Sale slot senza alcun controllo all'ingresso
Porte aperte, pochi clienti, zero sorveglianza: possono entrare anche i ragazzini. Giocano soprattutto le donne anziane e le persone con disagio economico
Sassari Ormai le sale slot sono diventate delle piccole oasi di azzardo fai da te. Entri, non saluti, non incroci sguardi, puoi avere anche 13 anni e nessuno ti chiederà nulla, cambi i soldi, vai dritto verso la tua macchinetta, e per un’ora non distoglierai gli occhi da uno schermo che non fa altro che roteare caselle e tormentare il caso.
Ore 12,30, a due passi dall’Emiciclo. La porta è aperta, l’ingresso è libero. I cartelli avvertono che possono entrare solo i maggiorenni. Però di fianco c’è la fermata dell’autobus, pioviggina, così dei ragazzini preferiscono rifugiarsi tra le macchinette. Sembrano squattrinati, e non hanno certo l’aria di giocatori incalliti. Più che altro sono molto incuriositi dalle due signore anziane che pigiano i tasti come automi e rimpinzano l’apparecchio elettronico di monete da un euro. Che vincano o perdano, l’espressione non cambia. Nessun sorriso, niente broncio. Solo silenzio e una faccia che sembra scolpita nella cera. Quella manciata di metri quadrati sono solo un inceneritore di tempo e di brutti pensieri. Una signora è avvolta da un cappottone liso, indossa delle scarpe da tennis scamosciate che hanno macinato molta strada. In mano stringe una busta della spesa Eurospin, con il pranzo, e una borsetta dalla quale estrae soldi ogni cinque minuti. Nel volto si legge un certo disagio. L’altra giocatrice invece è immersa in una nuvola di fumo. Mentre cerca la combinazione giusta tra frutti e numeri, accende una sigaretta dopo l’altra. Ha un capellino e una gonna leopardati, acconciatura fresca, e occhi chiari. Anche lei non distoglie gli occhi nemmeno un secondo dal suo azzardo elettronico, se non per estrarre una banconota da 20 euro, darla in pasto al “cambia monete” e poi ricominciare. Sono tutte immerse in una specie di placenta invisibile, fatta di noia e solitudine, che li estranea dal mondo. Il ragazzino, zainetto in spalla, le studia, loro lo ignorano. Dopo una ventina di minuti il ragazzino riemerge da quello strano mondo, un po’ troppo claustrofobico per i suoi sedici anni.
Ore 12, in via Napoli la porta è chiusa. Basta spingerla e si entra nel piccolo locale. Anche qui nessuno a presidiare l’ingresso, a scambiare un saluto o un sorriso. Ci sono solo delle telecamere che tengono d’occhio le macchinette e chi le maneggia. Solo una donna sulla sessantina che gioca. Ha accento dell’est, non sembra intenzionata ad arrendersi alla sorte.
In via Tempio stessa situazione. Porta socchiusa, nessun gestore, slot accese, ma dentro c’è il deserto. Anche qui potrebbe entrare qualsiasi ragazzino, cambiare i soldi, scommetterli, e poi andarsene col le tasche più vuote, senza che nessuno gli chieda l’età o un documento. Per questo motivo, l’anno scorso, la polizia municipale ha sanzionato 27 locali. La maggior parte di loro non aveva alcun tipo di sorveglianza, che invece per questo tipo di attività sarebbe obbligatoria. Multe da 1000 euro per i gestori inadempienti, mentre per un minorenne trovato all’interno di una sala slot, la sanzione parte da 5mila euro per un massimo di 20mila, con chiusura dell’attività in caso di recidiva.
Il fatto che in molti locali non ci sia un angelo custode, è un preciso segnale: il business, contrariamente a quanto si pensi, non va a gonfie vele. Diverse attività fanno la fame e i titolari non possono permettersi di pagare un dipendente per mezza giornata. Perciò porta sempre aperta ai giocatori, ma nessuno che li controlla. Il bioritmo delle sale giochi, sguarnite di clienti per troppe ore, sembra contraddire i dati. Se i sardi, secondo l’Agenzia Dogane, spendono 1,4 miliardi di euro all’anno, probabilmente i soldi non finiscono nelle slot. Scommesse online e gratta e vinci hanno tutta l’aria di essere un modo più patinato per rischiare i propri soldi.