevole – era mio padre, vivevo con lui. Ora è veramente dura. Anche perché sono un disoccupato alla ricerca di un lavoro. Non starò solo ora, già ce l’ho la gente intorno. Sarà dura ma dovrò andare avanti».

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