Meloni, Salvini, Tajani: il vertice conferma Paolo Truzzu
Il Psd’Az deve decidere cosa fare
Cagliari La pace nel centrodestra non c’è ancora, ma «ci siamo molto vicini», è il messaggio che è rimbalzato da Roma. Questo fine settimana potrebbe essere siglata, domenica, e lunedì dovrebbe arrivare la conferma ufficiale: Paolo Truzzu di Fratelli d’Italia sarà il candidato governatore in Sardegna e la coalizione lo sosterrà dal primo all’ultimo partito, con un solo dubbio. Riguarda il Psd’Az, che dovrebbe decidere oggi.
Il vertice Giorgia Meloni, Fdi, Matteo Salvini, Lega, e Antonio Tajani, Forza Italia, si sono incontrati. A Palazzo Chigi prima, intorno a mezzogiorno, a pranzo poi e di nuovo nel pomeriggio. Hanno parlato delle Regionali, del caso Sardegna in particolare, del duello Truzzu-Solinas, per scendere ancor più nel particolare? No, è stata la precisazione rilanciata in fretta e furia dallo staff della premier: «Hanno discusso solo di immigrazione e infatti alla riunione era presente anche il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi». Ma nessuno ci ha creduto. Intorno alla scacchiera delle Regioni al voto – oltre alla Sardegna, Piemonte, Umbria, Basilicata e Abruzzo – tutti e tre i segretari nazionali del centrodestra si sarebbero mossi eccome durante il vertice. Di sicuro, almeno stando alle indiscrezioni, fra loro i toni sarebbero stati molto meno accesi rispetto agli ultimi scontri furibondi.
Conferme e smentite Intorno al vertice, durato diverse ore, s’è scatenato un valzer di notizie. «Non c’è stato alcun pranzo – hanno fatto sapere i fedelissimi di Salvini – Se servirà un vertice a tre sulle elezioni regionali, sarà fatto molto presto». Poi è stata la volta di quelli vicini al team di Giorgia Meloni: «Siamo tutti ottimisti, se ci sono ancora dei problemi, i segretari li risolveranno in fretta». Infine, allo scoperto è uscita anche Forza Italia: «Le responsabilità di governo sono più pesanti di quelle ciascuno ha nei propri partiti». Dunque, al di là delle dichiarazioni, s’è intuito che comunque l’ascia di guerra sarebbe stata seppellita da qualche parte, nel piazzale fra Montecitorio e Palazzo Chigi.
Le aperture Stavolta i tre partiti non si sarebbero presi più a colpi di badile. Avrebbero discusso e trattato. Nel frullatore del vertice sarebbe finito di tutto: dal caso Sardegna al terzo mandato consecutivo per i governatori, dal minirimpasto di Governo, che riguarderebbe solo le seconde linee, alle elezioni europee di giugno. Stando all’ufficialità, il patto non sarebbe stato firmato, alla fine dell’incontro, solo a causa di alcuni piccoli dettagli. Ma è significativo che, poco dopo la pausa pranzo, il gruppo della Lega abbia annunciato d’aver presentato in Parlamento la proposta per il terzo mandato, lasciando intendere di aver strappato comunque un sì alla premier, finora invece abbastanza perplessa su questa pretesa da parte del Carroccio. Da quel via libera in poi – sempre secondo le indiscrezioni romane – il confronto sarebbe stato in discesa anche sulla nomination in Sardegna, con la Lega che avrebbe ribadito: «Non possiamo presentarci divisi in una Regione dove, nel 2019, abbiamo stravinto e vogliamo vincere ancora». Anche se Matteo Salvini, a un certo punto, avrebbe detto: «Non volete ricandidare Solinas? Bene, allora datemi la Basilicata». A dire no, ancora prima di Giorgia Meloni, sarebbe stato Antonio Tajani, ultimo strenuo difensore di Vito Bardi, il governatore uscente da quelle parti. La premier, a quel punto, avrebbe cominciato a mediare proprio sullo spostamento delle caselle da un fronte all’altro. A quel punto la premier avrebbe mediato: «Non possiamo sconfessare il tavolo regionale che ha scelto Truzzu. L’accordo fra noi tre dobbiamo trovarlo per forza». Sarà firmato, in questo fine settimana.